Conosciamo in quest’intervista Nicola Gervasini (Varese, 1972): appassionato di musica che dal 1992 ne scrive regolarmente su testate e siti web di settore (Mucchio Selvaggio, Il Buscadero, Rootshighway, FilmTV).
Nel 2009 il suo racconto La Pistola ha ottenuto la Menzione Speciale della Critica al Concorso Quaderni Rock del MEI. Nel 2010 ha pubblicato “Rolling Vietnam. Radio-grafia di una guerra” (Pacini Editore), romanzo storico intessuto delle canzoni che hanno raccontato la guerra del Vietnam. Recentemente fa il suo ingresso nel mondo del noir, con “Musical 80” (WLM Edizioni, 2017), il romanzo che scopriamo in quest’intervista a Nicola Gervasini.
Che avesse voglia di svestire per un momento i panni del critico musicale dopo venticinque anni di esperienza lo si era già capito nel 2010 con il suo primo libro “Rolling Vietnam”. Già in quel caso Nicola Gervasini sentì la necessità di trasformare un puntuale saggio musicale, in un ironicamente malinconico romanzo storico sul tema dell’ eredità morale da lasciare ai figli. Ma con il nuovo libro “Musical 80” (WLM Editore), l’autore varesino fa un ulteriore salto, facendo ruotare una tipica trama da romanzo giallo intorno all’allestimento di un vero Musical dedicato agli anni Ottanta.
- Buongiorno Nicola. Abbiamo letto “Musical 80” e abbiamo subito notato che, come il precedente libro, “Rolling Vietnam”, mischia tanti generi. Non pensi che questo non poter facilmente catalogare i tuoi libri in un genere possa confondere i lettori?
Sicuramente li confonde. E da quel punto di vista va sempre fatta una scelta in sede di comunicazione. “Rolling Vietnam” era un romanzo con parecchi spunti di riflessione, ma seguiva un percorso storico molto rigoroso e si addentrava nelle canzoni del periodo con la dovizia di particolari del saggio. Per cui era più facile presentarlo come saggio musicale, lasciando al lettore la sorpresa di trovarci anche altro. “Musical 80” è fondamentalmente un noir: c’è un commissario, c’è un omicidio, c’è una indagine, dei sospettati e una soluzione finale da indovinare. Ma intorno c’è molto altro.
Ma all’interno si racconta anche la trama del vero Musical 80 che una compagnia teatrale sta allestendo a Urbino, al Teatro Sanzio, dove avviene l’omicidio…
Musical 80, lo spettacolo, è un piccolo libro dentro il libro, un mio sogno personale di uno spettacolo basato sulla musica del periodo. Tocca ogni tipo di genere, dall’ita-dance di Gazebo al rock americano di Bruce Springsteen, dal rap dei Public Enemy al mondo britannico diviso tra Culture Club e gli Smiths, giusto per citare qualche nome.
Il tutto mi serviva come pretesto per parlare degli anni Ottanta e di come li vediamo oggi. Di fatto “Musical 80” è un libro che parla di come l’immaginario comune crea stereotipi da cui difficilmente riusciamo a liberarci, per cui gli anni Ottanta nella nostra mente sono anni pieni di soldi, di musica “di plastica” fatta con le tastiere, di “Milano da Bere” e edonismo reaganiano. Tante cose reali, ma che non potranno mai dire veramente tutto di quello che succedeva in quegli anni e di come venivano vissuti dai loro protagonisti. Il poliziotto del mio libro è ossessionato dalla sua consapevolezza di ragionare sempre per stereotipi, e potrà risolvere il mistero solo liberandosene, solo vedendo gli anni Ottanta nella giusta luce.
- Il poliziotto è il commissario Manfredi, che sembra tutto fuorché un tipico protagonista da giallo italiano alla Coliandro o alla Montalbano…
La nostra letteratura non ha bisogno di nuovi protagonisti per gialli seriali, c’è chi ha già saputo farne di perfetti. Per questo io ho preso a modello il Pepe Carvalho di Manuel Vazquez Montalban, e come lui ho costruito un personaggio che è interessato a tutto meno che alla sua carriera e all’indagine che svolge. Carvalho i libri li bruciava, Manfredi vorrebbe scriverli, invece. Ne esce un libro che piacerà a chi ama i thriller, ma anche a chi li detesta, proprio perché se ne seguono i cliché in maniera ironica e dissacrante.
- Sei di Varese, come lo è anche il tuo Commissario Manfredi, ma hai scelto Urbino come location del libro, come mai?
Perché è una città magica dove pare che il tempo si sia fermato, ideale per un uomo che desidera stare fuori dal mondo e dall’azione. La sua sfortuna è che anche la vittima vi si era rifugiata per scomparire e farsi dimenticare. Ma si era portata dietro qualche mistero irrisolto. Negli anni Ottanta ovviamente.
- La vittima invece è un chiaro omaggio al cinema erotico e horror degli anni Ottanta, chi ti ha ispirato il personaggio?
Il suo nome d’arte, Zara Blacks è un omaggio a Zara Whites, attrice che fu una delle ragazze Cin Cin di Colpo Grosso prima di darsi al porno. Oggi è una famosa blogger ecologista e vegetariana in Francia. Ma il personaggio di Sandra Puverti, vero nome della vittima, è ispirato sicuramente alla varesina Lilli Carati. Anche se, invece che darsi al porno e alla droga, la mia eroina decide di provare a salvarsi la carriera facendo la escort per i politici. Ma come ben ricordate, dopo gli anni Ottanta, venne Mani Pulite…
- Chi è il lettore ideale di “Musical 80”?
Dal lettore incallito di noir, al semplice nostalgico degli anni Ottanta, o a chi semplicemente vuole leggere un libro che è innanzitutto divertente, perché poi il taglio è quasi da sceneggiatura di un film comico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un’intervista a Nicola Gervasini per scoprire “Musical 80”
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