Il valico dei briganti di Vincenzo Pardini

Salutato dalla critica come un romanzo italiano di grande livello letterario, osannato dallo scrittore ferrarese Roberto Pazzi, esce per Vallecchi Il valico dei briganti, il nuovo libro del giornalista e pluripremiato scrittore toscano Vincenzo Pardini.
Nativo di un paesino vicino Lucca, lo scrittore ci racconta una storia mitica, quella del brigante Barbanera, al secolo Vlademaro Taddei, che visse e operò negli anni trenta dell’Ottocento costruendo intorno alle sue gesta una fama che lo relegò a una sorta di mito locale, vista la lunghezza della sua vita, a dispetto delle autorità che lo inseguirono infruttuosamente per anni.

Nella prima parte della vicenda raccontata da Pardini, il giovane Vlademaro sperimenta la miseria estrema e l’ignoranza in cui vivevano le popolazioni nel ducato di Lucca, una sorta di feudo borbonico nelle mani di un reazionario e superficiale duca Ludovico, che aveva ereditato il piccolo territorio dopo la fine di Elisa Bonaparte; ma il ragazzo è ambizioso e intraprendente cerca di farsi spazio tra pecore, sacrestie, miseria.

La decisione di emigrare in America lo condurrà in California, assieme all’amico e compaesano Jodo Cartamigli. Nella città di San Diego dove sono fortunosamente giunti vengono ingaggiati da una agenzia locale come “ranger”, cioè custodi della legge. Vlademaro però, dopo aver fatto esperienze varie, capisce che non gli basta quella vita e, tradendo l’amico, diventa un bandito, capace di rapinare, uccidere, arricchirsi.
Sceglie poi di tornare in Italia, dove ritrova la sua gente, i fratelli, le cognate, e decide di mettere su famiglia con la silenziosa Angiolina, che sarà moglie complice, silente, fedele.
Comincia la vita da capobrigante di Valdemaro, che assoldato un gruppo di complici, organizza furti, rapine, ma anche delitti e stupri che mettono a soqquadro la zona: cominciano le ricerche dei banditi che terrorizzano ricchi e poveri, preti e nobili. Nessuno si salva dalle scorribande della terribile banda.

Per molto tempo le autorità, i carabinieri, “la sbirraglia” inseguono questi misteriosi assassini che sembrano inafferrabili; lui, ormai denominato Barbanera, diviene una sorta di Primula Rossa della zona: tutti lo cercano ma nessuno sa dove si nasconda o quale sia la sua vera identità. Bellissime le descrizioni dei nascondigli, delle impervie montagne in cui l’uomo riesce a celarsi, vivendo come un eremita, dopo che i suoi complici sono stati traditi, imprigionati, torturati per anni affinché rivelino dove sia il covo del loro capo; ma alla fine verranno condannati alla ghigliottina, visto che ancora vigono negli anni quaranta dell’Ottocento le disposizioni giuridiche di Napoleone; malgrado i tentativi legali di salvarli, cinque uomini della banda vengono giustiziati sulla piazza di Lucca dove è stata eretta una funesta ghigliottina, mentre da Parma è arrivato il boia con i suoi aiutanti.

Vlademaro sopravvive, anche con l’aiuto del nipote Evaristo, e vivrà ancora a lungo, nascosto ma vigile.
Nel secolo successivo si continuò a parlare del misterioso brigante, del suo tesoro mai ritrovato, delle sue gesta divenute leggendarie.

Il tono del racconto è degno di una nostrana epopea: Vincenzo Pardini usa una lingua forte, tagliente, piena di forme del lessico di quelle zone, con termini spesso desueti, se non sconosciuti, all’italiano attuale.
Alpi Apuane, orridi, montagne scoscese, paesini arroccati e disabitati, locande sperdute, armi da taglio, revolver, carabine, mucche, vecchi asini, pecore, torrenti, pietraie, boschi fitti, casolari sperduti, stalle, sono lo scenario in mezzo a cui si aggirano briganti, poveri pastori e miserabili contadini, nobili orgogliosi, preti reazionari, massoni, carabinieri e polizia ducale; tutti personaggi vendicativi, in ogni caso non migliori dei briganti a cui danno la caccia.

Libro estremamente originale nel panorama della narrativa italiana attuale, romanzo storico intriso di storia locale, che merita il successo di critica che sta riscuotendo.