Antiafrodisiaco per l’amor platonico
- Autore: Ippolito Nievo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2011
Tra l’1 a.C. e l’1 d.C. il poeta latino Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-17 d.C.) divulgò i primi due libri dell’Ars amatoria, poco più tardi scrisse il terzo e a quest’opera fece seguire i Remedia amoris, che sono l’opposto dell’Ars, ossia un’opera che vorrebbe insegnare come liberarsi dell’amore. Ovidio scrisse:
«Afferra con mente pronta di che natura è l’oggetto del tuo amore, e sottrai il collo al giogo destinato a ferirti. Fa’ resistenza ai primi assalti: è tardi per la medicina, quando i mali si sono rafforzati in lunghi indugi».
Viene da chiedersi se sia possibile che Ippolito Nievo nel 1851 avesse in mente quest’opera, quando scrisse Antiafrodisiaco per l’amor platonico, un breve romanzo giovanile di cui lasciò un manoscritto ordinato, che tuttavia non pubblicò mai (la prima edizione risale al 1956, oggi il romanzo è edito per Marsilio a cura di A. Balduino).
L’Antiafrodisiaco rappresenta la prima prova narrativa dello scrittore padovano e cela il ricordo di una storia d’amore reale: quella tra il Nievo e Matilde Ferrari, che si interruppe bruscamente proprio nel 1851. Lo scrittore concepì questo libretto con l’obiettivo di dimenticare un’esperienza che evidentemente lo aveva segnato.
Nel testo l’autore rielaborò degli stralci delle lettere che si era effettivamente scambiato con la sua innamorata, ma nella nota aggiunta alla prima pagina della bella copia autografa, risalente al 1852, mostrò di essersi già pentito del romanzo che aveva ideato. Ammise che il libro era nato «sotto l’impressione di avvenimenti spiacevoli e di rabbie puerili», e in effetti i toni sono ancora adolescenziali; ciononostante scelse di non bruciare il suo lavoro poiché gli richiamava alla mente dei ricordi che gli erano cari e a cui non intendeva rinunciare.
Rileggendo gli avvenimenti passati con distacco e maggiore maturità, Nievo riconobbe di aver deformato i personaggi reali «attraverso il prisma del rancore vendicativo» e si sentì in dovere di dichiarare «false assolutamente tutte le proposizioni» in cui sentì di aver offeso l’onore e la delicatezza di quelle persone a cui aveva alluso con nomi fittizi.
È interessante riflettere anche su come la testimonianza del Nievo possa documentare il cambiamento dei rapporti tra i sessi negli anni in cui visse. All’inizio del capitolo Peripezie invernali egli scrive:
«È una gran cosa la Società – essa contrasta all’ozio la paternità di tutti i vizji! – Dico la società, intendendo di quelle unioni che si formano per conversare, per ridere, per ballare – di quelle unioni in cui le donne si lasciano conquistare da chi ha il solino più alla moda, e la barba meglio appuntata. Le nostre Signore non frequentavano il mondo, per cui eravamo noi i soli che andassimo a tener loro compagnia».
Nell’Antiafrodisiaco, per sua stessa ammissione, Nievo manca ancora di maturità emotiva, ma anche di esperienza letteraria e del resto la trama della storia non è granché. Perché allora si decise di stampare quest’opera e non di lasciare il manoscritto alle ricerche degli studiosi? Probabilmente la scelta fu dettata dal fatto che questo testo giovanile permette di comprendere la crescita umana e artistica dell’autore.
In quest’opera sono già palesi le convinzioni politiche rivoluzionarie e l’ironia di Nievo, inoltre si nota il suo studio e il suo interesse per i caratteri e le pose degli uomini che nel 1851 lo portarono a creare dei personaggi ancora prevalentemente macchiettistici. Questa indagine sulle inclinazioni e la psicologia dell’uomo però troverà il suo compimento nel vero capolavoro lasciatoci dal Nievo, anch’esso stampato dopo la sua morte, ovvero Le Confessioni d’un Italiano: il grande romanzo scritto tra il 1857 e il ’58 che fu edito per la prima volta nel 1867.
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