È il territorio che ispira lo scrittore o al contrario è lo stesso scrittore che fa proprio l’ambiente? A questa domanda rispondono le opere degli stessi artisti che sono strettamente legati al loro luogo di origine.
Il milieu ha sempre influenzato gli individui, come sosteneva Émile Zola, forse a sua volta indirettamente influenzato dalla teoria sulla predestinazione di Jean Calvin, filosofo e teologo protestante che non ammetteva il cosiddetto libero arbitrio.
In effetti non si sceglie il luogo della propria nascita, ma si può scegliere il luogo d’elezione che non sempre coincide con quello natio oppure, e questo accade negli scrittori, continuare a narrare della propria città o terra di origine pur restando distanti.
Un esempio lampante di questa ultima affermazione è dato da gran parte della produzione letteraria di James Joyce che, pur decidendo di trasferirsi all’estero ambientò i suoi romanzi più famosi nella città natale, Dublino.
Grazie a Joyce e in particolare a Gente di Dublino e Ulisse, la capitale irlandese è assurta a fama imperitura e annualmente frotte di turisti da tutto il mondo si riversano per le sue strade per ripercorrere il vagabondaggio di Leopold Bloom, novello Ulisse nella città.
Anche Londra è scenario di diversi romanzi, in particolare nell’età vittoriana:
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Gli odori di Napoli sono facilmente percepibili da chi si è accinto a leggere L’oro di Napoli e altri scritti di Giuseppe Marotta, ora pressoché caduto nell’oblio, scrittore napoletano trapiantato a Milano.
Napoli è protagonista di diverse serialità romanzesche di uno dei più prolifici e popolari scrittori contemporanei, Maurizio de Giovanni, nato e residente nel capoluogo campano, lo scrittore parla della Napoli del Ventennio nella sua saga sul commissario Ricciardi per poi descriverla nelle sue sfumature e sfaccettature contemporanee tra il pittoresco e il cupo nei cicli dei Bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre.
Dei romanzi gialli ambientati in diverse città italiane, su Sololibri è stato scritto anche qui:
Poco noto, ma molto attivo e attento nel suo milieu, lo scrittore Mario Marzano, si sofferma sul triangolo che si allunga sulla Valle d’Itria: Polignano a Mare, Alberobello e Castellana Grotte, il suo paese natale.
Le sue opere si ambientano prevalentemente in queste cittadine, ultima ma non inferiore, Fuga dalla ipocrisia dove l’io narrante, Rebecca, si concede una pausa da un vincolo matrimoniale troppo stretto vagando tra le città pugliesi.
Il luogo è inteso esso stesso come un protagonista indiretto della storia, ma anche un segno distintivo dello scrittore, a suggello della teoria senza tempo che sancisce l’indiscussa prevalenza del milieu.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il regionalismo nella letteratura: il rapporto tra scrittore e territorio
QUESTO ARTICOLO CHE MI ONORA PARAGONANDOMI A SCRITTORI PIÙ FAMOSI , MERITA UNA PUNTUALIZZAZIONE IMPORTANTE. IO RITENGO CHE UN ROMANZO DEBBA FAR IN MODO CHE IL LETTORE SI SENTA PROTAGONISTA, MENTRE AI PERSONAGGI L’ AUTORE DEVE DARE PRECISE CARATTERIZZAZIONI INSIEME AI LUOGHI CHE CALPESTANO , SE NON VI SONO QUESTI PRESUPPOSTI IN UNA NARRAZIONE ALLORA SI STA LEGGENDO UNA FIABA O ALTRO.