In quella calda estate. Un amore nelle guerre napoleoniche
- Autore: Rita Da Pont
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Un amore a Belluno, nel corso delle campagne d’Italia di Napoleone; una vicenda vera, documentata negli archivi di Stato e del Duomo, trasformata da Rita Da Pont in un romanzo, più esattamente un romance. Il titolo è In quella calda estate. Un amore nelle guerre napoleoniche, pubblicato nei primi del 2020 dalle edizioni veronesi Cierre (144 pagine).
L’autrice è bellunese, appassionata di storia locale e resa in materia un’autentica esperta dagli studi universitari (tesi di laurea sul ’700 in quella provincia veneta), dalla professione (insegna italiano e storia nelle superiori) e da un ventennio di ricerche e studi. Il periodo che più attira la sua attenzione è il tramonto della Repubblica di Venezia, al quale ha dedicato gran parte di non poche pubblicazioni di contenuto storico. Nel campo narrativo vanta un primo romanzo nel 2016, La ragazza del casino dei nobili, edito sempre da Cierre.
Chi ha messo fine alla millenaria autonomia della Serenissima è stato il generale corso, col successo nella prima campagna d’Italia, condotta nel 1797 per aprire un secondo fronte nel territorio padano e distogliere truppe austriache dalle operazioni principali sul Reno, dov’era impegnato il grosso delle armate francesi della Rivoluzione. Il genio militare di Bonaparte trasformò un settore secondario nel teatro di un’avanzata travolgente, sconfisse ripetutamente i reparti schierati da Vienna e “liberò” l’intera Italia settentrionale, ponendo fine nello stesso tempo alla lunga storia della Repubblica dei Dogi.
Le vicende di questa fiction narrativa mettono gli anni del Veneto francese, dal 1997 al 1813, sullo sfondo della storia d’amore di una coppia: il provenzale Dominique Blanc de Tarascon e la nobildonna Elisabetta Doglioni. Si amano e si uniscono, mentre intorno a loro le conseguenze della Rivoluzione francese e le ambizioni di un ufficiale di origine corsa, piccolo di statura ma dall’ego smisurato, mettono l’Europa a ferro e fuoco.
Anche Dominique è un militare di mestiere e quando, anziano, si volta a pensare alla sua donna, all’imperatore, agli anni giovanili, non può fare a meno di ricordare gli eterni nemici austriaci, che sul campo di battaglia parlavano tanti dialetti diversi da non capirsi tra loro e non comprendere gli ordini, ma erano sempre troppi e incutevano una paura maledetta.
Nel 1793, quando Parigi chiama alla leva di massa per difendere la Rivoluzione dalla coalizione realista, l’allora ventenne Dominique si è già arruolato volontario nella sua Tarascona, in Francia meridionale, sul Rodano, nella Camargue. Tre anni dopo, rientra a casa per una breve licenza, prima di una nuova spedizione. Ha combattuto per reprimere la guerriglia scatenata dai monarchici che hanno rialzato la testa, ma è un periodo di grande confusione anche tra i rivoluzionari, le fazioni si fanno una guerra spietata. È pericoloso dire cosa si pensa, da che parte si sta, e il giovane ha imparato a non esporsi, non esprime consenso o dissenso.
Parte con l’amico Bertrand e lascia in Provenza la tenera Eloise. Lo aspetterà? Fanno parte dell’Armata d’Italia, al comando di un generale piccolo e giovane, che sa tutto, lascia poco al caso e comanda bravi generali più anziani. Quando non basta l’organizzazione, si affida allo slancio, all’iniziativa e alla fortuna, che aiuta chi agisce. Ci vuole anche quella in guerra, ch’è un misto di tecnica, spregiudicatezza, fatalità, tutto tranne esaltazione ed eroismo, quelli non c’entrano secondo un combattente disincantato come Dominique Blanc.
Savoia e Piemonte sono travolti, Milano oltrepassata, gli austriaci battuti battaglia dopo battaglia da francesi sempre più laceri, senza scarpe, indeboliti da tante perdite, ma ben guidati e spinti dalla smania di successo e bottino.
Una ferita al braccio costringe Dominique a retrocedere nella linea di vettovagliamento. Con le colonne del generale Dalmas, entra in Belluno per le requisizioni, nel maggio 1797, mentre la Serenissima soccombe a Napoleone. Il viavai di carri francesi nel Campedel è quasi festoso agli occhi di Elisabetta, che osserva dietro una tenda leggera. Fissa un militare che sta discutendo con un ufficiale. Un colpo di vento sposta la cortina, il giovane coi capelli ricci arruffati la scorge e le lancia un sorriso. Lei ricambia con un cenno del capo, arrossendo.
Le regole d’occupazione portano Blanc ad alloggiare in palazzo Dogliani, dove abita Elisabetta, figlia maggiore dello scomparso capofamiglia. Riconosce la giovane donna che gli aveva rivolto lo sguardo dall’alto, sottraendosi quando l’aveva chiamata insistentemente “Mademoiselle, mademoiselle”. Non è ancora maritata, nonostante abbia superato i trenta. Ha lineamenti fini, personalità, un sorriso affascinante e sembra attratta da lui, che cavallerescamente non dà a intendere di averlo notato, quando si presenta come ospite a casa.
“Antiche carte, libri e fantasia” hanno consentito a Rita Da Pont di raccontare questa unione nel contesto della grande epopea napoleonica. Ma le storie d’amore, come i gialli, hanno un senso narrativo da non guastare con spoiler, vanno letti senza retropensieri, tanto più nel caso di un romanzo scritto con passione, naturalezza e mano leggera. Guerra e pace (poca), guerra e amore (tanto), sentimenti, umanità e grande storia: ecco la ricetta di In quella calda estate, un romanzo che ha tanto per avvincere i lettori, non solo per conquistare le lettrici, com’è prevedibile.
In quella calda estate: Un amore nelle guerre napoleoniche
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In quella calda estate. Un amore nelle guerre napoleoniche
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