Nella poesia “La primavera hitleriana”, Eugenio Montale denuncia l’insensatezza della guerra, il peso delle responsabilità individuali e annuncia simbolicamente la possibilità di un riscatto dalla storia, con un futuro luminoso.
“La primavera hitleriana”, inserita nella raccolta “La bufera ed altro”, viene scritta in due fasi a ridosso della guerra: nel 1939 e nel 1946. Fu pubblicata per la prima volta sulla rivista fiorentina “Inventario” nel biennio 1946-47.
La condanna del nazifascismo è esplicita, a seguire anche la condanna dell’accoglienza che fiorentini, gerarchi, autorità cittadine riservarono al Fürher. L’occasione del componimento, infatti, è la visita di Hitler nel capoluogo toscano il 9 maggio 1938, presentata come profanazione della civiltà, di cui Firenze è storicamente la culla. Clizia compare come figura salvifica per l’umanità, all’alba di una nuova epoca in cui c’è spazio per la speranza.
Vediamo insieme testo, parafrasi e analisi della poesia.
Testo di “La primavera hitleriana” di Eugenio Montale
I
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
II
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
III
Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio...
IV
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud...
Parafrasi e analisi della poesia “La primavera hitleriana”
Prima strofa
Intorno ai lampioni dalla luce smorta volteggia fitto e disordinato uno sciame di farfalle notturne. Presso gli argini dell’Arno, le scarpe dei passanti scricchiolano quando le calpestano, come se camminassero su dello zucchero. Malgrado l’estate imminente, le giornate sono ancora fredde.
Punti chiave
- Il lettore è accolto da un incipit sinistro, realistico e simbolico, in cui la natura sembra anticipare il gelo della morte imminente.
- Bianche farfalle notturne prima sciamano di giorno, come impazzite, poi, attirate dalla potente luce dei fari sul Lungarno, si confondono e si schiantano al suolo. Così a terra si forma uno strato di farfalle morte, in un clima invernale che stride con l’estate alle porte. La scena simboleggia la catastrofe della guerra imminente e l’irrazionalità del momento storico, come si evince nella strofa successiva. Qualcuno avanza una metafora atmosferica con la caduta di fiocchi di neve o bellica con il sacrificio di vite umane.
Seconda strofa
È appena passato nel centro di Firenze un inviato dell’inferno (Hitler) salutato dai soldati e dalla popolazione in festa. Il Teatro Comunale è addobbato con i simboli nazisti. Chiusi i negozi di alimentari e non, con particolare attenzione per il macellaio di solito intento a preparare il capretto pasquale.
Punti chiave
- Il fatto è storico: la visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938, con l’invito al Teatro Comunale in pompa magna per assistere in compagnia di Mussolini ad uno spettacolo con le musiche di “Simon Boccanegra” di Verdi.
- I negozi vengono chiusi perché è un giorno di festa. Nessuno si oppone con un’acquiescenza che Montale stigmatizza così: “sagra di miti carnefici”. Con un ossimoro potente, negativo come il campo semantico riguardante i due dittatori, chiamati “mostri”. Aggiungo che il lifting del centro storico di Firenze, con annessi e connessi, per la visita di Hitler costò circa 20 milioni di lire nel 1938 (!)
- Secondo Montale in questo frangente nessuno è senza colpa, vuoi per buona fede, per fede politica o per ignoranza: tutti hanno la loro parte di responsabilità.
Terza strofa
Allora non sono serviti a nulla i momenti positivi trascorsi con Clizia, che hanno preceduto il suo rientro negli Stati Uniti? Forse ci sarà riscatto e liberazione.
Punti chiave
- Montale si riferisce a quando ha assistito insieme ad Irma Brandeis ai fuochi d’artificio il giorno di san Giovanni, patrono di Firenze: quando si sono scambiati pegni e promesse prima dell’addio e quando la luce dei fuochi sembrava promettere un futuro positivo.
- E Clizia, chiamata con il senhal di eliotropo (girasole) sulla scia del IV libro delle Metamorfosi ovidiane, non si girerà più a vedere il sole? La donna-angelo salvifica, continua nella strofa seguente, non porterà la salvezza per tutti? Insieme agli angeli che presentano al Signore i meriti umani?
Quarta strofa
Questa primavera, insultata da un freddo anomalo e dalla morìa in pieno giorno di farfalle notturne, è comunque positiva grazie a Clizia, il cui destino, in quanto girasole, è quello di guardare in alto per la salvezza dell’umanità. Forse i suoni che festeggiano l’incontro fiorentino tra Hitler e Mussolini si confondono con altri suoni che scendono dal Cielo, nell’attesa di una nuova alba senza farfalle e senza il gelo.
Punti chiave
- Clizia può svolgere una funzione salvifica per l’intera umanità, in quanto simbolo di poesia e civiltà. Non a caso, i puntini di sospensione in chiusura marcano un possibile riscatto futuro, presentato in termini collettivi.
- La morte riguarda anche il nazifascismo che tra poco condurrà alla catastrofe.
- Ogni riferimento religioso ha un’incidenza etica, non teologica.
Metrica della poesia
La poesia è formata da quattro strofe di varia ampiezza, composte da versi liberi lunghi, fino a 18 sillabe, tra cui spicca l’endecasillabo. Su un totale di 43 versi le rime sono quasi assenti, eccetto morte-sorte, che non ha bisogno di commenti. Più frequenti assonanze e consonanze.
“La primavera hitleriana”: lingua e stile
“La primavera hitleriana” è una poesia piuttosto complessa, a partire da parafrasi e lessico fino al simbolismo da decodificare. La cifra distintiva è l’alternanza tra registri alti e bassi ovvero:
- costruzioni sintattiche complesse (vv. 20-30) e pensieri brevi di facile comprensione (vv. 10-15);
- termini biblici come “gli angeli di Tobia” e tecnicismi come “golfo mistico” indicante la zona del teatro riservata all’orchestra, chiamata in gergo ‘buca’. Del linguaggio settoriale o regionale segnalo: “beccaio” (in fiorentino è il macellaio); “trescone” (una danza); “tregenda” (convegno di demoni); “golene” (argini del fiume) e “sinibbio” (un vento pungente con neve e nevischio).
La raccolta “La Bufera e altro” di Montale
La bufera e altro del 1956 raccoglie testi scritti in un quindicennio intenso e drammatico per Montale cittadino, intellettuale e uomo: quello compreso tra il 1940 e il 1954. Il pensiero del lettore corre inevitabilmente al Secondo Conflitto, la bufera del titolo.
La domanda è: a cosa rimanda il generico e altro?
Alla morte della madre, la malattia della moglie Drusilla Tanzi, detta Mosca, che sposerà un anno prima della morte. Il rientro negli Stati Uniti di Irma Brandeis, poeticamente trasfigurata in Clizia, a fronte del macigno delle leggi razziali nel nostro Paese. L’impatto negativo con la società di massa. Gli interrogativi sul senso e la sopravvivenza della poesia. L’entusiasmo e le incognite politiche dell’immediato Secondo dopoguerra. Il complesso sodalizio con la poetessa Spaziani, chiamata Volpe.
La raccolta è articolata in sette sezioni, in successione prevalentemente cronologica: “Finisterre”, “Dopo”, “Intermezzo”, “Flashes e dediche”, “Silvae” cui appartiene “La primavera hitleriana”, “Madrigali privati” e “Conclusioni provvisorie”.
Perché Montale ha inserito “La primavera hitleriana” nella sezione “Silvae”?
Prima di tutto occorre chiarire il significato del titolo della quinta sezione. Letteralmente silvae significa boschi. Nella letteratura latina a partire da Stazio (attivo sotto i Flavi), silvae indica varietà contenutistica ed espressiva. Montale sceglie questo termine per sottolineare la varietà della quinta sezione e dell’intera raccolta. Un intreccio di motivi privati, pubblici, esistenziali, universali.
Scrive Montale:
“Considero La bufera ed altro come il mio libro migliore (…) in esso è vivo il riflesso della mia condizione storica, della mia attualità di uomo”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La primavera hitleriana: l’insensatezza della guerra nella poesia di Eugenio Montale
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