Anatomia di un istante
- Autore: Javier Cercas
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2010
La copertina è indispensabile per affrontare questo lungo e affascinante romanzo-verità che Javier Cercas ha appena pubblicato dopo anni di gestazione, come lui stesso dice nelle ultime pagine. In essa si vede la foto sfocata dell’istante in cui il tenente colonnello Antonio Tejero entrò urlando e sparando nell’emiciclo del parlamento spagnolo tentando un golpe la sera del 23 febbraio 1981. Un istante di fermo immagine.
A quell’istante, fondamentale per la storia della Spagna del dopo Franco, Cercas ha dedicato ricerche approfondite, ascolto di testimoni, revisione di testimonianze, carte, documenti, libri, articoli, nel tentativo, credo riuscito, di ricostruire analiticamente i fatti che hanno preceduto quel momento e tutte le conseguenze che ne sono scaturite. Dunque la sera del 23 febbraio quando il golpista Tejero entra alla testa di pochi uomini nell’aula dove si stava votando il nuovo Presidente del governo, Calvo Sotelo, che doveva succedere al dimissionario Adolfo Suarez, il panico si impossessa di tutti i presenti che, terrorizzati, cercano riparo agli spari sotto i tavoli o dietro gli scranni. Solo tre persone non accennano a muoversi e le riprese televisive li inquadrano immobili al loro posto e sono i protagonisti della storia che Cercas ci racconterà nel libro: Adolfo Suarez, il generale monarchico Gutierrez Muellado, il capo del partito comunista spagnolo Santiago Carrillo. La storia della Spagna del secolo scorso, dalla guerra civile al tentato colpo di stato per abbattere la democrazia appena ripristinata da solo quattro anni ci viene presentata attraverso queste figure emblematiche alle quali se ne affiancano numerose altre nel corso dell’appassionante narrazione: il re, Juan Carlos di Borbone, all’epoca del golpe appena quarantaduenne; il generale Armada, ex segretario del re e suo precettore; il generale Milans, convinto della necessità della riuscita del golpe. I personaggi storici che si affacciano nell’intricatissima storia del golpe, alla fine non riuscito, sono troppo numerosi per ricordarli tutti. I retroscena, gli intrecci, i doppiogiochisti, le ambiguità, i fraintendimenti, i diversi obiettivi ci consegnano l’immagine di un paese in cui la pur fragile democrazia riuscì ad avere la meglio sui numerosissimi militari e civili nostalgici del franchismo mai del tutto debellato, grazie alla forza di un uomo discusso, criticato, ostracizzato ma infine riconosciuto come il vero costruttore della democrazia spagnola, capace di interpretare i diversi umori del paese e le diverse ideologie, ma anche di conciliarli senza spargimento di sangue, con l’aiuto e il sostegno intelligente del sovrano.
Ma il fascino del libro sta nella qualità di grande narratore con cui l’autore ci accompagna nel cuore della congiura, paragonando i fatti di una democrazia giovane a quelli vissuti nel rinascimento italiano e interpretati da Niccolò Machiavelli. Il generale de Gaulle, Winston Churchill, Enrico Berlinguer compaiono nel corso dell’analisi compiuta da Cercas per fornire una panoramica ancora più completa alla ricostruzione di un istante che si dilata in una lunga e combattuta fase politica, la transizione.
Nell’ultima parte del romanzo, quella conclusiva, un capitolo si intitola “viva l’Italia” ed è dedicato al paragone tra Adolfo Suarez e il protagonista di un celebre film italiano di Roberto Rossellini, “Il generale della Rovere” interpretato da Vittorio de Sica. La ricostruzione della personalità di Suarez, dall’infanzia all’epilogo della sua parabola politica messa a confronto con il cialtrone italiano, spia dei nazisti, doppiogiochista ma alla fine redento e ucciso da un plotone d’esecuzione di fronte al quale incoraggiando i veri partigiani grida “Viva l’Italia”, la dice lunga sul giudizio contraddittorio che gli spagnoli di sinistra (così si definisce Javier Cercas) hanno avuto del loro presidente.
“Era uno del popolo, aveva aderito alla Falange, all’Azione cattolica, non avrebbe fatto nulla di male, lo capisci, no?”
Queste sono le ultime parole, riferite ad Adolfo Suarez, che il padre dello scrittore pronuncia in punto di morte, alle quali egli stesso risponde:
“…Non ho potuto evitare di chiedermi se ho cominciato a scrivere questo libro non per tentare di capire Adolfo Suarez, bensì per tentare di capire mio padre…..per continuare a parlare con mio padre…”
Ecco dunque che la storia del golpe dell’81, gli spari nell’emiciclo del parlamento spagnolo, la figura del re, la ritirata dei golpisti, non fanno che diventare nella epopea di Cercas la metafora di una contrapposizione generazionale ricomposta: figli che finalmente capiscono i padri, padri che hanno il coraggio di parlare del proprio imbarazzante passato con i figli, con il desiderio, ora verosimilmente realizzato, di costruire una società moderna, laica, tollerante.
Anatomia di un istante
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