L’editore, ma prima di tutto l’uomo. Piero Gobetti morì in Francia il 15 febbraio 1926, stroncato da una bronchite (o, più probabilmente, a causa delle aggressioni fisiche subite dai fascisti). Non aveva ancora compiuto 25 anni. Nella sua, seppur breve, vita riuscì a lasciare un segno indelebile nella storia nazionale e nel patrimonio culturale italiano.
Oggi è ricordato come "l’editore ideale" per merito del suo impegno culturale militante che diede un contributo fondamentale nella lotta alla tirannia fascista.
Piero Gobetti attraverso la sua attività editoriale fu in grado di anticipare una presa di coscienza nuova nell’Italia del primo Novecento. Tramite la sua attività di editore, Gobetti si auspicava di avviare una grande riforma culturale e morale del Paese; e vi riuscì, attraverso i libri, attuando una rivoluzione di pensiero straordinaria per l’epoca.
A Piero Gobetti va dato il merito di aver saputo utilizzare i mezzi offerti dalla realtà editoriale per veicolare nuove idee e creare un rinnovato movimento politico-culturale.
Chi era Piero Gobetti
Piero Gobetti nasce a Torino nel 1901 da una famiglia di piccoli commercianti. Fin dalla giovane età si distingue nella carriera scolastica: frequenta il Liceo Classico Gioberti, ma decide di anticipare l’esame di maturità per prendere parte alla guerra. Il giovane Gobetti è animato dallo spirito patriottico e dalle idee interventiste che movimentavano i salotti dell’epoca.
Nel 1918 Gobetti decide di proseguire gli studi e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Qui conosce la sua futura moglie, Ada Prospero, che gli sarà accanto per tutta la vita. Tra i suoi insegnanti spicca una figura di rilievo: Luigi Einaudi, padre del celebre Giulio.
Piero Gobetti si laurea con una tesi sulla filosofia politica di Vittorio Alfieri, già da quel suo primo scritto si può intuire quanto l’odio per ogni forma di tirannide infiammi il suo spirito.
Piero Gobetti e la rivoluzione liberale
Nel 1918 Gobetti fonda la rivista Energie Nove , ispirandosi alle idee liberali del suo professore Luigi Einaudi. Tra le pubblicazioni della rivista emerge una forte critica alla classe dirigente italiana. Gobetti chiuderà Energie Nove nel 1920, affermando di avere necessità di riflettere sui proprio obiettivi futuri.
Nel frattempo si dedica agli studi approfonditi del Risorgimento italiano e osserva con interesse le sommosse degli operai che scioperano nelle fabbriche.
“Io seguo con simpatia gli sforzi degli operai che realmente costruiscono un ordine nuovo. Non sento in me la forza di seguirli nell’opera loro, almeno per ora. Ma mi par di vedere che a poco a poco si chiarisca e si imposti la più grande battaglia del secolo. Allora il mio posto sarebbe dalla parte che ha più religiosità e spirito di sacrificio.”
"C’è aria di rivoluzione", dirà. Con l’intento di appoggiare il cambiamento Gobetti fonda La rivoluzione liberale, una nuova rivista dal titolo ossimorico che si pone l’obiettivo di rappresentare gli strati sociali più bassi della popolazione sul modello del Politecnico di Carlo Cattaneo.
Piero Gobetti Editore
A coronamento della sua proficua attività letteraria e giornalistica, Piero Gobetti nel 1923 fonda una casa editrice di sua proprietà la "Piero Gobetti Editore". Nelle sue pubblicazioni continua a diffondere l’idea di lotta politica come lotta sociale; ciascuno dei libri da lui pubblicati riporta la dicitura "Che ho a che fare io con gli schiavi?" sottolineando chiaramente gli ideali alla base del piano editoriale da lui stabilito.
La Piero Gobetti Editore in poco più di due anni di attività pubblica un centinaio di libri, alcuni dei quali sono scritti dai più autorevoli esponenti dell’antifascismo, come Francesco Saverio Nitti, Giovanni Amendola, Luigi Einaudi.
Tra le opere letterarie di maggior pregio, la Gobetti Editore vanta la prima edizione di Ossi di Seppia (1925) di Eugenio Montale, che mostra il fino intuito editoriale di Gobetti che, prima che un giornalista e un liberale militante, era soprattutto un letterato di grande statura intellettuale.
Presto Mussolini inizia a fiutare nell’editore un avversario pericoloso e lo definisce: "Un insulso oppositore dello Stato".
L’attività editoriale di Gobetti comincia a essere indigesta al fascismo che il 6 febbraio lo arresta per "complotto contro lo Stato". In seguito Gobetti sarà rilasciato, ma la tregua sarà breve. Verrà arrestato di nuovo il 29 maggio. I numeri de La rivoluzione liberale vengono sequestrati. La censura fascista gli fiata al collo, non gli lascia scampo.
Gobetti reagisce fondando una nuova rivista, stavolta dedicata alla critica letteraria Il Baretti, in cui raduna i maggiori intellettuali dell’epoca: Benedetto Croce, Natalino Sapegno, Eugenio Montale.
Il Baretti diventa un faro nell’oscurità della ragione dell’Italia fascista, degno erede delle riviste di tradizione illuminista che prefigurarono il Risorgimento.
Piero Gobetti e la fuga in Francia
Le persecuzioni dei fascisti iniziano a farsi sempre più pressanti. Nel novembre del 1925 Gobetti viene accusato di "attività anti-nazionali" e il regime gli impone di chiudere la casa editrice e la libreria a essa annessa.
I fascisti arrivano a perquisire la sua abitazione e lo aggrediscono fisicamente, lasciandolo esanime di fronte all’uscio di casa.
A questo punto Piero Gobetti è costretto, suo malgrado, a fuggire in Francia, per salvarsi dalla furia dei seguaci di Mussolini. Lascia in Italia l’amata moglie Ada, sua grande alleata, e il figlioletto appena nato, Paolo.
Il suo esilio nella capitale francese, purtroppo, sarà breve.
Due giorni dopo l’arrivo in Francia le sue condizioni si aggravano drammaticamente. Una bronchite, inasprita dalle percosse subite, lo stroncherà in una notte di febbraio del 1926. Morirà così, solo in un piccolo albergo di Parigi, Piero Gobetti, "l’editore giovane che non sarebbe invecchiato mai".
Si conclude così la parabola dell’editore ideale. Piero Gobetti si spense a soli 25 anni, lasciando un’ampia mole di opere: 84 libri pubblicati dalla sua casa editrice, cui si aggiungono un vasto numero di scritti su giornali e riviste. Tra le sue opere di maggior rilievo ricordiamo La rivoluzione liberale. Saggio sulla politica in Italia e Risorgimento senza eroi, ora editi da Einaudi.
L’eredità culturale di Piero Gobetti
“Chi sa combattere è degno di libertà”
così scriveva Gobetti. E l’Italia non ha dimenticato il suo prezioso insegnamento, rende ancora omaggio a un nuovo colto e dalla mente illuminata che seppe trasfondere le sue idee attraverso un impegno editoriale attivo e militante.
I suoi scritti culturali e politici si contraddistinguono tuttora per la loro impressionante attualità, che dimostra un’incredibile ampiezza di vedute per un uomo del primo Novecento.
L’editore Gobetti è divenuto il simbolo dell’idealismo liberale progressista, ma la sua eredità culturale non si è ancora spenta, il suo messaggio parla all’oggi con rinnovato vigore. Le idee dell’uomo Gobetti, il suo spirito critico, la sua trasparenza di pensiero accompagnata alla responsabilità politica rappresentano una lezione per l’umanità di ogni tempo.
Ora Piero Gobetti riposa nel cimitero Père Lachaise di Parigi, insieme a molti altri scrittori, poeti e uomini di cultura che hanno tracciato i percorsi della storia mondiale.
Due consigli di lettura su Piero Gobetti
Recensione del libro
Mandami tanta vita
di Paolo Di Paolo
Recensione del libro
Diario partigiano
di Ada Gobetti
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