Finalmente le ali!
- Autore: Maurice Leblanc
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2020
Elliot, nella collana Raggi, edita per la prima volta in Italia Finalmente le ali! (2020, titolo originale Voici des Ailes, prefazione di Stefano Pivato, traduzione di Elisabetta Garieri) di Maurice Marie Émile Leblanc, (Rouen, 11 novembre 1864 – Perpignano, 6 novembre 1941), pubblicato dallo scrittore francese nel 1898 presso l’editore parigino Ollendorf.
“Tutti e quattro, uno dietro l’altro, fecero una larga e prudente curva, rallentarono sulla ghiaia del giardino e, mettendo i piedi a terra, si lasciarono cadere di lato”.
Guillame e Madeleine insieme a Pascal e Régine, decidono di lasciare Parigi per compiere un tour in bicicletta tra la Bretagna e la Normandia. Alla fine dell’Ottocento nulla dà meglio l’idea di velocità di questo veicolo così elegante e particolare, nonché stabile, che ha due ruote uguali con raggi sottili e vibranti come nervi.
Osservando la bicicletta si può notare che ha un’armonia estrema, data da una grazia fatta di forza e leggerezza. C’è poco da fare, la bicicletta possiede una bellezza speciale, indiscutibile, anzi seducente. Talmente seducente che il veicolo sarebbe stato galeotto per le due coppie francesi, pedala oggi, pedala domani, che si sarebbero scambiati i rispettivi partner, senza nessun rimpianto. Vacanza terminata, due nuovi amori sbocciati, complice la bicicletta, che qui esaltava la libertà e l’uguaglianza fra i sessi.
Influenzato da scrittori del calibro di Gustave Flaubert e Guy de Maupassant, Leblanc, noto come il “Conan Doyle francese” per l’invenzione del personaggio immaginario di Arsenio Lupin (apparso per la prima volta nel 1905), il ladro gentiluomo protagonista di numerosi libri dai quali sono state realizzate trasposizioni cinematografiche e televisive, scrisse, senza saperlo, il romanzo capostipite della letteratura sulla bicicletta.
Finalmente le ali! appare a chi legge come un inno d’amore letterario per la bicicletta, vista come simbolo di libertà e di emancipazione. Non è dunque un caso se il libro che riscosse subito un notevole successo in terra francese, nell’Italia umbertina cattolica perbenista e conservatrice non sarebbe mai potuto essere pubblicato.
Quella stessa bicicletta vista soprattutto per le donne come strumento di perdizione, nel testo del creatore di Arsenio Lupin, grande appassionato di bici e vincitore di un Tour de Bretagne, diventa il simbolo dell’amore.
“Seguì un lungo silenzio. Gli altri due erano già lontani. Immobili, li vedevano rimpicciolirsi e rimpicciolirsi, come cose che stanno per svanire, confondendosi all’orizzonte”.
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