Pronti al suono della campanella? Il primo giorno di scuola è ormai alle porte per gli studenti italiani. La giornata del 12 settembre segna il ritorno dietro i banchi di migliaia di giovani scolari.
Il maestro Gianni Rodari riserva a questo momento fatidico un’apposita filastrocca che ricorda a grandi e piccini quanto sia importante imparare, non tanto per prendere buoni voti a scuola, ma per vivere. Nella conclusione dei versi di Rodari possiamo percepire, come spesso accade con le poesie del Maestro, un insegnamento riservato agli adulti.
La “scuola” cui allude Rodari non è infatti ridotta al perimetro di un’aula scolastica, ma riguarda uno spazio molto più esteso nel quale viviamo tutti e in cui ciascuno di noi, nessuno escluso, è un intrepido apprendista.
Scopriamo testo, analisi e commento della filastrocca dedicata al primo giorno di scuola.
“Il primo giorno di scuola” di Gianni Rodari: testo
Suona la campanella;
scopa, scopa la bidella;
viene il bidello ad aprire il portone;
viene il maestro dalla stazione;
viene la mamma, o scolaretto,
a tirarti giù dal letto…Viene il sole nella stanza:
su, è finita la vacanza.
Metti la penna nell’astuccio,
l’assorbente nel quadernuccio,
fa la punta alla matita
e corri a scrivere la tua vita.Scrivi bene, senza fretta
ogni giorno una paginetta.
Scrivi parole diritte e chiare:
Amore, lottare, lavorare.
“Il primo giorno di scuola” di Gianni Rodari: analisi e commento
Link affiliato
Nel prologo della sua Grammatica della fantasia Gianni Rodari ricorda il principio della sua attività di maestro. Giorni beati nei quali trascorreva la mattina a insegnare a scuola e il pomeriggio a camminare nei boschi e a leggere Dostoevskij. In quel tempo maturò nella mente del Maestro un’idea legata alla “Fantastica” - una disciplina opposta alla logica - che insegna l’arte di inventare. Un’arte che Rodari fece propria non solo nella sua didattica ma nella scrittura che mirava a insegnare, a grandi e piccini, una nuova “grammatica della fantasia”.
Attraverso le parole il maestro insegnava il mondo ai più piccoli, ma permetteva anche agli adulti di riscoprirlo da una prospettiva che dapprima, forse, non avevano ancora considerato.
Nella filastrocca dedicata al primo giorno di scuola Rodari afferma una profonda verità morale: che l’istruzione scolastica ci fornisce capacità e metodo per affrontare la scuola più dura, che è quella della vita.
Rodari inizia la sua poesiola con la consueta introduzione descrittiva: il suono della campanella sembra risvegliare tutti i personaggi che improvvisamente si mettono in moto e tornano alle attività consuete. Tornano i cari, vecchi protagonisti delle rime di Rodari: il maestro, lo scolaro, il bidello, le mamme. A ciascuno di loro viene attribuita la propria attività quotidiana, ma l’azione più nobile spetta proprio allo studente che, oltre a preparare tutti gli accessori per l’inizio delle lezioni, è chiamato a sostenere il compito più importante: scrivere la sua vita.
Lo scolaretto è esortato a compiere tutte le azioni preparatorie: mettere la penna nell’astuccio e la carta assorbente per tamponare l’inchiostro nel quaderno, infine a temperare bene le matite perché siano appuntite e pronte a lavorare.
C’è sempre una sana trepidazione che accompagna il primo giorno di scuola, forse dovuta al piacere dell’inizio, ai buoni propositi per il nuovo anno scolastico, alla voglia di riprendere i ritmi giornalieri che l’oziosa routine delle vacanze ha riacceso. Persino chi è ormai cresciuto e a scuola non deve più andarci percepisce quell’atmosfera settembrina frizzante, quasi elettrica, che accompagna il principio del calendario scolastico. Il primo giorno di scuola è uno stato d’animo, è il piacere di ricominciare.
Il verso in rima di Rodari “tempera la matita/corri a scrivere la tua vita” strizza l’occhio ai sogni e alle aspettative dei bambini, dei ragazzi che sono così pieni di futuro e rappresentano la giovinezza stessa del mondo.
Nel finale tuttavia la filastrocca si distacca dal contesto puramente scolastico e assume un valore universale: il maestro si rivolge non solo ai giovani studenti ma a tutti, uomini e donne, impegnati nell’apprendistato della vita. Per loro ha tre semplici raccomandazioni che si riassumono in tre verbi: amare, lottare e lavorare. Sono queste le parole “dritte e chiare” da tenere sempre a mente, come comandamenti, per non perdere mai di vista il proprio obiettivo, proprio come fanno gli scolaretti che seguono il dettato pagina dopo pagina scrivendo in una grafia nitida, ampia e corretta.
Gianni Rodari in questi versi afferma il valore di liberazione racchiuso nella parola che, a ben vedere, è lo stesso promosso dall’istruzione: scrivere, parlare, imparare sono attività che ci rendono liberi. Nella parte finale del prologo della Grammatica della fantasia Rodari dichiarava:
“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.
Nella filastrocca Primo giorno di scuola il maestro-poeta saluta l’inizio dell’anno scolastico come una festa collettiva, un momento di viva partecipazione alla vita sociale e comunitaria. E, non da ultimo, il piacere vitale di apprendere che si compone di un atto di fiducia nei confronti del futuro.
Buona scuola a tutti!
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il primo giorno di scuola” di Gianni Rodari: testo e analisi della filastrocca
Auguro a tutti gli studenti specialmente i più ragazzini che iniziano un percorso di vita nuovo un buon inizio scolastico. Che la scuola sia un modo per imparare l’arte del vivere il futuro mantenendo i loro sogni e realizzare un domani cose nuove e belle, il mondo ha bisogno di nuove idee pur mantenendo la logica del fare arte e scrivere la propria vita con la "Grammatica della Fantasia" con le parole di Rodari