I segreti d’Italia. Storia, luoghi, personaggi nel romanzo di una nazione di Corrado Augias

Corrado Augias, un nome, una garanzia: scrittura sobria, semplice, elegante, chiara. Articoli e prosa, quando scrive libri, scorrono come olio alla lettura.

Pubblicato da Rizzoli ad agosto 2012, questo suo ultimo saggio ci guida per mano in un viaggio attraverso il Belpaese rievocando fatti, uomini, donne, suggestioni, patrimonio della nostra storia, ripercorrendo lo Stivale per tutta la sua lunghezza: Milano, Parma, Venezia, Roma, Napoli, Palermo, le tappe del tour alla riscoperta di luoghi e protagonisti della grande avventura della nostra nazione.

Tuttavia, “il racconto” si dipana tra brani interessanti ed altri piuttosto soporiferi.
Augias ostenta - a mio parere inutilmente e fuori luogo - tutte le sue buone ed innumerevoli letture, riproponendo fatti, descrivendo protagonisti e personaggi di contorno ben al di là di quel limite oltre cui il lettore può stufarsi e gettare la spugna.
Se il tratteggio di Cuore di De Amicis risulta originale e, per certi versi, innovativo di elementi sconosciuti ai più, quello de Il piacere del vate D’annunzio si rivela prolisso e pesante.
Non parliamo della parte riservata alle vicissitudini di casa Farnese e, in special modo, alla storia del matrimonio tra Maria Luigia di Parma e Napoleone Bonaparte: si indugia troppo in divagazioni e digressioni un po’ barbose e fini a sé stesse.

L’autorevole penna di Repubblica passa qua e là da Cagliostro a Stendhal, dai lazzaroni napoletani al brigantaggio, cucinando un minestrone sostanzioso e ricco di ingredienti, ma alcuni assaggi sanno di insipido e stopposo.
Firenze, poi, - mi si perdoni questa mia punta di campanilismo - è inspiegabilmente del tutto trascurata: perché, allora, presentare proprio in sovracopertina un seducente primo piano del David di Michelangelo (a Buonarroti, in verità, sono comunque dedicate cinque/sei pagine), marmo icona della città del giglio?
L’intento ambizioso del libro e l’argomento vasto e variegato meritavano, forse, un taglio più completo.

Saggio storico, letterario e di costume di impronta agile e spedita: dunque, si fa leggere bene. Non brilla putroppo nel contenuto, a tratti annoia anche: dunque, abbastanza deludente. Poco o nulla svela di quei segreti promessi dal sottotitolo: dunque, non intriga a sufficienza.
In conclusione, a me non è rimasto dentro granché. Considerato il calibro dell’autore, mi aspettavo molto di più.