Albio Tibullo è stato un poeta romano vissuto nel I secolo a.C. noto per essere uno dei maggiori esponenti dell’elegia erotica. Le notizie certe sulla sua vita sono scarse e le più affidabili sono sicuramente quelle che l’autore stesso fornisce nelle sue opere. Vediamo tutto quello che si sa di certo sulla vita dell’autore, le sue opere principali e il suo profilo letterario, nel quale si rispecchia il pensiero di questo celebre poeta nato probabilmente in Lazio, a Gabii. La probabile data di nascita si attesta tra il 55 a.C. e il 50 a.C. in una ricca famiglia di ceto equestre. Pare, però, che nel 42 a.C. i parenti del poeta abbiano subito una confisca di terre in seguito alla battaglia di Filippi.
Albio Tibullo fa parte, nel corso della sua vita, del circolo Marco Valerio Messalla Corvino, che segue in una spedizione militare in Aquitania e nel 22 a.C. in Siria, costretto però a fermarsi a Corfù per via di una malattia. Nel 27 a.C. Tibullo assiste al trionfo di Massalla a Roma. Una volta finiti i viaggi e le varie spedizioni militari Tibullo conduce una vita tranquilla tra la città e la campagna; in questo periodo stringe amicizia con Orazio, che gli dedica due dei suoi componimenti (carme I 33 e epistola I 4).
Tibullo muore poco dopo Virgilio, nel 19 a.C., probabilmente a Roma. Proprio di questo periodo dovrebbe essere l’elegia III, 9 degli Amores di Ovidio, un epicedio per la morte di Tibullo in cui il poeta ne immagina il funerale; in questa storia Delia e Nemesi si contendono l’amore cuore del defunto e il testo riporta varie citazioni e rimandi all’opera di Tibullo.
Tibullo viene nominato anche nell’elegia IV,10 dei Tristia di Ovidio, che lo nomina per lamentarsi del fatto che il destino non gli abbia concesso abbastanza tempo per stringere amicizia con lui.
Tibullo: opere e pensiero
A Tibullo vengono attribuiti tre libri di elegie con 619 distici elegiaci per un totale di 1.238 versi. Il Libro I, pubblicato probabilmente nel 26 a.C. o nel 25 a.C. contiene dieci elegie di diversa estensione in cui i temi principali sono l’amore per Delia e per Marato e il rifiuto della guerra e della violenza. Nel Libro II, invece, sono contenute sei elegie e la donna che le ispira non è più Delia ma Nemesi, che tratta il poeta ancor peggio della prima. Il Libro III, infine, contiene 20 componimenti di cui solo gli ultimi tre, però, sono di attribuzione certa a Tibullo; anche in questi componimenti il tema principale è l’amore.
Parlando del profilo e della poetica di Tibullo, il mondo letterario che lui crea nasce da esperienze realmente vissute. Nonostante nella finzione letteraria ricorra al repertorio canonico delle poesie d’amore del tempo, strutturato su incontri, abbandoni, gelosie e tradimenti, tutti i fatti narrati sono stati vissuti da lui in prima persona, prerogativa tipica della maggior parte dell’elegia latina. I toni che Tibullo adotta sono malinconici e sfumati, differenti da quelli di sensualmente appassionati di Properzio o quelli galanti e superficialmente brillanti di Ovidio.
Nelle sue elegie Tibullo, successivamente all’annuncio del tema che viene poi ripreso solo alla fine, si muove come in un sogno dando al suo modo di scrivere una connotazione unica; le immagini si succedono una dopo l’altra quasi come in un sogno per evocazione e per analogia, senza un reale filo logico. Proprio di Tibullo è sicuramente lo sfondo campestre col quale l’erudizione mitologica non centra nulla; si tratta di un mondo ideale rappresentato tramite immagini vivide e sul quale il poeta proietta quel suo desiderio di pace e serenità continue.
Per quanto riguarda lo stile, quello di Tibullo apparentemente semplice con i suoi ritmi armoniosi e fluidi e con i toni leggeri e delicati ma, in realtà, è molto controllato, raffinato e ricercato. Quintiliano definisce il suo stile tersus atque elegans, ovvero chiaro ed elegante, avendo notato la sua purezza lessicale e la disciplina estrema nel comporre. Questo rigore ha reso Tibullo uno dei modelli della classicità.
Il poeta lavorava con un lessico limitato e un numero di temi ben preciso e non vasto riuscendo comunque a creare effetti diversi sfruttando toni talvolta malinconici e talvolta rabbiosi. Sono assenti nel linguaggio di Tibullo gli arcaismi, i grecismi e i neologismi, nonché le anomalie morfologiche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tibullo: vita, opere, profilo letterario
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