Il monastero delle nebbie
- Autore: Pierpaolo Brunoldi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro, dallo spettacolo alle trame spettacolari dei loro thriller storici. “Il monastero delle nebbie” è il secondo dei due autori che arrivano dalla drammaturgia. Lo pubblica Newton Compton (gennaio 2019, 329 pagine 9 euro in versione cartacea, 2.99 nel formato eBook), dopo il fortunato titolo d’esordio, “La fortezza del castigo”, sempre Newton (2018).
Dalla sua, questa nuova avventura di Bonaventura da Iseo ha una copertina da 30 e lode. Su fondo bluastro e controluce (un giallo abbagliante brilla dietro la sagoma in primo piano), si staglia la figura inquietante di qualcuno o qualcosa rivestito di un saio, ma col volto coperto dal cappuccio sollevato intorno al capo. Nessun lineamento visibile: solo un nero cupo poco rassicurante fissa chi guarda a sua volta il soggetto, che sembra uscire da un edificio religioso o forse da una cripta.
Seguace di San Francesco, Bonaventura è frate, ma anche investigatore, cavaliere, guaritore, alchimista, mago e vanta nozioni mediche della Scuola salernitana. Per i due autori è un misto tra l’Orlando di Ariosto e l’Aragorn del Signore degli anelli tolkeniano. Dicono di avere unito il coraggio del primo alla tensione costante del secondo, ma si potrebbe più prosaicamente immaginato un personaggio col carattere ardimentoso del cavaliere cristiano e la fisionomia cinegenica di Viggo Mortensen.
Brunoldi e Santoro scrivono a quattro mani, che sembrano due, tanto sono affiatati. Il prodotto non risente di intoppi, doppiezze, scalinature dovute allo stile narrativo necessariamente diverso di ciascuno. La loro scrittura è un procedimento complesso, ma si rivela efficace. È totalmente fondata sulla collaborazione. Cominciano con lo scrivere parti separate, poi le scambiano e ognuno ha la facoltà di rivedere anche profondamente quanto proposto dall’altro. A questo punto, rileggono insieme il testo raccordato, modificandolo dove necessario. Il risultato è un prodotto d’insieme, effettivamente collettivo.
Il ritmo filmico dei dialoghi risente positivamente della familiarità di entrambi con le tecniche della sceneggiatura. Pur laureato in veterinaria, Brunoldi ha studiato recitazione, vanta un master proprio in sceneggiatura e ha scritto testi drammaturgici e per la televisione e il cinema. Anche Santoro è originario di Cava dei Tirreni (Salerno). Diplomato presso l’Accademia d’arte drammatica, laureato al Dams, con master in sceneggiatura, ha lavorato da attrezzista e scritto drammi per il teatro.
Le vicende del frate investigatore si svolgono nei primi decenni del XIII secolo e questa volta si sono spostate dall’Italia alla Castiglia settentrionale, lungo il Camino di Santiago, l’itinerario del pellegrinaggio per eccellenza.
Chi ha letto il primo romanzo sa che Bonaventura protegge una ragazza-madre dal temibile inquisitore Magnus. Non sorprende che siano in Spagna anche loro. Fleur D’Annecy si caccia immediatamente in nuovi guai grossi e rischia il peggio, c’è poco da dire.
Ottobre 1217, nel monastero di Las Huelvas, dove da Iseo ha trovato ospitalità per Fleur e il piccolo Ruggiero, la giovane viene sorpresa con un coltello tra le mani, le vesti stracciate e insanguinate, accanto al cadavere straziato di una suora. Alla badessa che accorre, non sfuggono i particolari che sembrano evidenziare la responsabilità della ragazza. In aggiunta, le accuse di pratica della magia e contatti con gli eretici catari sembrano condannarla senza scampo.
Madre Sancha è stata guarita da Bonaventura e nonostante le apparenze non è sicura che sorella Margherita sia stata sgozzata e gettata dalla torre da quella ospite minuta. È anche rimasta scossa dalla dichiarazione di Fleur: svegliatasi senza il piccolo accanto, lo aveva cercato disperatamente nel monastero addormentato.
Salita sulla torre, aveva sorpreso una figura enorme, coperta da un mantello scarlatto, il volto nascosto dal cappuccio del saio e tra le braccia una monaca grondante sangue. Le era parso anche di scorgere delle zanne. Di certo, ai piedi del demone c’era il corpicino vivo del piccolo Ruggero, coperto dal sangue della vittima.
La badessa ha tutto l’interesse a far condurre indagini rapide dal francescano, per evitare l’arrivo degli inquisitori e degli inquirenti del re. L’ispezione del povero cadavere, rivela a Bonaventura che l’assassino doveva essere molto alto e destrorso. Fleur è più bassa di Margherita e mancina.
Il demonio minaccia di Las Huelvas? Perché la crudeltà del maligno si manifesta proprio in quel convento? La bestia dell’apocalisse è libera tra le antiche mura della Spagna settentrionale? E che dire dell’Anticristo?
Tra esecrabili delitti e in una trama di oscuri misteri, assumono consistenza le figure femminili: monache e converse, false e vere fattucchiere, donne con caratteri scolpiti nel marmo, qualcuna nel vento.
Sul posto si precipita Magnus, l’inquisitore a caccia di eresie da stroncare, di streghe da bruciare e di colpevoli, quali che siano. Per fortuna di tutti, della verità e soprattutto degli innocenti, c’è Bonaventura. È un personaggio autentico, assicurano gli autori, sebbene quello vero non vantasse il curriculum di frate-cavaliere-alchimista. Ma la biografia che ci è pervenuta del vero de Iseo è tanto scarna, che non si può mai dire…
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