
Mario Vargas Llosa, Berlino, 2016 — Foto di 360ber / depositphotos.com
Lo scrittore premio Nobel Mario Vargas Llosa è morto all’età di 89 anni dopo essere rientrato in Perù dalla Spagna, dove aveva preso anche la doppia cittadinanza.
Autore di numerosi romanzi, saggista e giornalista, è il primo e unico scrittore peruviano che è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura, ottenuto nel 2010.
Come e più del suo amico - forse più noto - Gabriel Garcia Marquez, ebbe inizialmente una simpatia per Castro e per il comunismo. Successivamente però si avvicino a una visione più liberale della politica. Molti sostengono che alle origini della scazzottata che ci fu tra i due in un cinema ci sia stato questo "tradimento".
Negli anni Novanta Mario Vargas Llosa si candidò alle elezioni presidenziali della Repubblica in Perù, ma venne sconfitto al ballottaggio. Si presentò in un partito di centrodestra. Il Perù era colpito da un’iperinflazione a causa di una cattiva gestione condotta da un partito socialista. Promise - sulla linea di Javier Milei di oggi,- una politica di sacrifici per uscire dall’inflazione e dall’isolamento internazionale. Si trattava di rimettere sotto controllo la politica di bilancio. Al ballottaggio non vinse e forse fu la sua fortuna, perché il suo avversario non ebbe vita facile.
Ecco tre libri da leggere per conoscerlo meglio.
3 romanzi da leggere di Mario Vargas Llosa


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Giovanissimo, Mario Vargas Llosa venne inviato dal padre all’accademia militare per diventare ufficiale, ma la rigidità della formazione militare lo spinse a smettere. Ne uscì da questa esperienza il suo primo romanzo che lo rese noto e che gli permise di andare a Parigi a lavorare come giornalista.
La città e i cani, pubblicato in Italia da Einaudi, è il romanzo autobiografico con cui Vargas Llosa riuscì ad attirare l’attenzione dei lettori, così come le ire dei militari peruviani. Siamo negli anni della dittatura in Perù. Il Collegio Leoncio Prado di Lima, gestito dai militari con disciplina molto severa, in cui studia il protagonista, specchio dell’autore, è un microcosmo metafora di un intero paese brutalizzato, in cui, secondo il Vargas Llosa, “la violenza è esteriore, epidermica”.


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Lo scrittore sposò da giovane una zia di dieci anni più grande. Con lei andò a Parigi, ma a casa sua venne una cugina più giovane, per studiare a Parigi.
Ne nasce il romanzo La zia Julia e lo scribacchino (Einaudi). L’opera, contenente dei riferimenti biografici alla gioventù dell’autore, è ambientata a Lima, in Perù, e racconta la storia d’amore fra il giovanissimo Mario, di 18 anni (minorenne per i tempi) e Julia, di 32 anni, sua zia acquisita. I due convoleranno a nozze in maniera rocambolesca, tra la furia benevola del clan familiare, prima di trasferirsi in Europa e prima che Mario possa affermarsi come scrittore.
Divorziò dalla prima moglie per sposare la cugina che in un matrimonio durato cinquanta anni gli diede tre figli. Negli ultimi dieci anni tuttavia ebbe una relazione con la ex moglie di Julio Iglesias in Spagna, dove si era trasferito.


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Lasciò la seconda moglie cui comunque, anche per i figli avuti insieme, rimase legato e cui dedicò il suo ultimo libro, Le dedico il mio silenzio (Einaudi, 2024).
Nel romanzo Toño Azpilcueta è il piú grande esperto di musica peruviana. Anche se lo sanno in pochi. Accademico irrealizzato e insegnante insoddisfatto, Toño conduce una vita anonima alla periferia dei circoli intellettuali di Lima, sdegnosi della sua vasta erudizione. Ma quando Toño ascolta per la prima volta Lalo Molfino, misterioso chitarrista dal talento eccezionale, cambia tutto. Perché quelle note gli danno la forza di inseguire il sogno in cui ha sempre creduto.
Mario Vargas Llosa torna al suo amato Perú, alle radici delle sue tradizioni, e dà voce a un’utopia: quella di un intero paese che, grazie all’arte, si stringe finalmente in un abbraccio fraterno. (quarta di copertina)
A differenza di Gabriel Garcia Marquez non ha un libro in particolare cui attribuire un grande successo. Il Cent’anni di solitudine non lo ha mai scritto, ma si è occupato della difficile vita del popolo in diversi paesi della America latina in particolare sotto regimi dittatoriali. E a queste opere si riferisce il premio Nobel.
Lo scrittore fa parte di quegli scrittori che hanno portato alla ribalta in Europa la letteratura dei paesi latinoamericani. La sua prima opera gli meritò l’appellativo di comunista. E l’ultimo ha fatto sì che la madre dei suoi figli non lo abbia mai lasciato del tutto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: È morto Mario Vargas Llosa, premio Nobel controverso: 3 romanzi da leggere
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