In tutto il mondo sono in corso gli ultimi ritocchi ai programmi delle celebrazioni per il centenario della morte di Franz Kafka. La data (il 3 giugno) è ormai alle porte e molti sono i paesi che partecipano con iniziative di vario genere. L’elenco delle città europee coinvolte comprende Praga, Berlino, Monaco di Baviera, Salisburgo, Parigi e l’italianissima Merano, in provincia di Bolzano. Nella primavera del 1920 fu tappa di un viaggio dello scrittore. Così, da aprile a giugno 2024, prepara un ricco calendario di eventi per ricordare quel soggiorno e il legame mai dimenticato con la letteratura internazionale. Si intitola Kafka 2024 Meran/o e racconta un lato inedito dell’autore de La Metamorfosi.
Kafka a Merano tra lettere d’amore e passeggiate
Il 3 aprile 1920 Kafka scende dal treno alla stazione di Merano. Sul registro dei forestieri viene menzionato come l’impiegato di Praga. Alloggia dapprima presso il lussuoso Hotel Emma, oggi Istituto Marie Curie, poi si trasferisce a Maia Bassa nella più economica Pensione Ottoburg. Resta fino a fine giugno. Il suo non è un viaggio nel senso comune. In Italia è già stato più volte. Ha fatto tappa a Brescia, Milano, Trieste, Venezia, Verona, sul Lago di Como e sul Lago di Garda. Questa volta il soggiorno punta a beneficiare delle proprietà di un centro riconosciuto fin dall’Ottocento per la cura delle malattie polmonari. Lo scrittore è affetto da tubercolosi e cerca sollievo. Possiamo immaginare lo stato d’animo di chi si trova lontano da casa e dagli affetti, ammalato, solo. L’attesa di un miglioramento che tarda ad arrivare, la paura di deludere chi è lontano:
A casa e, fatto in particolar modo irritante, nel mio ufficio, ci si aspetta da questa villeggiatura qualcosa come un’imminente guarigione.
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Proprio per questo la sua permanenza assume un’importanza particolare: evidenzia lati della personalità e fragilità inaspettate. A Merano Kafka trascorre le giornate sdraiato al sole, in totale riposo, o intraprende passeggiate da solo o in compagnia. Scrive, anche. Molto. Da qui partono le prime delle celebri lettere tradotte in 20 lingue e indirizzate alla giornalista e traduttrice ceca Milena Jesenská. È l’inizio di un lungo rapporto epistolare che segna profondamente entrambi e crea a distanza un legame affettivo fortissimo. Garzanti ne pubblica una selezione nel 2024 con il titolo I baci scritti non arrivano mai con la traduzione di Giulia Fraire.
Le confessioni di Kafka a Merano
A Merano è l’uomo Kafka a prevalere. E, a sorpresa, è molto diverso da quello che traspare dai suoi capolavori. Ci sono il carattere complesso, l’angoscia che lo affligge, il tormento. Ma anche le confessioni privatissime di qualcuno dotato di una profonda sensibilità acuita dalla malattia.
Qui io vivo molto bene, una maggior cura il corpo mortale non potrebbe tollerarla, il terrazzo della mia stanza si immerge in un giardino, è circondato, ricoperto di cespugli fioriti (la vegetazione è curiosa, con un tempo che a Praga farebbe quasi ghiacciare le pozzanghere, qui davanti al mio terrazzo stanno sbocciando i fiori), in più è completamente esposto al sole (o al cielo coperto di nuvole, com’è già da quasi una settimana), mi fanno visita lucertole e uccelli, coppie mal assortite: Le augurerei tanto di stare a Merano (dalla lettera dell’aprile 1920).
E ancora:
Sul balcone c’è un passero e aspetta che dal tavolo gli getti lì del pane, io invece butto il pane per terra vicino a me, in mezzo alla stanza. Lui sta fuori e qui nella semioscurità vede il suo nutrimento vitale, lo attira oltremisura, lui si scuote, è più qui che là, ma qui c’è il buio e vicino al pane ci sono io, la potenza misteriosa. Ciononostante con un balzo varca la soglia, ancora un paio di saltelli ma di più non si azzarda, in un improvviso moto di spavento vola via. Ma quali forze si nascondono in questo misero uccellino: dopo un attimo è qui di nuovo, esamina la situazione, io spargo ancora qualche briciola per agevolarlo e – se intenzionalmente-inavvertitamente, perché così agiscono le potenze misteriose, non lo avessi cacciato con un piccolo movimento, si sarebbe preso il pane (dalla lettera del 31 maggio 1920).
Kafka 2024 Merano: le celebrazioni tra aprile e giugno
Le iniziative per ricordare il suo profondo influsso sulla cultura europea e il contributo alla creazione della società contemporanea sono già iniziate (sono consultabili qui). Da inizio aprile nella piazza proprio di fronte alla pensione Ottoburg una targa ricorda Milena e Kafka, per sempre insieme. In fondo le lettere che raccontano la loro storia d’amore sono nate a pochi metri, in una delle camere. E da allora non è cambiato molto.
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Anche per questo le celebrazioni dell’anniversario qui assumono un significato più intimo che altrove: rappresentano la naturale continuazione di un percorso avviato nel 2020 con il libro intitolato Kafka a Merano. Cultura e politica intorno al 1920 (Edition Raetia), a cura di Patrick Rina e Veronika Rieder. Saranno loro a guidare questo itinerario alla riscoperta di luoghi e aneddoti. Il progetto Kafka 2024 Meran/o è sostenuto dall’amministrazione comunale e prevede incontri letterari con la partecipazione di studiosi internazionali ed esperti come Guido Massino e Reiner Stach, biografo di Kafka. Ma anche recital, una mostra fotografica, approfondimenti sul turismo salutistico di inizio secolo e soprattutto le passeggiate storico letterarie sui luoghi di Kafka. E poi la dedica di una panchina all’autore de La Metamorfosi proprio di fronte alla locale Biblioteca.
In questo modo Merano custodisce il ricordo vivido e umanissimo dello scrittore che ha segnato la letteratura internazionale. Dall’Alto Adige Kafka scriveva a Milena:
I baci scritti non arrivano mai a destinazione, bensì vengono bevuti fino all’ultima goccia dai fantasmi sulla via.
Su una cosa almeno sembra avere torto. Quelli partiti da qui hanno valicato un secolo conservando intatta la grazia e la forza dei sentimenti che li animano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A Merano sulle tracce di Kafka a cento anni dalla morte
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