Hans Christian Andersen si spense serenamente nella dimora di Rolighed (che letteralmente significa “quiete”, Ndr) nei dintorni di Copenaghen.
Narra la leggenda che poco prima di morire lo scrittore chiese alla propria padrona di casa, la signora Melchior, che sulla sua lapide fosse incisa la scritta “Non sono morto davvero”. Una richiesta bizzarra che fu associata ai deliri di un moribondo e non venne assolta; eppure Andersen non è morto davvero. Oggi, trascorsi 147 anni dalla sua morte, possiamo testimoniarlo.
Il romanziere danese ci ha consegnato alcuni dei maggiori capolavori della letteratura per l’infanzia come Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia e soprattutto la fiaba più amata di tutti i tempi: La sirenetta.
Nell’originale, lo sappiamo, le fiabe di Andersen erano molto diverse dalla versione edulcorata resa celebre dagli adattamenti Disney. Più crude, spesso addirittura cruente, le storie di Hans Christian Andersen non risparmiavano i finali tragici: come dimenticare il triste destino della Sirenetta condannata a diventare schiuma di mare.
C’è un elemento, in particolare, che ricorre come una costante negli scritti dell’autore danese: la diversità. Ne Il brutto anatroccolo si narrava la difficoltà di accettare una diversità fisica, mentre ne La sirenetta la diversità diventa di natura più complessa, identitaria e quasi spirituale. La giovane protagonista della storia rinnega il suo mondo d’origine, e il suo stesso corpo, per amore. Acconsente addirittura di perdere l’uso di ciò che ha più prezioso, la propria voce, per essere accettata da colui che ama. Ogni suo sforzo tuttavia sarà inutile, non otterrà l’amore del Principe e sarà condannata a morire svanendo come schiuma sulla riva del mare.
Cosa diede ad Andersen l’ispirazione per una trama del genere? Una faccenda molto personale, come scopriremo.
La lettera d’amore di Andersen a Edvard Collin
A una rilettura più attenta la fiaba di Andersen nasconde una pluralità di significati da non sottovalutare. La storia de La Sirenetta fu pubblicata nel 1836 e, a oltre un secolo di distanza dalla sua pubblicazione, emerge finalmente la verità sulla genesi dell’opera. Hans Christian Andersen scrisse la celebre fiaba dopo aver subito una cocente delusione amorosa.
Lo scrittore si era infatti invaghito di Edvard Collin, figlio del ricco Jonas Collin, che era diventato il suo protettore ufficiale. Collin padre, direttore del Teatro Reale di Copenaghen, aveva deciso di prendere il giovane sotto la propria ala e fu il suo protettore e mecenate dagli esordi sino alla fine della sua vita. L’autore danese bruciava d’amore per il figlio di Colllin, non corrisposto. Scriveva a Edvard lunghe lettere in cui gli inviava le sue storie. Spazientito, a un certo punto, il signorino Collin scrisse spietatamente a Andersen: “Scrivete troppo. Avete una produttiva deplorevole” sperando di chiudere l’indesiderata corrispondenza.
Il sito letterario Lithub riporta la terribile risposta che Edvard Collin diede al celebre romanziere. Fu probabilmente quella risposta, e la cocente delusione che ne seguì, a suggerire a Andersen il tragico finale di The Little Mermaid.
Poco tempo dopo il giovane Edvard annunciò infatti di essere in procinto di sposarsi con una donna, Henriette. Il giovane Hans ne fu sconvolto, proprio come la sua Sirenetta quando apprende del matrimonio del Principe. Scrisse quindi al giovane Edvard una dichiarazione d’amore quasi disperata.
In tutta risposta Edvard liquidò la passione di Andersen con una missiva in cui lo definiva “un degno amico”.
A quella lettera lo scrittore rispose con un tono furente in cui si rilevava tutta la sua accesa passione:
Perché mi chiami "degno amico"? Non voglio essere degno! È la parola più insipida e noiosa che si possa usare. Qualsiasi sciocco può essere definito degno! .... Ho il sangue più caldo di te e di mezza Copenaghen.
La Sirenetta: la genesi della fiaba di Andersen
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Proprio come la Sirenetta protagonista della storia, Hans Christian Andersen voleva in fondo solo essere desiderato e amato.
Era pronto a negare se stesso per questo, lo scrisse infatti nella lettera all’amato Edvard. Sir Collins nelle sue memorie redatte in tarda età confessò di aver in parte assecondato, nel carteggio epistolare, la passione di Hans Christian Andersen, ma di non essere stato conscio del dolore che questa sua ambivalenza provocava all’amico. Edvard fingeva di non cogliere il desiderio di Hans, lo lasciava riposto nelle parole, confinato alla dimensione letteraria.
Sempre in quella dimensione - quella delle storie, che più gli era congeniale - Hans Christian Andersen trovò rifugio dopo essere stato ferito dall’apparente tradimento di Edvard Collins.
Immaginò un mondo lontano, sprofondato negli abissi marini, nel quale una sirena cerca qualcuno da amare. Un giorno finalmente si innamora di un bel principe umano e decide di rinnegare la sua stessa specie per lui; ma viene comunque rifiutata.
Nella fiaba originale di Andersen non c’è alcun lieto fine, nessun aneddoto romantico. La Sirenetta, che nel racconto non ha nome, viene sottoposta a una terribile serie di torture. Stringendo il patto con la Strega del Mare perde l’uso della voce e inoltre deve imparare a camminare, attività che a una sirena richiede uno sforzo enorme. La sensazione, spiega la Strega nel racconto, è pari ad essere trafitta dalle lame di una serie di coltelli.
La sirena si sottopone volontariamente a questa tortura, ma non riuscirà a conquistare l’amore del suo Principe che sposerà un’altra donna. L’unica salvezza per la sirena, che ha consegnato la propria anima immortale alla Strega del Mare, sarebbe infine uccidere il principe con un pugnale.
La morte di lui spezzerebbe l’incantesimo e le salverebbe la vita. Ma lei non accetta di farlo: si consegna al mare in nome del suo amore, posa quindi il coltello che le sorelle le hanno portato, e accetta con stoica rassegnazione il suo destino.
Andersen lascia infine dischiuso un sottile spiraglio di speranza: trascorsi trecento anni, grazie all’intervento delle Figlie dell’aria, la Sirenetta potrà riavere indietro la sua anima. Ogni bambino che avrà un pensiero buono per lei le risparmierà un anno di attesa.
La lettera che contiene l’incipit de La sirenetta
Appare chiaro che Hans Christian Andersen tradusse la sua passione frustrata per sir Edvard Collin in una storia fantastica quanto straziante che ancora oggi ci consegna intatto il ricordo di un amore impossibile. In una lettera che Andersen inviò a Collins possiamo inoltre cogliere l’incipit de La sirenetta, la scintilla d’ispirazione che si accese nel romanziere.
Se tu guardassi in fondo alla mia anima capiresti appieno la fonte del mio desiderio e mi compatiresti. Anche il lago aperto e trasparente ha le sue profondità sconosciute che nessun subacqueo conosce.
La lettera è datata 1835, Hans Christian Andersen avrebbe pubblicato la propria fiaba un anno dopo. Aveva compreso che doveva cercare la verità del suo amore nel profondo degli abissi, in fondo al mare, dove si celava un altro mondo, sconosciuto agli umani.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Hans Christian Andersen: la storia d’amore nascosta tra le pagine de “La Sirenetta”
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