Le prime cinque ottave del proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso contengono indicazioni fondamentali per cogliere oggetto e scopo del poema.
Esse, costituendo il proemio, sono articolate in tre parti:
- proposizione, che contiene l’esposizione dell’argomento
- invocazione (l’invocazione alla Musa),
- dedica (la dedica al duca di Ferrara).
Occorre precisare che la dedica è stata aggiunta al proemio in epoca umanistico-rinascimentale, in concomitanza con l’affermazione del letterato cortigiano.
Passiamo ora al testo e alla parafrasi per comprendere il contenuto, un passo obbligatorio prima di avviare qualunque riflessione sui punti chiave.
Testo del Proemio
Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrí nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.
O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le carte.
Sai che là corre il mondo ove piú versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che 'l vero, condito in molli versi,
i piú schivi allettando ha persuaso.
Cosí a l'egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l'inganno suo vita riceve.
Tu, magnanimo Alfonso, il quale ritogli
al furor di fortuna e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scogli
e fra l'onde agitato e quasi absorto,
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in voto a te sacrate i' porto.
Forse un dí fia che la presaga penna
osi scriver di te quel ch'or n'accenna.
È ben ragion, s'egli averrà ch'in pace
il buon popol di Cristo unqua si veda,
e con navi e cavalli al fero Trace
cerchi ritòr la grande ingiusta preda,
ch'a te lo scettro in terra o, se ti piace,
l'alto imperio de' mari a te conceda.
Emulo di Goffredo, i nostri carmi
intanto ascolta, e t'apparecchia a l'armi.
Parafrasi e punti chiave del proemio
1
Racconto in poesia le imprese militari e pie di Goffredo di Buglione che liberò Gerusalemme. Fece molto con forza fisica e intelligenza, sopportò duri patimenti per la vittoria. Sia l’Inferno, sia le popolazioni di Asia e Africa si armarono inutilmente contro di lui. Dio lo protesse e soprattutto ricondusse i compagni, sviati dal loro compito, sotto le sante insegne della croce.
Mettiamo a fuoco i punti chiave.
L’argomento del poema è la prima Crociata bandita da papa Urbano II che si svolse tra il 1096 e il 1099 sotto la guida militare di Goffredo di Buglione. Torquato Tasso si limita a narrare la fase conclusiva che culmina con l’assedio di Gerusalemme, sottratta al controllo ottomano.
Goffredo di Buglione è un personaggio storico capo dell’esercito cristiano, morto dopo la liberazione della città. Viene presentato come uno stratega integerrimo, competente e pio.
2
Musa, ispirami una poesia ricca di sentimenti religiosi e perdonami quando inserisco fatti inventati.
I punti chiave sono due:
- Musa: si tratta di Urania la musa classica della poesia epica, che Tasso trasforma nell’ispiratrice della sua poesia cristiana.
- Attenzione, il secondo punto chiave è più complesso e riguarda: perché Tasso che è un poeta si scusa di inventare personaggi e situazioni?
Questa è la risposta: in realtà Tasso vuole comunicare al lettore la sua poetica perché sulla storia, ovvero l’ultimo segmento della prima Crociata, sceglie di inserire episodi di fantasia, necessari per garantire l’interesse del lettore.
3
Tu, Musa ispiratrice, sai bene che la poesia didascalica, che trasmette una verità morale e religiosa, quando contiene parti più leggere raggiunge un pubblico più ampio. Lo stesso succede quando si cosparge di zucchero l’orlo di un bicchiere contenente una medicina amara. Insomma è un piccolo inganno a fin di bene.
Il punto chiave riguarda la finalità del poema.
Per Tasso la letteratura deve avere un fine educativo, ossia trasmettere un insegnamento morale secondo una modalità che, banalizzata, suona così: unire l’utile al dilettevole.
4
E tu, Alfonso II d’Este, accogli con benevolenza il mio poema con l’augurio che tu possa diventare il promotore di un’altra crociata; tu che mi hai accolto a corte.
Punto chiave: il poeta cortigiano.
Nel 1572 Tasso è al servizio del duca Alfonso II a Ferrara. Privo di incarichi precisi, può dedicarsi alla letteratura.
5
Se poi in futuro i Turchi dovessero conquistare la Terra Santa, allora dovresti organizzare un’altra Crociata seguendo le orme di Goffredo di Buglione.
Questa ottava sposta l’attenzione del lettore sul presente. Al tempo di Tasso, la minaccia turca è un problema di politica estera di scottante attualità. Basti pensare che la vittoria sui Turchi a Lepanto nel 1571 coincide o quasi con la fine della stesura del poema.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il proemio della “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso: parafrasi e commento
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