Densità
- Autore: Raffaele Notaro
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2021
Quando un libro ti viene consigliato da un altro scrittore si arricchisce di una peculiarità più sottile. Quando poi lo scrittore è Andrea Donaera le aspettative si alzano e, per fortuna, la lettura di Densità (Mondadori, 2021) di Raffaele Notaro non solo ha soddisfatto le mie aspettative ma si è insinuata nella mia mente offrendomi prospettive di analisi inaspettate.
Inizio con il dire che Densità non è un libro facile e non poteva essere scelto titolo migliore: è perfetto. Lo stile narrativo e stilistico è talmente denso da non permettere alcuna distrazione nel lettore, ma vi assicuro che il libro merita assolutamente di essere letto.
La morte dell’adolescente Filippo mette a soqquadro l’equilibrio di un piccolo paesino di provincia del Sud. Il chiacchiericcio che si insinua tra le case, nella gente e nelle relazioni mette in bilico le relazioni familiari e disorienta la tranquilla e pacata vita semplice di Castel Carpino. Filippo si è suicidato? E se davvero lo ha fatto, perché lo ha fatto? Qualcuno lo ha spinto e/o indotto al suicidio tanto da poter parlare di omicidio? E, soprattutto, qual è stato il ruolo del suo migliore amico, Gabriele?
Detta così Densità sembra rientrare in un romanzo di formazione dalle tinte noir, eppure, osservando bene tra le righe, ascoltando i dialoghi e gli intesi percorsi interiori dei protagonisti ecco scoprire quale sia il reale protagonista del romanzo: le voci. Esatto! Le voci di paese capaci di marchiare per sempre una persona, le dicerie della gente responsabili della serenità di tutti, le azioni non consone al pensiero perbenista e borghese che induce chi a fuggire lontano, chi a resistere nonostante tutto, chi a nascondersi in se stesso, chi a piegarsi fino a non riconoscersi, chi a essere marchiato per sempre come strano, diverso, non adatto a, strano.
Le voci. I pettegolezzi. Le insinuazioni. Particolarità comuni non solo alla provincia ma che, nei confini ristretti di un paesino, costringono tutti a mettere in primo piano il giudizio degli altri, a sottostare al parere positivo o negativo di uno sguardo capace di innalzare chi è ricco e bello in una rispettosa considerazione e murare chi è povero e brutto in una inespugnabile povertà.
Le insinuazioni penetrano nella vita intima delle persone segnandole, facendo scaturire profondi sensi di colpa per azioni mai commesse e macchiando e marchiando anche la bellissima relazione di profonda amicizia come quella tra Filippo e Gabriele.
"Voi eravate proprio così, come quei due mari. Visibilmente diversi e attraversati da caratteri opposti. Eppure vicinissimi. Vi toccavate senza mischiarvi uno nell’altro. Senza confondervi. L’ho capito in quel momento quanto fosse triste. Mi disse. ’L’amicizia è questo, una differenza di densità. Ti permette di rimanere te stesso anche quando sei vicino a una corrente impetuosa’."
È come se tutti i personaggi avessero l’esigenza di respirare aria limpida, pulita, ma ciò che li circonda fosse ricoperto da una pesante coltre di pregiudizi, di stereotipi, di maldicenze che, come fango, non fanno altro che comprimere, inabissare e nascondere le emozioni. Ciascun personaggio, singolarmente, soffre per un unico anelito: potersi sentire amato, protetto, abbracciato e libero di essere ciò che è.
“Tornava in superficie persuaso che quella sensazione in bilico tra il pericolo di un’effrazione e la gioia di una prossimità senza giudizi fosse ciò che tutti chiamavano famiglia.”
Questo pensa Gabriele, ingenuamente innamorato delle materne attenzioni della madre di Filippo mentre nella sua casa vive quasi in punta di piedi, senza riuscire mai a esprimere i propri sentimenti, quasi fosse invisibile perché diverso per la sua difficoltà a leggere, per quel suo modo di individuare le parole in una lingua tutta sua, per quel suo non essere uguale a tutti gli altri.
In fondo tutti nascondono qualcosa: desideri, bisogni, aspettative, sogni. Come Angela, la madre di Gabriele che si chiede “quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva usato quel trucco per nascondere i mozziconi di sigaretta di Elide?", nella sua continua ricerca di “sistemare tutto e riprendersi il proprio posto in società; una discreta e innocua rispettabilità, semmai ne avesse avuta una prima”, mentre si domanda quanto debba “essere grande un buco per sotterrarcisi dentro”.
Passaggi intensi che caratterizzano i personaggi di Densità, dimostrandoci la bravura di Notaro a far emergere le voci dei protagonisti anche quando questi non parlano. L’autore incalza tra passato e presente facendoli apparire sullo stesso piano temporale, come se l’uno fosse zavorrato dall’altro mentre i singoli personaggi sembrano collimare in un’unica grande voce corale sulla vastità dell’incomunicabilità del genere umano e sulla abissale solitudine con quale sopravvivere.
Leggendo Densità ci si chiede chi sia davvero responsabile della solitudine e dell’abisso di un singolo quando l’intera comunità è rea di nutrirsi di conformismo, di lavare i panni sporchi in casa, pronta a lodare solo ciò che è onorabile mettere in mostra perché bello, ricco e promettente, mentre condanna all’isolamento chi risulta brutto, povero e senza alternative, relegandolo senza soluzione di continuità in un angolo.
Densità
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