La scopa del sistema di David Foster Wallace

PAROLA.
E’ il centro del complessato mondo di Lenore Beadsman, giovane e intellettualmente super-dotata centralinista della cialtronesca casa editrice Frequent and Vigorous; fidanzata con l’impotente Rick Vigorous, che, invece di soddisfarla sessualmente, a letto le racconta storie; padrona di Vlad l’Impalatore, uccellino parlante a sproposito per colpa del LSD.
Lenore ha una nonna, Nonna Lenore, allieva di Wittgenstein, che le ha impartito due grandi insegnamenti:

1. esiste solo ciò di cui si può parlare
2. ogni cosa per esistere deve avere una funzione. Ad esempio, la SCOPA, la sua funzione è assolta dalla "chioma" o dal "manico". Non è così semplice: se si deve pulire è più importante la chioma, d’accordo, ma se volessi spaccare una finestra?

Un giorno Nonna Lenore fugge dall’ospizio e Lenore ne comincia la ricerca.
"La scopa del sistema" è un libro difficilissimo, ma di una bellezza vertiginosa. David Foster Wallace era ritenuto l’ultimo grande scrittore americano e basta leggere il periodo con cui si apre il primo capitolo di questo suo primo (di due, ahinoi!) romanzo per capire il perché.
E’ un delirio di bambole gonfiabili spacciate per fidanzate, uomini che vogliono mangiare tutto il mondo, centralini impazziti, gatti da benedire...
Giunta quasi a ritrovare la Nonna, Lenore scoprirà la PASSIONE, farà (veramente) sesso e subito dopo, per la prima volta nella sua vita, piangerà. E poi sparirà dal libro. Senza morire, senza un motivo. Uscirà dal mondo della parola che vuole raccontare tutto di lei, definire tutte le sue funzioni, e comincerà a vivere. A terminare il romanzo l’impotente, infelice, verboso Rick Vigorous, che promette di raccontare che fine ha fatto Lenore.