In una celebre lettera datata 1843 Charles Darwin scriveva:
Il viaggio sulla Beagle è stato di gran lunga l’avvenimento più importante della mia vita e quello che ha determinato tutta la mia carriera.
Di quella storica avventura che avrebbe modificato per sempre la storia dell’umanità, cambiando la maniera nella quale l’uomo percepisce se stesso, Darwin avrebbe preso nota giorno dopo giorno in un diario. Oggi quelle pagine, che narrano lo storico viaggio del brigantino Beagle, possono essere lette come la ricerca dell’intima essenza alla base di tutte le specie viventi.
Le note scritte dal grande biologo possono essere sfogliate come il resoconto di uno scienziato, ma anche come uno straordinario libro di viaggio che documenta la meraviglia intatta e inscalfibile di perlustrare mondi inesplorati.
Oggi quando visitiamo un posto sconosciuto siamo soliti scattare una serie di fotografie in cui immortaliamo ogni cosa su cui si posi il nostro sguardo, nel tentativo di prolungare la meraviglia che ci ha suscitato. Darwin invece non aveva che carta e penna in mano, e diede voce al proprio indescrivibile stupore scrivendo fiumi di appunti, pagine e pagine che arrivarono infine a comporre il suo colossale “diario di viaggio”.
Come lettori possiamo quindi seguire Charles Darwin nelle sue esplorazioni documentate nel Viaggio di un naturalista intorno al mondo, pubblicato da Einaudi nel 2017 in una nuova edizione con traduzione a cura di Mario Magistretti.
Darwin e il viaggio del Beagle
Il brigantino inglese Beagle salpò dal porto di Devonport, il 27 dicembre del 1831 per un viaggio che sarebbe dovuto durare solamente due anni, ma invece si protrasse per cinque. L’obiettivo era quello di rilevare i profili costieri del Sudamerica proseguendo poi verso l’Australia, nell’oceano Indiano passando per le Mauritius e in seguito per Città del Capo, circumnavigando le coste del Brasile sino al ritorno verso la città di Plymouth.
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Il famoso “Beagle” era un brigantino di appena 27 metri di lunghezza e 8 di larghezza con un equipaggio formato da 74 persone. Era guidato dal capitano Robert FitzRoy che per l’occasione insistette per avere a bordo un civile, che non facesse parte dell’equipaggio. L’eletto fu un giovane biologo di appena ventidue anni che si interessava di biologia. Il suo nome era Charles Darwin. Il ragazzo accettò di partecipare alla spedizione per raccogliere i dati necessari per svolgere le sue ricerche sulla flora e la fauna dei luoghi esotici.
Il primo incontro tra Darwin e Fitzroy non fu certo lusinghiero e il capitano fu tentato di scegliere un altro giovane per la propria spedizione. Il padre di Darwin poi si oppose al viaggio, che considerava inutile e pericoloso. La spedizione del Beagle era infatti minacciata da molteplici insidie: il naufragio, la morte per malattia dei naviganti, oltre al rischio insito nell’esplorare territori sconosciuti, selvaggi e senza legge.
Per una fortunata serie di eventi tuttavia il capitano FitzRoy ebbe un ripensamento e decise di far affidamento sul giovane e sprovveduto scienziato ventiduenne. Il padre di Darwin dovette desistere e alla fine l’audace Charles partì, con carta e penna alla mano e un’insaziabile sete di sapere.
Fu l’inizio di un viaggio avventuroso ai “confini del mondo” che avrebbe segnato una tappa fondamentale nell’evoluzione del pensiero umano.
Darwin compilò il proprio resoconto con disciplina e con l’arte descrittiva di un grande narratore. Nella prima pagina del diario infatti racconta la partenza della spedizione in questi termini:
Questo fu il primo di una lunga serie di giorni deliziosissimi che non ho mai più dimenticato. Il 16 gennaio 1832 gettammo l’àncora a Porto Praya, a Sant’Iago, la principale isola dell’arcipelago del Capo Verde. Veduto dal mare il contorno di Porto Praya ha un aspetto desolato.
La scoperta nell’arcipelago delle Galapagòs
Uno dei capitoli centrali del Viaggio di un naturalista intorno al mondo è costituito dall’arcipelago delle Galapagòs dove il Beagle approdò l’8 ottobre del 1835.
Proprio qui fu infatti spiegato a Darwin che poteva essere riconosciuta l’isola di provenienza delle tartarughe a seconda della forma del loro guscio. Le tartarughe furono la principale fonte di ispirazione della teoria darwiniana. Quell’informazione in seguito si sarebbe rivelata cruciale, quando si trattò di elaborare le prime teorie sulla differenziazione delle specie. Lo scienziato capì che il contesto in cui gli animali vivono e si riproducono rivestiva un ruolo cruciale nella loro evoluzione.
Nelle successive fasi di analisi Darwin identificò nei fossili trovati sulle isole specie simili che rappresentarono i primi indizi per la sua teoria. L’elaborazione dei suoi appunti gli avrebbe permesso di giungere alla conclusione della cosiddetta selezione naturale, ovvero che in natura esista una sorta di “lotta per la vita” che opera in modo selettivo sulle varie specie viventi.
Oggi gli “appunti di viaggio” di Charles Darwin sono a completa disposizione dei lettori che possono così sperimentare scoperta dopo scoperta le intuizioni che diedero forma al celeberrimo trattato L’origine della specie.
Il naturalista ci regala descrizioni meravigliose, degne di un grande romanziere. Ecco come Darwin descriveva la Terra del Fuoco:
L’azzurro del ghiaccio contrasta con il biancore della neve, circondato dal verde scuro delle foreste.
Dopo il ritorno in Gran Bretagna, Darwin pubblicò più di venti articoli scientifici tratti dai suoi diari. Quello del Beagle fu il più avventuroso dei suoi viaggi intorno al mondo, e purtroppo anche l’ultimo.
In una lettera, alcuni anni più tardi, lo avrebbe definito “il viaggio più meraviglioso della sua vita”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”: il diario ritrovato di Charles Darwin
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