Verso Occidente l’impero dirige il suo corso
- Autore: David Foster Wallace
- Casa editrice: minimum fax
David Foster Wallace ha preparato un frullato squisito, ricetta segreta, e me lo offre da bere. Lo mando giù tutto d’un fiato, facendo ben attenzione ad assaporarlo sulla punta della lingua: è denso, fresco, fruttato, dal retrogusto leggermente amaro. Mi trovo davanti alla rara condizione di dover leggere l’introduzione, se voglio capirci qualcosa di questo romanzo. Solo allora gli ingredienti vengono a galla: John Barth, il racconto "Perso nella casa stregata" di Barth, la metafiction barthiana, l’uso della metafiction, la critica aspra alla metafiction stessa. Dopodiché l’autore frulla tutto ed ecco che viene fuori "Verso occidente l’impero dirige il suo corso".
La "metafiction", corrente letteraria di cui John Barth è uno dei rappresentanti storici, presuppone che il lettore non dimentichi mai quanto un romanzo o un racconto sia, in fin dei conti, un prodotto artigianale dello scrittore, con le sue regole grammaticali, strategie narrative e artefici letterari, per quanto disarmante possa essere il risultato.
Wallace descrive, nell’arco temporale di poche ore, il viaggio di sei personaggi equivoci attraverso i campi sterminati di granoturco dell’Illinois, la cui meta, ovvero un mega raduno di tutti gli ex attori partecipanti a spot televisivi dei ristoranti Mc Donald’s, non verrà mai raggiunta. I sei protagonisti, ognuno carico delle proprie nevrosi e solitudini, viaggiano a bordo di un’auto assurdamente assemblata, in un’atmosfera claustrofobica, ipnotica, alienante. L’illusione del solipsismo, vera piaga sociale dei nostri tempi, viene sbriciolata mettendo a nudo una crudele verità: nessuno di noi è speciale, nessuno di noi è fatalmente destinato a qualcosa di migliore, o perlomeno non più degli Altri.
David F. Wallace ha scritto un romanzo insopportabile, crudo e geniale, che fa venire il mal di testa. Il suo stile innovativo e irriverente ha fatto scuola, anzi dovrebbe entrare nelle scuole. Una vera e propria fitta al petto, mentre si scorrazza per i verdeggianti campi dell’Illinois, tormentata metafora di quello che ognuno di noi si porta dentro.
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