Caesar
- Autore: Antonella Prenner
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2020
La fascetta firmata da Paolo Mieli impedisce di vedere subito la corona d’oro splendente che Rizzoli ha scelto per la copertina di Caesar, simbolo adeguato a riassumere il nuovo romanzo storico di Antonella Prenner. Dopo averci raccontato Cicerone, con gli occhi della figlia amatissima Tullia, nel best seller Tenebre (Sem), ora la filologa latinista si serve di un’altra narratrice, Servilia, per entrare negli anni terribili del passaggio dalla Res Publica a una dittatura che ebbe per protagonista Gaio Giulio Cesare e che segnò in modo indelebile la storia di Roma.
Servilia è una nobile matrona romana che fu amante di Cesare per tutta la vita. Si erano conosciuti nell’infanzia, quando il futuro padrone di Roma era un ragazzino magro ma intelligentissimo; subito aveva litigato con Catone, il fratello di Servilia, innestando una rivalità che avrebbe avuto tragiche conseguenze. Quasi impossibile riassumere quegli anni convulsi che portarono Cesare a varcare il piccolo fiume Rubicone, perché da quel momento tutto cambiò nella storia pubblica e nella vicenda politica e personale di Cesare, e di conseguenza anche di Servilia. Lui aveva avuto tre mogli, lei due mariti. Eppure la loro passione, che durò tutta la vita, fu bruciante, ininterrotta, anche se vissuta da Servilia, la voce narrante, in modo alterno: regina del cuore e dei sensi del futuro dittatore, ma anche oggetto, bagaglio, trascurata, umiliata, abbandonata.
Nelle pagine avvincenti del libro la passione tra i due viene raccontata con la sensibilità di una donna che per il suo amante trascura dignità, famiglia, affetti: prima di tutto viene lui, che la vuole con sé nei gelidi inverni, in accampamenti e locande che non offrono conforto a una donna bellissima ma ormai non più giovane: i capelli grigi e crespi si affacciano dai veli che li coprono, nelle lunghe veglie solitarie l’attesa del corpo dell’amato a cui stringersi è sempre più rara. Cesare circondato dai suoi fedelissimi è preso dai pensieri e dalle decisioni che faranno di lui l’unico vincitore, in una serie di battaglie sanguinose, delle guerre civili che misero l’uno contro l’altro amici, figli, parenti.
L’Italia, la Gallia, la Grecia, l’Egitto, i luoghi delle gesta che portarono Cesare e sconfiggere Pompeo sono descritti da una dolente Servilia, che incontra mentre è al seguito dell’uomo adorato i personaggi più significativi di quel periodo drammatico: ecco Cicerone, che si è schierato contro Cesare, ecco Tito Labieno, e ancora Marco Giunio Bruto, il figlio di Servilia che forse, dicono i pettegoli nel Foro, è figlio dello stesso Cesare.
Ma quello che mi ha colpito nel racconto coltissimo ma umano di Antonella Prenner è il ruolo di primo piano attribuito alle donne, che nella storia, e soprattutto in quella dell’antichità, non sempre sono state poste e raccontate nel ruolo che meritano. Aurelia, la madre del generale, amata e ascoltata dal figlio che ne accoglie i saggi consigli; Giulia, la figlia prediletta, sposata all’ormai anziano Pompeo e sacrificata al potere, morta troppo presto inutilmente. E ancora Calpurnia, l’ultima giovane moglie di Cesare, vedova e sola, forse non troppo considerata dal marito potente, idolatrato da uomini e donne. Le figlie di Servilia, Tertulla, Giunia, giovani donne che vivono lontane dalla madre, chiacchierata e presa solo dalla sua passione; e ancora un’anziana prostituta della Suburra, Lidia, che aveva conosciuto Cesare in gioventù e che l’uomo aveva sempre protetto.
Tra tutte loro non può che emergere la splendida e misteriosa Cleopatra. Alla pronuncia del suo nome dal suono melodioso, Servilia trema: capisce che è arrivata la fine della sua appartenenza a Cesare. Con la regina d’Egitto, che gli darà un erede, non può davvero più competere.
Ci sono tanti temi e spunti da analizzare nel libro, soprattutto la lingua che l’autrice costruisce con rara sensibilità: sembra di sentir tradurre Lucano, Tito Livio, Plutarco, Lucrezio, Svetonio, Cicerone, Catullo, eppure la forma italiana che leggiamo è lirica, armoniosa, leggera, anche se si descrivono combattimenti feroci, assedi interminabili, vinti e vincitori, teste mozzate, nemici incatenati e torturati. Ma la voce di Servilia, la matrona che non si tinge più i capelli con le tinture batave e non si cosparge più il corpo con unguenti raffinati, magari appena giunti dall’Egitto, il regno della sua rivale, è la voce di una donna sconfitta, dopo aver avuto l’amore incondizionato di Cesare, essere stata l’unica donna davvero prescelta per le confidenze, il sesso vissuto con gioia, la fiducia totale. Un sacchetto con un dado, un’aquila d’argento, un lungo papiro scritto a mano dal suo amante sono quanto resta a questa Venere, così l’aveva definita Cesare, al culmine della loro storia. In un passo del libro Servilia, parlando con ostilità di suo fratello Catone, il futuro Uticense, che aveva ceduto in prestito sua moglie Marcia, afferma che:
“Le donne meritano di stare al mondo solo per un motivo, generare figli. Non per sé o per i padri, ma per Roma.”
Il quadro della società romana così profondo e articolato che Antonella Prenner ci regala in questo coinvolgente romanzo ci fa ripensare alle storie che abbiamo studiato a scuola, agli slogan che abbiamo imparato a memoria, alle frasi celebri estrapolate da un contesto ben più complesso. Con rara competenza storico-politica la scrittrice ci aiuta a rileggere da un punto di vista originale, diverso, la storia dei nostri progenitori, senza conoscere la quale è difficile leggere anche il nostro presente: oltre alla piacevolezza della lettura, forse è anche questo il merito di questo libro, capace di far rivivere le passioni, gli errori, le scelte dolorose, i lutti, le sconfitte, facendole emergere dai monumenti, gli edifici, le statue, i testi, che sono l’eredità che ci è stata consegnata.
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