Appetito per il mondo. Saggi su letteratura, cinema e teatro (1966-2003)
- Autore: Peter Handke
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Pertubamento di Thomas Bernhard “un libro che non mi dava tregua”. Bertold Brecht “uno scrittore che mi ha fatto riflettere”. Franz Kafka “era bello (…) Tutti gli accusati sono belli”. Pensieri e parole sul filo dell’esattezza espressiva sono di Peter Handke, scrittore sublime quanto sui generis. Che le sue opinioni riguardino gli ambiti di letteratura, cinema, teatro, arti figurative (e quant’altro) le costanti si riconducono allo spessore e alla lucentezza della prosa. Appetito per il mondo. Saggi su letteratura, cinema e teatro (1966-2003) (Meltemi, 2022, traduzione a cura di Davide Di Maio e Gabriella Pelloni) è il libro che lo riprova: il compendio scelto dell’attività saggistica di un premio Nobel, tra teoria e prassi del suo“romanticismo letterario”, decisa antitesi all’impegno in letteratura teorizzato da Sartre e dai suoi epigoni.
Vale la pena stralciare un passaggio da La letteratura è romantica (pag. 13), per accennare all’idea del nitore speculativo dei saggi.
"La visione del mondo di chi si impegna è un’utopia, è la visione del mondo futuro. Dopo Sartre, lo scrittore impegnato smaschera la visione falsa del mondo, dando i segnali per un cambiamento. Ma poiché ogni visione del mondo è normativa, ossia consiste di valori e nessi di valore, e non di cose e di circostanze, anche la scoperta della visione falsa del mondo è necessariamente un giudizio, è necessariamente normativa (quando si definisce qualcosa falso, si sta già dando un giudizio). La persona impegnata non rappresenta affatto il mondo “com’è” (Sartre), lo rappresenta come pensa che non dovrebbe essere pertanto non rappresenta il mondo, ma la sua visione del mondo, una visione che sancisce dei valori (…) La visione del mondo della persona impegnata non è ontologica, non è un’immagine di quel che è, ma di quel che dovrebbe essere”.
Attraverso successive articolazioni, ne deriva, secondo Handke, che l’impegno “è un concetto non letterario”. Chi fra i lettori ha frequentato i suoi ambiti letterari (narrativi, drammaturgici, poetici) sa come abbia fatto di tutto per dimostrarlo. Quello di Handke è un insistito soffermarsi su una doppia paesaggistica interiore-esteriore, attraverso la quale fissa la condizione umana nei dettagli reconditi e in relazione al mondo. Traspare anche dai saggi di Appetito per il mondo. Ai tempi dei suoi scritti sulla guerra jugoslava, Handke ha ulteriormente rivendicato il suo punto di osservazione di “scrittore”, specificando, aldilà delle polemiche, che il narratore opera solo sulla scorta degli strumenti propri del linguaggio artistico. Declinata per opere di prosa e poesia, quella di Handke appare allora come una ripetuta coniugazione dell’opera d’arte che “spiega il contesto e si spiega nel contesto”.
Non è un caso che Peter Handke faccia il paio con il cinema sconfinato di Warner Herzog (Il mistero di Kaspar Hauser, Prima del calcio di rigore): in virtù della propria trans-medialità, l’opera d’arte ci rivela della realtà l’aspetto più durevole, più di qualsiasi analisi obbiettiva. Il passaggio che segue risulta ulteriormente indicativo della poetica attraverso cui, in Handke, si esplicitano i panorami reali e quelli psicologici dell’osservatore.
“Fino a qualche tempo fa guardavo quasi sempre solo a terra. Adesso, quando rileggo, le prime cose che ho scritto, ho l’impressione di vedere una persona con lo sguardo abbassato, tante sono le cose a terra che vi sono descritte., e tanti sono i dettagli. Un guanto abbandonato, l’involucro di cellophane di un pacchetto di sigarette appannato dalla rugiada, mani nel grembo senza volti…Consideravo tutto questo come un segno di ciò che non vedevo – di quell’estraneità ben più monumentale delle espressioni umane che, se solo fossi stato in grado di guardare in alto, si sarebbe rivelata nel paesaggio, anche se non codificata in modo così poetico come nell’immagine di una mela morsicata nella grata di un canale, negli edifici e nelle fughe delle strade (…) Lo sguardo rivolto verso il basso non era altro che un gesto di difesa di fronte a tante immagini inumane” (I falsi segreti della tecnocrazia, pag. 123).
Sulla scorta della sorprendente vivacità evocativa, anche gli interventi saggistici contenuti in Appetito per il mondo" irretiscono e persuadono, quasi senza volerlo, il lettore. Che si confermi critico rispetto al disumano delle società attuali, delle espressioni artistico-culturali che ne discendono, o lucido narratore di “metafisiche” sottili legate a geografie dell’arte e della vita, il Peter Handke che traspare da questa sua antologia trattatistica induce a riandare alla sua, altrettanto imperdibile, produzione poetica e narrativa.
Appetito per il mondo. Saggi su letteratura, cinema e teatro (1966-2003)
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