Esistono due modi di guardare il mondo: con il distacco lucido e analitico dell’osservatore-reporter oppure con l’appassionata partecipazione emotiva e personale del narratore-romanziere.
Poi c’è Ryszard Kapuściński che, inaspettatamente, riesce a combinare entrambe le cose donando a chi legge una visione completa e, al contempo, poetica che è lettura ma anche esperienza.
L’Africa raccontata da Kapuściński appartiene alla realtà così come appartiene al mito. Il giornalista polacco con Ebano, pubblicato nel 1998, offre uno sguardo inedito sul continente nero, svelandone i segreti e narrandone i misteri con una capacità affabulatoria che ricorda gli aedi e i rapsodi della tradizione orale greca. Ryszard Kapuścinski canta il poema epico dell’Africa come nessuno aveva mai fatto prima.
Ebano di Ryszard Kapuścinski
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Ebano (1998), titolo originale Heban, è oggi considerato uno dei libri più importanti dedicati all’Africa. Il libro rappresenta il compendio di oltre trent’anni trascorsi viaggiando attraverso il continente africano. Ryszard Kapuściński ci restituisce la propria esperienza di cronista e reporter, ma non solo.
La prima cosa che colpisce è la luce. Luce dappertutto, forte, intensa. Sole dappertutto.
Ebano non è una cronaca, un freddo resoconto giornalistico, ma un vero e proprio diario di viaggio che segue il ritmo imprevedibile e incalzante dell’avventura, accompagnandolo con osservazioni di grande rilievo storico-sociologico. Il libro si compone di una serie di brevi capitoli che si susseguono come una successione di diapositive istantanee, ai quali l’autore affida di volta in volta una riflessione, un racconto o una testimonianza, tenendo traccia di ogni tappa del proprio viaggio.
L’Africa vista da uno straniero: tra cronaca e affabulazione
Si tratta di una delle più ricche testimonianze forniteci da parte di un visitatore straniero bianco all’interno del continente africano.
Kapuściński assiste in prima persona al cambiamento forse più epocale della terra africana: che passa dopo decenni di colonialismo all’indipendenza.
Il processo di transizione non è facile né tantomeno immediato, come racconta il giornalista. Il primo viaggio Ryszard Kapuściński lo compie nel 1957 per documentare l’indipendenza del Ghana. Ai suoi occhi si apre così un mondo sconosciuto, fatto di lotte tribali, genocidi (come quello tra hutu e tutsi in Ruanda), e commercianti mercenari provenienti dai paesi più ricchi appartenenti all’ex impero.
La visione di Kapuściński è lucida e, al contempo, poetica. I suoi sono gli occhi di un reporter proveniente dal blocco sovietico, nella cui mente si annidano i retaggi della Guerra fredda combattuta in quegli anni, e che si trova improvvisamente a far fronte a una nuova cultura a un nuovo modo di vivere.
La poesia dell’Africa nelle pagine di Kapuściński si compone anche del dramma dell’Africa. Il giornalista ci mostra immagini che non vorremmo vedere: bambini che imbracciano armi, orde di scarafaggi neri, la sete disperata che assale i pellegrini nel deserto a causa della calura insopportabile. C’è la fame e la morte tragica per malattia, ma anche i paesaggi incantevoli, dal fascino primordiale, che ricongiungono al cuore della terra, al punto d’origine dell’Umanità, mozzandoci il respiro.
La modernità di Kapuściński
Lo sguardo del narratore è quello di un narratore-giornalista ma, soprattutto, è quello di un antropologo.
La modernità di Kapuściński è che non si limita all’osservazione: lui cerca di capire quei popoli a lui sconosciuti, impara la loro cultura, si avvicina a loro con curiosità sincera e appassionata. Il risultato è un ritratto carico di sfumature, vivido e ricco, che non si limita a fotografare un’Africa da cartolina ma ci consegna un Paese vivo, brulicante di uomini diversi nonostante siano accomunati dalla pelle color ebano e carico di inquietudine.
Ebano: l’avventura di un uomo
Ebano è anche l’avventura di un uomo, Ryszard Kapuściński appunto, che è un giornalista in prima linea pronto a rischiare la pelle, ma anche un essere umano che sperimenta a fondo l’abisso della propria paura e talvolta si dispera. Il protagonista-narratore è Kapuścinski stesso e il libro rappresenta il suo diario di viaggio ricco di vicissitudini, incubi ed eventi inaspettati.
Perché il giovane reporter parte dalla già povera Polonia per l’ancor più povera Africa con pochi soldi in tasca e un misero contratto come "corrispondente estero" per l’agenzia di stampa polacca PAP.
Ebano è il resoconto di un viaggio affrontato con mezzi di fortuna in un continente oscuro e pericoloso, dove il rischio è sempre in agguato. Kapuściński rischierà la vita più volte, ammalandosi di malaria cerebrale e di tubercolosi, venendo assalito da un guerrigliero, sperimentando la disidratazione nelle ampie dune del deserto.
Quel giornalista coraggioso e, al contempo, profondamente umano ci regalerà il ritratto più perfetto del continente africano: un mosaico complesso e sfaccettato, ricco di sfumature cangianti, del quale il color ebano della pelle rappresenta solo lo strato più superficiale.
Perché in realtà l’Africa come la intendiamo noi occidentali non esiste, afferma Kapuściński nello splendido incipit di Ebano, è solo una pura convenzione geografica.
Questo non è un libro sull’Africa, ma su alcune persone che vi abitano, sui miei incontri con loro, sul tempo trascorso insieme. È un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un vero e proprio oceano, un pianeta a parte, un cosmo eterogeneo e ricchissimo. È solo per semplificare, per pura comodità, che lo chiamiamo Africa. In realtà, a parte la sua denominazione geografica, l’Africa non esiste.
Recensione del libro
Ebano
di Ryszard Kapuściński
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La scoperta dell’Africa attraverso Ebano di Ryszard Kapuściński
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