Gaio Giulio Fedro è stato uno scrittore romano, autore di moltissime favole famose che è vissuto nel I secolo. All’epoca il genere letterario di Fedro, la favola, non era considerato tale e lui era una voce isolata nella letteratura, vedendosi affibbiato un ruolo poetico subalterno. Nonostante possedesse una carattere pedagogico e morale, quindi, la favola non veniva considerata un genere tanto alto quanto lo è oggi. Vediamo insieme la vita, le principali favole e le caratteristiche dello stile di Fedro.
Fedro: la vita
Il nome di Fedro deriva dal greco Pháidros, mentre il nome in lingua latina non è certo se fosse Phaedrus o Phaeder. Fedro nasce, secondo sua affermazione, sul monte Pierio, luogo di nascita delle Muse che si trovava in Macedonia. Egli sembra però anche alludere alla Tracia come sua patria. La data di nascita di Fedro si attesta attorno al 20/15 a.C.
L’autore arriva a Roma come schiavo da giovanissimo, probabilmente fatto prigioniero in seguito alla violenta repressione operata dal console Lucio Calpurnio Pisone in occasione della rivolta del 13 a.C. in Tracia. La questione della data di arrivo a Roma, per alcuni elementi, risulta ancora irrisolta ma è probabile che fosse arrivato a Roma senza conoscere ancora il latino, da bambino.
Fedro è stato schiavo familiaris, ovvero apparteneva alla famiglia di Augusto, imperatore che lo ha poi emancipato; tutto questo è attestato nell’opera da lui scritta, Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae. Il nome dopo la sua liberazione si può dedurre essere stato Caius Iulius Phaedrus, considerato che gli schiavi liberati assumevano il praenomen e il nomen del patrono.
Si teorizza che, se davvero viene portato giovanissimo a Roma, Fedro potrebbe aver studiato alla scuola di Verrio Flacco, l’erudito, tenuta nel tempio di Apollo, che sorgeva sul Palatino, dove studiavano i nipoti di Augusto, Gaio e Lucio. Fedro viene processato dal ministro di Tiberio, Seiano, per sospette allusioni sgradite ai potenti ma tuttavia ne esce pulito, probabilmente anche per la caduta in disgrazia e la morte del prefetto. Continua così a scrivere fino all’impero di Claudio e, forse, anche fino a quello di Nerone.
Fedro: opere e favole
Delle Fabulae di Fedro sono rimasti cinque libri che contengono 102 componimenti di cui 93 sono favole, 5 prologhi e 5 epiloghi. Tutti questi sono riconosciuti come certamente autentici. Oltre questi ci sono altre 32 favole non comprese in questi libri ma contenute nella Appendix perottina.
Tra le più famose favole di Fedro troviamo:
- Esopo e l’atleta vittorioso
- Esopo e lo screanzato
- I due muli da soma
- Il cane fedele
- Il lupo e il cane
- Il lupo e la gru
- Il lupo e la volpe dal giudice scimmia
- Il lupo e l’agnello
- Il serpente. Misericordia nociva
- Il vecchio leone, il cinghiale, il toro e l’asino
- La montagna partoriente
- La parità
- La rana scoppiata e il bue
- La serpe dal fabbro ferraio
- La vacca, la capretta, la pecora e il leone
- La vecchia e la giovane rivali in amore
- La volpe e il corvo
- La volpe e la cicogna
- La volpe e l’uva
- L’asino e il vecchio pastore
- Le rane che temono i combattimenti dei tori
Fedro: genere e stile
Fedro ha avuto il merito, per primo, di presentare nel mondo latino la favola come genere con regole codificate, facendolo diventare scritto. Fedro non ha creato i suoi soggetti dal nulla ma ha attinto alle opere di Esopo, autore greco del VI secolo a.C.
Fedro, nei suoi scritti, ama parlare in modo ironico dei comportamenti umani, specialmente dei peggiori e di quelli che possono essere definiti vizi. Tutti questi modi di esser vengono rappresentati attraverso animali.
La favola, in generale, è uno dei generi tra i più antichi dell’umanità ed è sempre servita a veicolare, tramite un linguaggio semplice e metafore comprensibili, insegnamenti morali e verità. Anche il fatto stesso che determinati atteggiamenti e caratteristiche morali degli esseri umani siano attribuiti a degli animali contribuisce a rendere più semplice e assimilabile il messaggio veicolato dal racconto.
Come già accennato, Fedro prende spunto da Esopo ed è lui stesso ad ammettere la dipendenza del proprio operato da questo autore. La differenza è che Fedro da a quelle stesse favole una maggiore dignità letteraria riscrivendole in versi senari. Le favole di Fedro assumono così un doppio scopo: si tratta di divertire il lettore con scene comiche ma anche di insegnargli qualcosa, dando utili consigli da impiegare nella vita di tutti i giorni.
Quando era ancora in vita Fedro non ha mai ottenuto il riconoscimento che si sarebbe meritato, quanto meno presso i suoi contemporanei dotti. I suoi testi cominciarono ad essere apprezzati, diffusi e ad ottenere una gran fortuna a partire dal Medioevo, quando le sue favole venivano raffigurate in bassorilievi nelle chiese, poi nel XV secolo e anche nell’età moderna. Fedro ha influenzato il favolista Jean de La Fontaine ed è stato anche apprezzato da Leopardi nello Zibaldone. A Fedro va anche il merito di essere notevolmente impiegato nell’insegnamento scolastico del latino per via dei suoi contenuti moraleggianti e del suo stile semplice.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fedro: vita, opere e caratteristiche dello stile
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