Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura nel 1952, è uno dei poeti più citati e amati della nostra letteratura nazionale.
Tra le sue poesie studiate sui banchi di scuola non può mancare un classico del periodo natalizio, il componimento Natale (1952), noto anche con il titolo di Presepio.
Vediamo insieme testo, parafrasi, analisi della poesia e come questa si inserisce nella poetica di Quasimodo.
La poetica di Salvatore Quasimodo
La poesia Natale di Quasimodo a un primo sguardo potrebbe apparire come un elogio della bellezza del presepe, un classico della tradizione natalizia cristiana; eppure, a una lettura più profonda, si può cogliere in questo componimento tutta l’inquietudine esistenziale del poeta, il suo animo lacerato da un tormentato rapporto con il divino.
Salvatore Quasimodo fu infatti uno dei più illustri esponenti della corrente letteraria dell’Ermetismo, cantò l’angoscia dell’uomo contemporaneo per il quale la poesia non rappresenta altro che l’ultima, vana, illusione.
All’incanto del presepe narrato da Quasimodo fa quindi da contraltare un tono più cupo, che sembra fare eco alla drammatica chiusa del celebre Ed è subito sera. Il presepe di Salvatore Quasimodo contiene infatti, in nuce, una riflessione profonda sulla condizione umana.
La nascita del Bambin Gesù, tema centrale del componimento, fa luce su un mondo dominato dalla violenza e dall’eterna lotta dell’uomo contro l’uomo.
La pace fittizia rappresentata dal presepe, osserva Quasimodo, non si riflette nel cuore umano.
“Natale” di Salvatore Quasimodo: testo della poesia
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
Parafrasi di “Natale” di Salvatore Quasimodo
È Natale e io guardo il presepe scolpito nel legno: i pastori sono appena giunti alla povera stalla di Betlemme, i Re Magi salutano il bambino Gesù, Re del mondo, avvolti nelle loro lunghe vesti.
Tutto è pace nella finzione scenica delle figure di legno: guardate i vecchi del villaggio, la stella cometa che risplende e l’asinello colorato d’azzurro.
La pace eterna è nel cuore di Cristo; purtroppo non nel cuore dell’uomo.
Nonostante siano passati venti secoli da quando Cristo è venuto sulla terra, gli uomini ancora si scagliano l’uno contro l’altro, fratello contro fratello.
E ormai chi ascolta il pianto di Gesù Bambino che un giorno morirà sulla croce, trafitto, tra i due ladroni?
Analisi della poesia
Nell’analisi si può dividere il componimento Natale di Salvatore Quasimodo in due parti speculari.
La prima parte della poesia (vv. 1-9) si limita a descrivere ciò che l’occhio del poeta vede: un raffinato presepe ligneo composto di tutti i personaggi della tradizione. I pastori che si recano dal bambin Gesù, i Magi con le loro nobili vesti e la stella cometa che splende sulla scena della natività, come un messaggio di buon augurio, illuminando persino l’asinello con la sua luce azzurrina. Ma la contemplazione ammirata del bel presepe, icona della tradizione natalizia cristiana, termina qui.
Nella seconda parte (vv. 10-15) lo sguardo di Quasimodo passa dalla contemplazione esteriore a quella interiore, quindi dall’immagine del presepe al cuore dell’uomo. Quindi, con una serie di serrati confronti, il poeta interpella il lettore con riflessioni cupe. Infatti, nota Quasimodo, la pace simboleggiata dalla nascita di Cristo non regna nel cuore dell’uomo. Nonostante siano trascorsi venti secoli dalla venuta del Messia l’uomo continua a essere in lotta con se stesso e con i propri simili.
La venuta di Cristo quindi non ha portato alcuna pace se gli uomini continuano a uccidersi a vicenda come bestie.
La conclusione del componimento è quindi amara: narrando l’idillio della natività Salvatore Quasimodo lo pone in netto raffronto con la morte terribile di Gesù Cristo in croce.
L’ombra oscura della crocifissione quindi si profila netta sopra la scena ridente della nascita, quasi a offuscare il messaggio di speranza implicito nella ricorrenza del Natale.
Natale di Salvatore Quasimodo: un commento
Attraverso l’osservazione dell’idillio rappresentato dal presepe, Salvatore Quasimodo intende suscitare una riflessione profonda.
La composizione speculare della poesia Natale vuole in primo luogo evidenziare il forte contrasto tra la pace fittizia rappresentata dal divino e l’angoscia che abita da sempre il cuore dell’uomo.
Quasimodo osserva che la bellezza e l’armonia del presepe non regnano, in realtà, sulla terra. Riprendendo il riferimento biblico della genesi, attraverso l’emblematico verso “fratello si scaglia sul fratello” che richiama la vicenda di Caino e Abele, il poeta nota come nell’uomo alberghino istinti violenti e impulsi omicidi che il mistero divino non può placare.
La poesia si fa strumento di verità, apre gli occhi del lettore all’evidenza. Salvatore Quasimodo squarcia l’idillio fittizio delle statuine in legno del presepe con una domanda diretta:
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
La chiusa è amara, proprio come ci ha abituato quell’ultimo verso sferzante: Ed è subito sera. Il poeta riconduce il pianto di Gesù Bambino appena nato al pianto di Gesù in croce, ricollegando così due scene distanti eppure dal forte potere evocativo sull’immaginario cristiano. Nel giorno di Natale celebriamo la nascita di un bambino che, di fatto, è condannato a morte.
La conclusione del poeta è connotata da un intento moraleggiante, vuole essere un ammonimento a tutti coloro che celebrano la festività del Natale in modo superficiale ed effimero, pensando unicamente ai doni, alle feste, ai banchetti.
Ma chi ascolta veramente il pianto di Gesù Bambino? osserva Quasimodo ed è come se, in quel pianto, volesse condensare il dolore del mondo intero.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Natale” di Salvatore Quasimodo: testo, parafrasi e analisi della poesia
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