La luna di Kiev di Gianni Rodari è una poesia tratta dalla raccolta Filastrocche in cielo e in terra (Einaudi, 1960).
In questi momenti difficili per l’Ucraina e il mondo intero, la poesia La luna di Kiev appare una lettura commovente e necessaria. In questa filastrocca per bambini non è contenuto alcun riferimento alla guerra, ma si fa appello accorato alla solidarietà e all’unione tra gli uomini.
In giornate delicate per l’equilibrio mondiale, leggere La luna di Kiev ci ricorda che siamo tutti sotto lo stesso cielo, l’umanità intera è unita al di là della violenza, dei valori culturali e politici.
La luna è sempre la stessa, da qualunque punto di vista la si guardi, e brilla sulle tragedie dell’umanità come un simbolo incondizionato di pace.
Non si può fare a meno di leggere le parole di Rodari guardandole con altri occhi oggi. Quella luna di Kiev sembra dirci di più, molto di più, e il suo non è un messaggio rasserenante ma un appello urgente e necessario.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
La luna di Kiev: testo
Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto”.
La luna di Kiev: analisi e commento
Come tutti gli uomini, fin dall’antichità, anche Gianni Rodari guarda alla Luna, la candida e luminosa regina del cosmo notturno.
La luna sembra parlare all’umanità intera e donare preziosi consigli che alimentano l’immaginazione e la conoscenza. Rodari la interroga con l’innocenza con cui farebbe un bambino domandandosi chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma.
La luna inaspettatamente risponde e, quasi indispettita, ribatte che certo, è sempre la stessa e dà al narratore una lezione di astronomia.
Affermando che i raggi della luna illuminano tutto il mondo senza fare alcuna distinzione Rodari inserisce, tra le righe, un messaggio pacifista che diventa elogio della solidarietà tra gli uomini.
La luna offre luce a tutti quanti, dal Tevere al Mar Morto, e dunque abbraccia la città di Roma così come la capitale Ucraina, Kiev. Anche il rimando al “passaporto” non è casuale, sembra rimandare a un mondo che non conosce confini e quindi differenze di etnia e di razza. Un “mondo senza passaporto” non conosce guerre né violenze compiute in nome del potere territoriale.
Parole che oggi ci appaiono ancora più struggenti, soprattutto in questi momenti difficili in cui le notti a Kiev sono notti di bombardamenti e terrore. Viviamo sotto lo stesso cielo eppure non abbiamo ancora imparato a vivere come fratelli, questo sembra dire Gianni Rodari attraverso la sua filastrocca. Questa è la lezione della luna e questo il suo ammonimento.
La bianca luna protesta indignata: “non sono mica un berretto da notte!” e queste parole possono apparire divertenti agli occhi di un bambino, ma a una rilettura più adulta la rabbia della luna acquista tutt’altro significato e ci si domanda come faccia a illuminare certe notti, forse le più buie della Storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La luna di Kiev” di Gianni Rodari: testo e analisi della poesia
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