Animali da macello
- Autore: Alda Teodorani
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Microstorie truci e sanguinarie che molto hanno da dire anche a chi la carne la mangia senza rimorsi; uno sguardo vendicativo che, prima di agire con precisione chirugica, osserva quella perversione umana che, a prescindere dalla specificità del caso, si riversa sempre su quel che, prossimo alla civiltà, è identificato come più debole.
Per capire un killer, ma anche una personalità meno narcisistica, è sempre opportuno iniziare dalla storia della famiglia: lo sanno bene Alda Teodorani e Simonetta T. Hofelzer che aprono “Animali da macello” raccontando l’infanzia felice e l’adolescenza disillusa di Karl, protagonista del libro. Quadretti felici di vita agreste, scorribande in campagna, animali da cortile liberi, affetti familiari sinceri, con principi tanto sani da praticare l’agricoltura biologica: un equilibrio invidiabile che, però, non ci mette troppo a vacillare e a rompersi, incalzato dalla necessità di guadagni che obnubila chi ha scelto la dura vita dei campi. Il nonno muore e lo spietato zio di Karl ha campo libero per distruggere l’idillio (il declino della società agricola e le aberrazioni dell’incipiente società industriale è un tema caro a Teodorani, lo avevamo già assaporato in “Gramsci in cenere”): battute di caccia e pesticidi, pannelli solari e agricoltura intensiva, animali selvatici scuoiati e animali da cortile in gabbia. Al ragazzo non resta altro che capitolare, rifugiarsi nei libri e, poi, fuggire in una squallida periferia metropolitana.
Lo ritroviamo cresciuto, impegnato a sfamare il demone della vendetta contro tutti quelli che i suoi altri amici li uccidono per mestiere, e sulle loro bieche attività riescono anche a riderci sopra a fine turno. Alla spietatezza dell’aguzzino fa da controcanto l’insistenza dolorosa delle voci amiche, le riflessioni amare che ogni animale di questa storia si concede e rilascia sulle pagine, come interludi che motivino il sangue, stavolta umano, che scorrerà poco dopo.
“Mi hai battezzato Oca (...) siamo insieme da un bel po’ di tempo e ho sempre cercato di darti il mio affetto, ho vissuto con te, diversamente dagli altri selvaggi ti ho seguito nelle tue fattorie, si è sviluppata tra noi quella che io pensavo fosse un’amicizia ma nel corso degli anni e dei secoli ti ho sentito usare il mio nome in senso dispregiativo. Perché non pensi che io sia bella? Le mie piume sono stupende, ho un collo lungo alla Modigliani, ho uno sguardo intelligente. Hai sempre avuto uno strano concetto di bellezza, cosa è per te l’estetica? Non ti accorgi quanto velocemente cambia?”
Il contrappasso è praticato con professionalità, senza emozione alcuna, alla fin fine è un lavoro come il loro, da svolgere in un vecchio mattatoio isolato, dove al dolore lancinante delle torture risponde solo un silenzio assordante. A Andrea Rivetti, 38 anni, turnista in una fabbrica di fois gras, ad esempio, è toccata una cannula da 30 centimetri nell’esofago, è stato nutrito a mais con cure ininterrotte
“Sono sette giorni che lo ingozzo a ciclo continuo. Il pavimento sotto di lui è pieno di merda, non si respira dalla puzza. Gli tasto il fianco destro e lui salta per il dolore. Non che ce ne fosse bisogno, si vede a occhi che il fegato è pronto. Spinge da dentro come un corpo estraneo, deformando la superficie della pelle. Secondo me siamo intorno ai due chili e mezzo, almeno quattro etti in più di come era prima (...) Vado al bancone dove tengo gli attrezzi e prendo il bisturi. (...) Tolgo la pelle e il sottile strato di grasso. Il fegato è già lì, che sbuca dal corpo, come se non vedesse l’ora di uscire”.
A ciascuno il suo, a ogni aguzzino la sua meritata sofferenza, il prontuario è breve ma ben assortito: dalla pellicciaia al medico vivisezionatore, fino a chi lavora i bachi da seta.
Un piccolo libro “Animali da macello”, una storia dal ritmo concitato e dal linguaggio realistico e fratto, un racconto filmico dalle scene rapide e veloci, che lascia campo libero all’azione e poco mostra di una personalità, quella del protagonista, che intuiamo complessa: Alda Teodorani e Simonetta T. Hofelzer concentrano però lo sguardo su una saggezza animale troppo facilmente dimenticata dalla contemporaneità, una saggezza che ricorda da vicino quella contadina, che suscita domande scomode su una sofferenza troppo (dis)umana, perché troppo gratuitamente dispensata.
Animali da macello - Animals to Slaughter
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