A proposito del senso della vita
- Autore: Vito Mancuso
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2021
L’età presente, sempre più tragicamente focalizzata sull’avere (prestigio, riconoscimenti esteriori di ogni tipo, visibilità ad ogni costo, ricchezza, potere), con un narcisismo spinto, fa dimenticare all’uomo di essere. Essere chi o cosa?
Un individuo senza maschere. Semplice e naturale, unico e irripetibile, dunque felice, di quella felicità francescana che fa apprezzare ed amare ogni cosa, anche la più umile, intesa come "significazione" di Qualcuno più alto, Essere con la maiuscola, garanzia e substrato del nostro essere qui.
È questo il tema proposto dal teologo e filosofo Vito Mancuso, un cattolico sempre molto critico verso l’interpretazione della sua stessa religione, nel bel saggio A proposito del senso della vita (Garzanti, pp.112, 2021).
È lui a scrivere, in un altro suo lavoro, Io e Dio, parole lapidarie, antiautoritarie e libere, (come tutta la sua produzione intellettuale) che si collegano al senso del vivere:
[…] “vi può essere una disobbedienza al papa che esprime il vero cristianesimo. Ancora una volta, non è il principio esteriore di obbedienza all’autorità a risultare decisivo, ma quello interiore di autenticità.”
Già Eric Fromm aveva affrontato la questione dell’essere, con notevoli risvolti etici, nel suo Avere o essere?, ponendo un punto di domanda che non lascia alternative. Ovvero: avere, la brama del possesso, fa dimenticare chi siamo nella nostra interiorità. La proiezione esteriore di sé è un fattore di perdita. Alienazione.
Il libro di Mancuso sottolinea tale perdita e rimarca la necessità di ritornare alla nostra vera natura, attraverso il ritrovamento della "semplicità" originaria.
“Essere semplici, di quella semplicità naturale che sorge dal nostro interno, e che è il segreto della vera bellezza.”
Colpisce l’abbinamento della semplicità naturale alla bellezza.
È un riferimento dostoevskyiano: "La bellezza salverà il mondo?" chiede il principe epilettico ne L’idiota. Sì, questa bellezza è salvifica, perché fa percepire la freschezza, la meraviglia del bambino che, nonostante tutte le devianze, vive ancora nella nostra coscienza. Ma è finito nel fondo. È bello ciò che è vero. Platone descrive la bellezza come specchio della verità.
Semplicità da conquistare, afferma Mancuso, sebbene sia lo stato naturale. Direi allora: da riconquistare. Anche il maestro del Tao, Lao tze, invita a percorrere la medesima strada. Essere semplici, non semplicistici, significa essere saggi, amare la vita “in toto” e trarne piacere, senza rimanere schiavi del piacere stesso.
L’autore ha la capacità di creare un ponte tra culture e religioni, tra le visioni e il pensiero antico pre cristiano e il cristianesimo. “Conosci te stesso” era scritto sul frontone del tempio di Delfi. “La verità vi farà liberi” dice il Cristo Gesù. Vediamo una continuità che non viene spezzata.
Ritrovarsi è il senso della vita, vivere con la coscienza di sapere di vivere. È un processo che include il dolore, gli errori, la loro comprensione.
Cammino di conoscenza, cercata e conquistata volgendo lo sguardo all’interno, come raccomandava Agostino. È con-versione, cambiare la direzione dello sguardo. Allora saremo capaci di perdere l’abitudine di manipolare e schiacciare il prossimo, come di violentare la natura.
Il senso della vita è amare, afferma il teologo. Troppo semplice? Eppure quanto arduo è! Ama l’altro come te stesso è l’apice, il compimento.
A proposito del senso della vita
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