Lo scrittore americano David Foster Wallace viene ricordato spesso come un genio postmoderno, troppo avanti per il suo tempo. Dietro questa motivazione si maschera la sottile allusione al suo suicidio, alla sua morte prematura all’età di soli quarantasei anni. Wallace si tolse la vita il 12 settembre 2008, nella sua casa di Claremont, in California, dopo aver lasciato un biglietto d’addio alla moglie Karen Green.
Ora, a posteriori, nelle sue parole conservate in frasi, citazioni, aforismi, tutto in lui appare strabordante, eccessivo, incontenibile come il suo romanzo capolavoro di oltre mille pagine, di dimensioni bibliche, Infinite Jest. Alla sua persona si associano parole luminose che operano una sorta di divinizzazione: “virtuoso”, “geniale”, “visionario”.
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Alto (superava il metro e ottanta), bello, biondo, studente brillante e abile atleta, David Foster Wallace era il miglior prodotto della cultura wasp americana (letteralmente: appartenente o relativo alla classe dei bianchi di origine anglosassone e di religione e cultura protestante, Ndr) e anche il più acerrimo nemico di quella cultura basata su successo, denaro, popolarità che puntualmente nei suoi scritti contestava.
Nel 2011 è uscito per minimum fax il libro Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta che raccoglieva le ultime interviste allo scrittore, raccolte dal giornalista del Rolling Stone David Lipsky che aveva trascorso cinque giorni con lui girando per le librerie e i sobborghi cittadini. Lipsky registrò le parole di Wallace e ne ottenne una lunga intervista. Il giornalista non si accorse che alcune affermazioni suonavano già come un addio precoce:
Per quanto mi riguarda, come maschio americano, il volto che do a quel terrore (il terrore di vivere, Ndr) è la nascente consapevolezza che nulla è mai abbastanza, mi spiego? Che il piacere non è mai abbastanza, che ogni traguardo raggiunto non è mai abbastanza. Che c’è una sorta di strana insoddisfazione, di vuoto, al cuore del proprio essere, che non si può colmare con qualcosa di esterno.
Oggi lo si commemora affermando: è morto perché era un genio, come a insinuare che anche l’eccesso di talento può uccidere una persona. La tristezza per la morte di Wallacetuttavia si accompagna anche alla sensazione che, nonostante ci abbia lasciato fiumi di parole, il suo romanzo più bello dovesse ancora scriverlo, che la sua opera sia drammaticamente incompleta. Del resto lo pensava lui stesso, non era riuscito a portare a termine la sua ricerca, malgrado ci credesse con tutto sé stesso:
La letteratura si occupa di cosa cazzo voglia dire sentirsi un essere umano
Così affermava David Foster Wallace in un’intervista, ora raccolta in Un antidoto contro la solitudine, edito sempre da minimum fax. Dicono che nulla come la narrativa di Wallace mostrasse agli uomini il significato di essere vivi, lui, il genio postmoderno, ha avuto la capacità di visionaria di trasformare in letteratura i pensieri esattamente così come sono pensati.
Scopriamolo attraverso le sue frasi più celebri che sono davvero un vangelo di citazioni da recitare a memoria per sopravvivere nella giungla del mondo contemporaneo.
Le frasi più celebri di David Foster Wallace
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La letteratura e la poesia riescono a farmi sentire umano, a eliminare quel senso di solitudine, a mettermi profondamente e significativamente in comunicazione con un’altra coscienza, in una maniera del tutto diversa da quanto riescano a fare altre forme d’arte.
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L’arte seria dovrebbe farci affrontare cose che sono difficili dentro di noi e nel mondo.
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Se ci esercitiamo ad affrontare sempre meno e a provare sempre più piacere, la daremo vinta alle cose commerciali.
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Definirsi in opposizione a qualcosa significa essere ancora anaclitico nei confronti di quella cosa, giusto? [...] E gli uomini che pensano di odiare ciò di cui in realtà hanno paura di avere bisogno non sono molto interessanti, credo io. (da Infinite Jest)
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La vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. (da Infinite Jest)
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Dio potrebbe inserire la questione se crediate nell’esistenza di un Dio o meno piuttosto in basso nella lista della cose sul vostro conto che a lui/lei/esso interessano. (da Infinite Jest)
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Non chiedere PERCHÈ / se non vuoi MORIRE / fai quello che ti viene DETTO / Se non vuoi MORIRE (da Infinite Jest)
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L’ingiustizia è una maestra rigida, ma impareggiabile (da Infinite Jest)
Recensione del libro
Infinite Jest
di David Foster Wallace
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Ho detto alla ragazza sapor di cannella che questo non mi verrà mai perdonato. Mai. Che quando raggiungi un certo punto della tua storia e una certa situazione sei legato a della gente, sei parte di qualcosa di più grande. Che tutta la costellazione diventa come un liquido, e qualunque tipo di agitazione la fa increspare tutta. Mi ha chiesto chi è stato il primo a dire mai dire mai. Le ho detto che dev’essere stata una persona molto sola.
- “L’intensità del tuo amore crea quella che si potrebbe chiamare una situazione organica: un corpo non può camminare senza gambe, due gambe non possono camminare senza un corpo. Lui diventa il tuo corpo. (da La ragazza dai capelli strani)”
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«I mari sono mari solo quando si muovono» sussurra Julie. «Sono le onde a impedire che i mari sembrino semplicemente delle enormi pozzanghere. I mari sono fatti soltanto dalle loro onde. E ogni onda del mare alla fine è destinata a incontrare ciò verso cui si muove, e a infrangersi. [...] Un’onda che si infrange su uno scoglio e abbandona la sua forma in un gesto che esprime quella forma. Capisci?» (La ragazza dai capelli strani)
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Vuoi sapere cos’è che veramente non amo? Non amo questa morbosa ossessione di misurare, e di chiedere che si dicano cose, e di inchiodare, e di avere e di raccontare. È una specie di mania ossessiva che mi soffoca, per non parlare di quanto mi deprime. (tratta da “La scopa del sistema”)
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Secondo me il motivo per cui la gente si comporta male è che fa veramente paura stare al mondo ed essere umani, e siamo tutti tanto, tanto spaventati. […] La paura è la condizione di base, e ci sono motivi di tutti i tipi per essere spaventati. Ma […] il nostro compito qui è di imparare a vivere in modo tale da non essere costantemente terrorizzati.
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Pensi ai mondi di cui queste persone hanno fatto parte. Mondi. Sono letteralmente passati dalla stalla alle stelle. C’è da tremare già al semplice pensiero dei cambiamenti tecnologici cui hanno assistito. Come si può pretendere che una persona riesca anche solo a cominciare a orientarsi, rispetto a una simile serie di cambiamenti nelle caratteristiche fondamentali del mondo? Come si può anche solo cominciare a capire qualcosa della proprio collocazione in un sistema, quando si fa parte di una regione che ha un rapporto così problematico con il resto del mondo, un mondo cui a sua volta è negata qualunque caratteristica stabile e comprensibile per il semplice fatto di dover continuamente cambiare, e cambiare radicalmente? (tratta da La scopa del sistema)
Recensione del libro
La scopa del sistema
di David Foster Wallace
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Quello che avviene dentro è troppo veloce, immenso e interconnesso e alle parole non rimane che limitarsi a tratteggiarne ogni istante a grandi linee al massimo una piccolissima parte. (tratto da Oblio)
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Lo fa sentire speciale, è vero. Ma essere speciali non è molto lontano dall’essere soli.
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Esatto. Intendo svilupparmi all’infinito e raggiungere dimensioni incommensurabili.
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Le graduatorie tendono a farvi capire a che punto siete, non chi siete.
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Le persone sole tendono a restare sole perché rifiutano di sostenere i costi psicologici richiesti dal vivere in mezzo agli altri esseri umani. Sono allergici alle persone.
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I limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all’infinito.
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È vero che gli avvenimenti più vividi e duraturi della nostra vita sono spesso quelli che avvengono alla periferia della nostra consapevolezza. (tratta da Oblio)
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Sono Felice? è una di quelle domande che, se proprio devi fartele, hanno già la risposta incorporata. (tratta da Oblio)
Recensione del libro
Oblio
di David Foster Wallace
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Tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi dagli altri.
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«Imparare a pensare» di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: David Foster Wallace: le frasi più celebri dello scrittore postmoderno
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