Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger

Lavorare un anno per il diavolo, masticare fiele per trecentosessantacinque giorni, quattordici ore al giorno, pur di veder realizzato il proprio sogno nel cassetto, ovvero diventare una giornalista del prestigioso New Yorker. Questa è l’impresa nella quale si lancia Andrea Sachs, protagonista ventitreenne del romanzo bestseller di Lauren Weisberger “Il diavolo veste Prada” (Piemme, prima edizione 2004), dal quale è stato tratto anche un fortunatissimo film del 2006 con Meryl Streep e Anne Hathaway diretto da David Frankel.

Andrea, appena laureata, dopo un colloquio presso una casa editrice che pubblica varie riviste di successo, viene assunta come seconda assistente personale di Miranda Priestley, direttrice dell’edizione americana di Runaway, la rivista patinata di moda più venduta al mondo, nonché guru e mito assoluto di stile. Da ragazza semplice e vestita male qual è, Andrea si ritrova catapultata nell’universo sfavillante della moda, alla mercé di un principale dispotico, umorale, capriccioso e terribilmente scorretto, che le renderà letteralmente la vita un inferno, sia sul lato professionale che personale. Riuscirà la nostra protagonista a resistere tanto a lungo da poter veder realizzato il suo sogno?

Il romanzo di Lauren Weisberger si sorseggia come una bibita rinfrescante sotto l’ombrellone, è scorrevole, divertente, troppe volte paradossale forse, ma riesce pienamente nel suo intento di coinvolgere il lettore per qualche ora in una lettura leggera seppure appagante, continuando a fare il tifo per Andrea Sachs fino all’ultima pagina.

“Davvero Emily era rimasta seduta per cinque ore con la vescica che rischiava di scoppiare per paura che il suo capo potesse telefonarle dalla repubblica Dominicana proprio nei due minuti e mezzo che le servivano per correre in bagno? A quanto pareva, era proprio così. Evidentemente la povera Emily prendeva il suo incarico un po’ troppo sul serio. Non era possibile che Miranda si aspettasse un simile spirito di abnegazione da tutte le sue assistenti. Di questo ero sicura. Oppure no?”