Libertà è una poesia scritta dal poeta francese Paul Éluard, tratta dalla raccolta Poesia e verità (1942).
Queste parole, che si configurano come un inno alla vita e alla speranza, furono composte proprio nel mezzo della Seconda guerra mondiale, in uno dei momenti più atroci e deleteri della storia del Novecento.
Nel mondo infuriava un delirio tremendo e ogni regola civile appariva sovvertita. La libertà veniva uccisa nei campi di concentramento, la vita umana ridotta a un insignificante granello di polvere, il fragore dei cannoni da anni risuonava senza sosta. Nel mezzo di questo frastuono il poeta francese scriveva un lungo testo che ora appare come elogio al bene supremo dell’uomo - quello più prezioso - il diritto inalienabile alla libertà.
Paul Éluard, poeta cardine del movimento surrealista francese, scrisse la poesia nel periodo di clandestinità vissuto a Parigi durante l’occupazione tedesca. Parlò della libertà con appassionato trasporto proprio nel momento in cui quest’ultima gli fu negata. In quest’ottica i suoi versi ci appaiono come una sorta di “risposta poetica” alle vicissitudini politiche e sociali del suo tempo. Quella di Éluard fu una poesia di resistenza, sia civile che letteraria. All’epoca la lirica Libertà acquisì anche un profondo significato simbolico: venne infatti lanciata in migliaia di copie dagli aerei alleati sulla Francia occupata.
Pur nella sua apparente semplicità, Libertà di Paul Éluard è una poesia complessa che sottintende una varietà molteplice e stratificata di significati.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
Libertà di Paul Éluard: testo
Su quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nomeSu ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nomeSu le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nomeSu la giungla e il deserto
Su i nidi su le ginestre
Su la eco dell’infanzia
Scrivo il tuo nome
Su i miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nomeSu tutti i miei lembi d’azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nomeSu le piane e l’orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nomeSu ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nomeSu la schiuma delle nuvole
Su i sudori d’uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nomeSu le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Scrivo il tuo nomeSu i sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Su le piazze che dilagano
Scrivo il tuo nomeSopra il lume che s’accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nomeSopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nomeSul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nomeSul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nomeSu ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nomeSopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nomeSopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nomeSu l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudineSu i gradini della morte
Scrivo il tuo nomeSul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamartiLibertà.
(Traduzione italiana a cura di Franco Fortini)
Libertà di Paul Éluard: analisi
L’intero componimento si articola in venti strofe basate sulla ripetizione anaforica del verso “Scrivo il tuo nome”. Quale sia quel nome viene rivelato al lettore solo alla fine con un efficace “coup de théâtre”: il poeta isola la parola chiave, “Libertà”, con un netto distacco dal resto del testo, rappresentandola significativamente in una solitudine netta e assoluta.
Le anafore e le ripetizioni insistite in ogni strofa hanno in realtà un fine ben preciso: Éluard voleva infatti che la sua poesia fosse facilmente memorizzabile per essere ripetuta anche oralmente e completata via via, anche con parole proprie, da ogni partigiano durante la sua marcia.
Il ritmo è un elemento cardine del componimento e non presenta alcun cedimento: è ossessivo, martellante, scandito dall’uso di parole brevi ed essenziali.
La poesia può inoltre essere letta come un intreccio di tematiche: nel susseguirsi delle varie strofe infatti Éluard richiama i quattro elementi naturali (acqua, aria, terra e fuoco) combinandoli con quelli materiali e, al contempo, con altri più astratti. Tutti i termini nominati dall’autore sono legati da un inesplicabile rapporto sinestetico che mescola varie percezioni sensoriali, visive e uditive.
A queste percezioni, tese a coinvolgere tutti i sensi del lettore, si interseca uno sviluppo singolare che assume il carattere di una progressione: la poesia infatti scandisce tutto l’arco temporale della vita di un uomo, dall’infanzia sino alla vecchiaia. Le prime quattro strofe infatti rappresentano l’infanzia: i quaderni da scolaro, la sabbia, la neve, i giochi, le immagini dorate. Segue poi la giovinezza, connotata dall’espressione dell’amore e del desiderio: le labbra attente, sudori d’uragano, la verità fisica. Dalla strofa diciannovesima ci viene quindi presentata la vecchiaia che si veste di quella “solitudine nuda”.
Tra le righe si può cogliere anche la desolazione della guerra, che tuttavia il poeta ammanta di luce attraverso quella parola fiorita dalla sua scrittura.
Nel finale il poeta sembra annullare l’intero ciclo della vita in virtù d’una parola. È come se l’autore potesse rinascere daccapo attraverso la sua poesia.
Libertà di Paul Éluard: commento
A una prima svagata lettura si potrebbe pensare che si tratti di una poesia d’amore: la ripetizione ossessiva della frase “Scrivo il tuo nome” sembra essere dedicata dal poeta alla donna amata. Solo nell’ultimo verso vi è l’effettivo disvelamento del misterioso nome.
Nel finale appare chiaro che si tratta di un’immensa dichiarazione d’amore per la vita e in particolare per il bene più prezioso che l’esistenza riserva all’essere umano: la libertà.
Secondo quanto riportano i critici francesi pare che inizialmente Paul Éluard avesse effettivamente iniziato il poema con l’intento di dedicarlo alla sua seconda moglie, salvo poi decidere di sostituire il nome della donna con la parola “Libertà” che appariva più urgente e appropriata al contesto della guerra, che in quel momento il poeta stava vivendo sulla propria pelle.
Pur nella sua sottile varietà di interpretazioni, a ben guardare, la poesia di Éluard si configura come una grande celebrazione della vita e della natura. Una lunga dichiarazione d’amore che è al contempo un concerto di profumi, colori, suoni.
È un canto di speranza che invita tutti gli uomini a vivere appieno la vita, avendo piena coscienza della grande responsabilità che è loro affidata, dell’ epifania che rappresenta l’istante supremo, eppure transitorio, che è a loro concesso dall’esistenza.
Attraverso la strenua ripetizione della parola “libertà” Paul Éluard, costretto a vivere in clandestinità, teneva viva la speranza nell’avvenire attraverso il potere assoluto, evocativo e quasi magico a lui conferito dalla poesia.
Quella sola parola sbocciata nel finale come un fiore, ma a lungo ricordata e invocata, sembra da sola capace di dissolvere ogni tenebra di male e ogni folle proposito di guerra, come un sole che sorge. Libertà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Libertà” di Paul Éluard: testo e analisi della poesia
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