Girotondo è il titolo di una canzone forse poco conosciuta di Fabrizio De André, che tuttavia se ascoltata in questi momenti così delicati per l’equilibrio e la sicurezza mondiale offre molto su cui riflettere.
La ballata fu composta nel 1968 e inserita in Tutti morimmo a stento, il secondo album del cantautore genovese.
Nel testo Faber si serviva della metafora del girotondo per esprimere la follia insita nella guerra. La canzone descrive un mondo sconvolto dalle bombe e dai carri armati nel quale per i bambini non vi è più spazio per giocare.
La canzone di De André è considerata un manifesto contro la guerra, capace di far riflettere gli uomini di ogni tempo e luogo. Oggi, alla luce del recente attacco dell’Ucraina da parte delle truppe russe di Putin, questo brano dal ritmo tutto sommato piacevole fa venire i brividi.
Su tutto aleggia la drammatica domanda posta dal cantautore nella prima strofa: “Chi ci salverà?”
Scopriamo testo, analisi e commento di Girotondo di Fabrizio De André.
Girotondo di Fabrizio De André: testo
Se verrà la guerra, Marcondiro’ndera
se verrà la guerra, Marcondiro’ndà
sul mare e sulla terra, Marcondiro’ndera
sul mare e sulla terra chi ci salverà?Ci salverà il soldato che non la vorrà
ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà.La guerra è già scoppiata, Marcondiro’ndera
la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà.
Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro’ndera
ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.Buon Dio è già scappato, dove non si sa
buon Dio se n’è andato, chissà quando ritornerà.L’aeroplano vola, Marcondiro’ndera
l’aeroplano vola, Marcondiro’ndà.
Se getterà la bomba, Marcondiro’ndera
se getterà la bomba chi ci salverà?Ci salva l’aviatore che non lo farà
ci salva l’aviatore che la bomba non getterà.La bomba è già caduta, Marcondiro’ndera
la bomba è già caduta, chi la prenderà?
La prenderanno tutti, Marcondiro’ndera
sian belli o siano brutti, Marcondiro’ndàSian grandi o sian piccini li distruggerà
sian furbi o sian cretini li fulminerà.Ci sono troppe buche, Marcondiro’ndera
ci sono troppe buche, chi le riempirà?
Non potremo più giocare al Marcondiro’ndera
non potremo più giocare al Marcondiro’ndà.E voi a divertirvi andate un po’ più in là
andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà.La guerra è dappertutto, Marcondiro’ndera
la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?
Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori.Di gente, bestie e fiori no, non ce n’è più
viventi siam rimasti noi e nulla più.La terra è tutta nostra, Marcondiro’ndera
ne faremo una gran giostra, Marcondiro’ndà.
Abbiam tutta la terra Marcondiro’ndera
giocheremo a far la guerra, Marcondiro’ndà...
Girotondo di Fabrizio De André: analisi
Il testo di Girotondo di Fabrizio De André è considerato kafkiano, perché rimanda alla visione dualistica dello scrittore boemo secondo cui:
Il male conosce il bene/ma il bene non conosce il male.
Al ritmo del vivace ritornello per l’infanzia Marcondirondero, De André canta una filastrocca accompagnandosi con la chitarra. Ad affiancarlo è un coro di voci bianche: i bambini pongono al cantautore delle domande. Ma non si tratta di domande allegre così come non lo è la premessa che dà avvio al componimento, ovvero: “Se verrà la guerra”.
De André ebbe la geniale intuizione di non porre una domanda così scomoda e terribile ai potenti della terra, ma di interrogare i bambini, ovvero coloro che non conoscono il male e che nella loro innocenza non possono neppure concepirlo.
Ritrae l’assoluta follia della guerra attraverso il girotondo dei bambini che, come una metafora, ne riprende il ritmo forsennato, accelerato e senza senso.
Come nella trama di un romanzo distopico la canzone di De André raffigura un mondo sconvolto dalle bombe e dai lutti dove non c’è più posto per far giocare i bambini, che alla fine si devono rassegnare a giocare alla guerra, continuando così il loro girotondo.
Il brano parte lento, come una ballata, ma poi avanza in una follia sfrenata resa dall’effetto di nastro accelerato che conclude la melodia. Anche il ritmo della canzone, oltre alle parole, intende ritrarre in un climax ascendente.
Girotondo di Fabrizio De André: commento
In Girotondo De André dimostra che nessuno fa niente per fermare la guerra, malgrado siano in molti - il mondo intero - a non volerla.
Il cantautore chiede “Se verrà la guerra, chi ci salverà?” e il coro dei bambini risponde proponendo, con innocenza ma anche una certa praticità, varie soluzioni possibili.
Nel brano Fabrizio De André dimostra, con la retorica degna di un filosofo socratico, che chiunque sia nella posizione di poter fare qualcosa per fermare la guerra semplicemente non lo fa. Né il soldato, né Dio, né l’aviatore.
Nella conclusione tuttavia De André lancia un messaggio di speranza. La guerra è scoppiata e la bomba (e si intende la bomba atomica, Ndr) è già caduta, ma comunque il mondo si riprenderà. Sono i bambini, simbolo e fonte di futuro, a garantire una speranza per l’umanità abitando il mondo anche dopo che è stato distrutto.
E di nuovo torneranno le stagioni, i colori e i profumi, e i fiori continueranno a fiorire. Fabrizio De André dimostra che la guerra è frutto della follia umana, e in quanto tale va condannata.
La Natura - e in questa accezione il cantautore comprende anche i bambini - non è nata per la guerra né per la distruzione, e quindi continuerà a fiorire e a rinascere malgrado la distruzione e lo scompiglio creato sulla terra dall’uomo che si crede padrone del mondo, ma in realtà non ne è che una pedina.
Nel 1968 questa canzone poneva, profeticamente, l’accento sul problema delle armi atomiche: i più potenti strumenti di distruzione creati dall’uomo che avrebbero potuto provocare l’estinzione dell’umanità. Al dramma atomico De André contrapponeva l’innocenza dei bambini che non conosce il male.
Il girotondo drammatico cantato dal cantautore genovese voleva, in fondo, mostrarci il “mondo salvato dai ragazzini” come in una celebre raccolta di Elsa Morante. Come la scrittrice, anche De André intravedeva nell’infanzia l’unico baluardo di speranza contro il male perpetuato insensatamente dall’umanità.
Girotondo di De André è stata definita dalla rivista Rockol in questi termini:
Una delle trovate insieme più eccessive e agghiaccianti della storia della canzone italiana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Girotondo”, la canzone di Fabrizio De André contro la guerra
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