Il destino di Isabella. La regina che cambiò l’Europa di Susan Hastings

Dopo Isabella. Una principessa sul trono di Spagna, pubblicato la scorsa primavera, Piemme edita Il destino di Isabella. La regina che cambiò l’Europa (2023, titolo originale Ich, die Königin, traduzione di Maria Pia Smiths-Jacob), secondo di due volumi dedicati alla vita di Isabella I di Castiglia (1451-1504), scritti da Susan Hastings, pseudonimo di un’autrice tedesca, che da molti anni scrive romanzi storici di grande successo in Germania.

Per la gioia di tutti gli appassionati di romanzi storici, prosegue e qui si conclude il racconto delle gesta dell’esistenza straordinaria di Isabella I detta Isabella la Cattolica, regina di Castiglia e León dal 1474 al 1504, regina consorte di Aragona, Sicilia, Valencia, Sardegna, Maiorca e titolare di Corsica, contessa consorte di Barcellona e delle contee catalane dal 1479 al 1504.

Formidabile e lungimirante l’unione matrimoniale tra Isabella I di Castiglia e suo marito Ferdinando II di Aragona, i quali unirono le corone della Spagna in unione dinastica, passando alla storia come i primi re di Spagna. Lo Stato spagnolo, così, arrivò a costituire un vastissimo impero, che andava dall’America al Mediterraneo.
Adesso “La regina che cambiò l’Europa”, come recita il sottotitolo del testo, ha poco più di trent’anni, ma ha già imparato che il potere ha un prezzo e lei ha deciso di pagarlo fino in fondo.

“Com’erano mutati i tempi!”.

A pensare ciò non era solo il popolo di Castiglia, perché i cambiamenti erano stati radicali. I nobili, in particolare i più ricchi e influenti del Paese, avevano dovuto dire addio ai privilegi e a tutte quelle abitudini finora date per scontate. Avevano tentato di opporre resistenza, ma tutto era stato vano. Dopo decenni di lassismo, malgoverno, corruzione, favoritismi e debolezze della Corona, all’improvviso un vento nuovo aveva iniziato a soffiare sulla Castiglia.

Un vento forte, che soffiando ripuliva il Paese, rinnovandolo da cima a fondo. Il merito di tutto questo era da attribuire al lavoro di una donna dall’aspetto minuto, piena di energia. Isabella da un lato rappresentava un affronto per il virile orgoglio dei castigliani, ma nello stesso momento dimostrava loro che una donna era assolutamente capace di attuare riforme importanti. La regina auto incoronata, possedeva tutte le qualità per portare avanti l’impresa, intelligenza, perseveranza, forza di volontà, lungimiranza, sete di potere e infinita determinazione. Nemici o nemici, tutti dovevano guadagnarsi l’attenzione e il rispetto della regina Isabella, che aveva un’alta considerazione dei propri doveri.

“La vita le aveva insegnato che bisognava sempre aspettare il momento giusto, anche se a volte scalpitava d’impazienza”.

Colpisce ed è significativa questa eccezionale figura di donna, che non indugia mai nel rimuginare sul passato, lo sguardo fermo e dritto verso il futuro, sorretta sempre da una volontà indomita, usando spesso una buona dose di diplomazia. Isabella sa che la politica interna del Paese è cruciale, quanto quella estera. Ecco perché per la “Reconquista” occorre estirpare l’eresia anche dai più remoti angoli della Castiglia. E per farlo, ogni mezzo è ben accetto, ahimè.
Entra quindi in gioco la famigerata Inquisizione, con il religioso spagnolo Tomás de Torquemada, primo grande inquisitore dell’Inquisizione, priore del convento domenicano della Santa Cruz di Segovia e confessore dei re cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona.
Il rifiuto del re del Portogallo Giovanni II al progetto di Cristoforo Colombo, convinto che al di là delle Azzorre dovesse esserci una terra continentale e che questa non potesse essere altro che quella delle “Indie”, cioè l’Asia, conduce il navigatore genovese dalla lunga esperienza in Spagna, dai re cattolici Ferdinando e Isabella.
Il resto è storia.

“Colombo srotolò una grossa mappa geografica che ritraeva il globo terrestre”.