Per la festa della donna 2018, che cade l’8 marzo di ogni anno, un’idea diversa per festeggiare la giornata mondiale tutta al femminile in compagnia delle proprie donne: amiche, mamme, nonne e zie che siano.
Un’occasione, inoltre, per ricordare le ragioni storiche che hanno portato alla nascita di questa ricorrenza: per la prima volta, infatti, la festa della donna fu celebrata in America, voluta da Partito socialista statunitense. Era il 1909 e l’anno successivo l’iniziativa venne ripresa durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen.
Infine, a decidere per l’8 marzo furono le donne comuniste in occasione della seconda conferenza a Mosca nel 1921 che scelsero questo giorno per ricordare la manifestazione contro lo zarismo condotta dalle donne di San Pietroburgo nel 1917.
E, proprio come insegna la storia, di donne forti e coraggiose è pieno il mondo: tra queste non mancano le scrittrici e le protagoniste di tante storie vere che regalano al grande pubblico emozioni, commozione e storie nelle quali perdersi, ideali da condividere con la migliore amica, la propria mamma, le sagge nonne o le zie più affettuose.
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Storie di donne e uomini che raccontano di donne alle prese con situazioni in cui il corraggio è l’unica arma per salvarsi: vicende personali, esperienze autobiografiche, storie vere.
Ecco, allora, i titoli da tenere in mente per il prossimo regalo tutto al femminile:
C’è una donna più forte di quella messa in luce da Donatella di Pietrantonio nell’ultimo libro vincitore del Premio Campiello 2017, dal titolo L’Arminuta? La ritornata, tradotto dal dialetto, è la storia di una donna che non sa più a chi appartiene. Una ragazzina che perde tutto e che è costretta a riniziare da zero. Nell’Abruzzo poco conosciuto, l’Arminuta cerca disperatamente di ritrovare se stessa, dalle origine ad una quotidianità interrotta. Quelli che pensava essere i suoi genitori in realtà non sono tali, non restano che una valigia e il trasferimento in una nuova casa. Una sorella mai vista prima e una vita tutta da rifare.
Essere una ragazzina e avere la passione della scrittura può essere una strada per resistere alle persecuzioni naziste durante gli anni delle leggi razziali e della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento. Quello che accade alla famiglia di Otto Frank è racchiuso nel libro della piccola Frank, morta di tifo nel lager di Bergen-Belsen un mese prima che inglesi e canadesi arrivassero a liberare il campo, il 15 aprile del 1945. Una storia disarmante, capace di emozionare e allo stesso tempo far riflettere non solo su quella che è stata una delle tragedie più grandi della storia, ma su come una ragazzina così piccola possa essere forte e resiliente davanti a tanta crudeltà e sofferenza.
Nella vita si può perdere tutto da un momento all’altro: tutto ciò che costruiamo e le cose sulle quali ci adagiamo possono scomparire senza alcun preavviso. Ed è proprio quello che accade a Chiara, in un attimo sola, senza più un marito e un lavoro. Una vita sottosopra, che non esiste più, come non esistono più una casa e una quotidianità fino a poco prima assodata. Bisogna, però, saper perdere e ricominciare. Come? Con qualche strategia, ma soprattutto un po’ alla volta: dieci minuti al giorno possono bastare per tornare a vivere. Ogni giorno, per dieci minuti, bisogna fare qualcosa di nuovo, qualcosa che non si conosce. L’occasione giusta per accogliere il cambiamento in modo proficuo, senza avere paura ma soprattutto cogliendone il valore dell’opportunità.
Scritta la Giuseppe Catozzella, la storia di Samia ha emozionato lettori e lettrici di tutte le età. Esile e alle prese con quello che può essere definito il viaggio della speranza, Samia inizia a correte fin da ragazzina per le strade di Mogadiscio, in Somalia. Una città macchiata ogni giorno dal sangue è anche la casa di colei che sogna di correre le Olimpiadi e di diventare un’atleta famosa. Il suo sogno, però, sarà interrotto da una vicenda che quotidianamente, ancora oggi, ritroviamo sui giornali. Forte e coraggiosa, Samia, ha lottato fino all’ultimo, per lei la parola arrendersi non esisteva.
Liliana, Goti e Giuliana sono le protagoniste di questa conversazione che è una vera e propria testimonianza di tre sopravvissute al campo femminile di Auschwitz-Birkenau. Daniela Padoan costruisce una narrazione minuziosa in cui emerge il valore delle relazioni perché, come racconta la stessa Tedeschi, "le donne sono maglie, se una si perde, si perdono tutte". Una storia che mette in luce non solo l’obiettivo principale di nazisti, ovvero quello di cancellare tutti gli ebrei, ma anche il modo di opporre resistenza delle donne.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Festa della donna 2018: 5 storie di donne forti e coraggiose
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