C’era una volta la Rivoluzione di Filippo Pace

"C’era una volta la Rivoluzione" di Filippo Pace, edito da Cultura e dintorni nel 2012, celebra la nostalgia come condizione esistenziale dell’essere, a prescindere da eventi e situazioni che la originino. Il ritrovamento del cadavere di Paola Moreno, ragazza immagine del "Predatore", innesca, infatti, il rincontrarsi di Nicola e Giuseppe, il primo commissario e il secondo principale sospettato, amici d’infanzia e nemici nel presente del 2006, in Costa Smeralda, luogo nel quale è ambientata la storia. Il loro nuovo incontro, nella brutalità del presente, si confronta con la percezione del tempo che entrambi hanno.

Un giallo, sì: chi è l’assassino? Sarà veramente Giuseppe? E soprattutto: Nicola obbedirà al suo ruolo e avrà il coraggio di andare fino in fondo nelle indagini, anche a costo di rovinare il suo amico e distruggere il loro comune passato di bambini?
Un giallo, certo, ma più a livello metafisico, dietro l’apparente messa in scena degli stereotipi del genere, con gli interrogatori, i nuovi omicidi e persino concessioni al bizzarro (le ragazze che si esibiscono nude in una partita di calcio).

Che cos’è il tempo, come agisce sugli uomini, sulle loro certezze e sulle loro paure? Che cosa rimane dell’inganno dell’infanzia? Che cosa segue dietro l’azzurro immobile del mare, simbolo ambivalente di morte e futuro?
Queste sono le domande che pone il libro. Le risposte s’infrangono nelle dolci poesie di Paola Moreno, prostituta assassinata, marionetta inutile nelle mani della Storia e motore propulsivo della vicenda, fino all’imprevedibile finale che, come vuole la tradizione del Giallo, sorprende il lettore.

"Più tardi arriverà la corsa, a sera, e l’abbraccio e il bacio rubato e la finta battaglia di fronte al bambino di sei anni che ancora non capisce e i sussurri lievi carichi di promesse e la voce della notte che si accende languida e annuncia l’alba, l’autunno, l’inverno e l’estate che non verrà mai"

Il taglio è letterario, la prospettiva barocca. Il divertimento, comunque, grazie anche al sarcasmo e all’ironia, non manca mai.