La scomparsa di Josef Mengele
- Autore: Olivier Guez
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
È un romanzo “La scomparsa di Josef Mengele”, questo libro del giornalista francese Olivier Guez? Me lo sono chiesta ripetutamente soprattutto quando nel racconto vengono inserite le lugubri descrizioni di quanto di efferato, indicibile, insopportabile abbia compiuto il vero Josef Mengele nel campo di sterminio di Auschwitz, sulle cui rampe all’arrivo dei treni indicava con il frustino la vita o la morte dei condannati, fischiettando arie di opere liriche.
In effetti nel libro vi è molto di romanzesco, visto che malgrado le accuratissime ricerche, la serietà delle fonti bibliografiche, il rigore scientifico dell’autore, molto della lunga vita in Sudamerica del medico nazista resta pieno di ombre mai chiarite, e quindi il romanzo restava per l’autore l’unica soluzione formale possibile.
Il libro è pieno di notizie, di accadimenti, di intrecci che per lo più si ignorano ancora, a distanza di oltre settanta anni dalla liberazione del campo di Auschwitz. Il grande pubblico sa del processo di Norimberga, della cattura di Eichmann e del processo tenutosi a Gerusalemme concluso con la sua impiccagione, sa del ritrovamento di Priebke, per lungo tempo nascosto in Sudamerica, ma non credo che sia nota ai più la lunghissima vita che “l’angelo della morte” ha condotto, praticamente indisturbato, aiutato, finanziato, dal 1949, quando giunge con documenti falsi, sotto il nome di Helmut Gregor, a Buenos Aires dopo aver attraversato indisturbato l’oceano sulla nave North King, salpata da Genova.
Nel febbraio del 1979, nei pressi di San Paolo del Brasile, suo ultimo rifugio, Mengele, molto malato, muore annegato: si è nascosto al mondo, al Mossad, ai cacciatori di nazisti, a Simon Wiesenthal, all’opinione pubblica per oltre trenta anni. L’angelo della morte è vissuto grazie all’appoggio economico della famiglia, proprietaria di una grossa fabbrica nella città tedesca di Gunzburg; sua moglie Irene lo aveva lasciato, tenendosi il figlio Rolf a cui era stato detto che il padre era morto combattendo in Russia; gli era stata imposta la vedova del fratello minore, Martha, per non disperdere il patrimonio familiare, ritenendo, il padre Karl, che presto il passato sarebbe stato dimenticato e Josef/Helmut Gregor avrebbe potuto rientrare in Germania.
Per molti anni dopo la sconfitta la voglia di ricostruire e di dimenticare sarà preminente nel mondo tedesco, mentre ex nazisti continuano a vivere indisturbati occupando posti di rilievo nell’amministrazione e nella economia. In Argentina si sono rifugiati in gran numero ex gerarchi e mostri responsabili degli eccidi degli ebrei europei, protetti dal nuovo regime che ha preso il potere: Peron ed Evita si tengono buoni i nazisti, come farà anche il dittatore del Paraguay, Paese in cui Mengele trova rifugio quando l’aria comincia a cambiare. Alla fine degli anni Cinquanta gli orrori dei campi di sterminio cominciano a interessare la pubblica opinione mondiale, il “Diario” di Anne Frank, il film Shoah di Claude Lanzmann, la serie americana Olocausto suscitano sdegno e voglia di giustizia quando non di vendetta. Israele tramite il suo potentissimo servizio segreto insegue e bracca Adolf Eichmann, che sotto falso nome a Buenos Aires si vanta dei suoi crimini spaventosi con un gruppo di nazisti esuli campioni del futuro Negazionismo. Impossibile seguire le rocambolesche fughe, i nascondigli, gli stratagemmi che consentono a Mengele di trascorrere lunghi anni travestito da agricoltore, al caldo tropicale di una tenuta dove è ospite sgradito di una famiglia emigrata dell’Europa dell’Est, sempre più solo, nevrotico, malato, preda di spaventosi incubi, mai pentito, convinto fino alla morte delle sue idee aberranti, della supremazia della razza ariana, della sensatezza della morte dei deboli, da infliggersi dopo aver fatto i terribili esperimenti che avrebbero assicurato alla grande Germania la supremazia nella medicina, nella biologia, nella chimica, nell’industria farmaceutica.
Il libro di Olivier Guez, giustamente vincitore del Prix Renaudot, ci accompagna nelle tenebre di una mente oscura, preda di un’ideologia devastante, di un’assenza totale di ogni forma di pietà, di un’ossessione che lo conduce ad esperimenti atroci sui corpi di povere vittime, carne e sangue di vittime immolate sull’altare di una presunta scienza, mentre le grandi fabbriche dell’industria bellica tedesca tacevano, servendosi di uomini come Mengele per condurre la guerra totale contro il resto dell’umanità. “La scomparsa di Josef Mengele” è dedicato a quattro donne ebree italiane, vittime innocenti del furore ideologico e pseudoscientifico del loro assassino. Mai dimenticare, secondo il monito di Primo Levi, e questo libro importante ci aiuta a capire meglio un pezzo di storia nella quale i paesi latino-americani e i loro governanti, in Argentina, Paraguay, Brasile hanno avuto una parte non trascurabile. Josef Mengele, Klaus Barbie, Adolf Eichmann, Josef Schwammberger, Hans Ulrich Rudel, asso dell’aviazione hitleriana, sono tutti personaggi rifugiatisi nel continente sudamericano, vissuti per lungo tempo nel lusso, liberi, convinti che nessuno più li avrebbe scovati. Mengele, di tutti loro, è certamente l’anima nera, il più disgustoso rappresentante del cancro hitleriano, il più a lungo sopravvissuto:
“Eccolo prigioniero della maledizione di Caino, il primo omicida dell’umanità. Errante e fuggiasco sulla terra, chi lo incontrerà lo ucciderà”
Parole chiare, le parole della verità, le tante contenute in questo libro in parte sconvolgente, ma necessario, illuminante, giusto.
La scomparsa di Josef Mengele
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La scomparsa di Josef Mengele
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