L’arte di traslocare. Curiosità e trucchi del mestiere per sopravvivere tra gli scatoloni
- Autore: Marina Moioli
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2021
“V’è in ogni cambiamento qualcosa d’infame e di gradevole insieme, qualcosa che ha dell’infedeltà e del trasloco”. Baudelaire
La parola trasloco nasconde molti significati da poterne tracciare una fenomenologia, scrive Marina Moioli, milanese, giornalista di lungo corso per le più importanti testate nazionali, scrittrice, ne L’arte di traslocare, suo ultimo saggio, ironico, sorprendente e unico, pubblicato dalla Giraldi Editore (2021). Un tema che mi ha meravigliata piacevolmente per la numerosità di articoli e pubblicazioni raccolti nel corso del tempo e per l’attento e accurato approfondimento dell’autrice che lo ha reso un saggio corposo e utile.
“Questo piccolo libro ha proprio l’ambizione di suggerire come si affronta l’operazione cambiar casa raccontando anche storie, curiosità e trucchi del mestiere. Ma senza la presunzione di stilare un impossibile manuale del perfetto trasloco."
Cambiare casa, chiudere le proprie cose nelle scatole, affidarsi a dei professionisti per il trasloco, nasconde un tale tasso di stress da essere paragonabile a un divorzio o a un licenziamento. Uno dei miei primi pensieri è stato che se avessi traslocato i miei libri che fine avrebbero fatto! Beh che dire, chi affronta un trasferimento avverte mutamenti di umori, di malinconia: per alcuni è un cambiamento che potrebbe far perdere parte dei ricordi della propria vita, degli avvenimenti più importanti. Possiamo, scrive la nostra autrice, dire che si diviene vittime della depressione da trasloco. La storia ci narra che Beethoven in 35 anni cambiò 39 volte case; Honoré de Balzac una 15ina di volte.
Non per tutti tuttavia cambiare casa è sinonimo di ricominciare, anche se la separazione dalle proprie cose è l’esperienza più frequente, come sottolinea Paolo Crepet in un suo articolo. Gli italiani non amano traslocare né in altre città né in altri Stati: sono tra i popoli più legati alle loro radici e al mattone. Noi siamo immobili, mentre gli Stati Uniti sono una nazione basata sul trasloco, sullo smontare e rimontare. In America in pochi giorni ci si sposta da una costa all’altra, per motivi di lavoro nella maggior parte dei casi e anche per chi sceglie di vivere in una zona più calda come la Florida, la California. Traslocano di più e si muovono di più per motivi sociali: chi fa carriera in genere cambia quartiere, più consono al nuovo status. E poi sempre pronti a vendere tutto ciò che è stato accumulato; l’arte di selezionare oggetti inutili e con lo yard sale provvederne alla vendita nei loro giardini, o lungo le strade.
Organizzati come nessun’altro, gli americani impiegano poche ore nei traslochi impegnativi, per numero di persone e automezzi adoperati come a esempio quello del Presidente uscente alla Casa Bianca, che ha inizio alle dieci della mattina e deve terminare alle sedici del pomeriggio. Per Obama vennero impiegati cinquantatré autotreni. In Italia, invece, il trasloco del potere non è stato sempre semplice. Noi italiani abbiamo avuto un tempo, scrive l’autrice, durante il quale vi era l’abitudine al trasferimento, al trasloco. Si era nomadi in cerca di lavoro nel mondo contadino, l’11 novembre nel giorno di San Martino i contratti di mezzadria terminavano e intere famiglie si spostavano da un paese all’altro con le loro poco cose su di un carretto a cercare un nuovo lavoro e un nuovo padrone in altre cascine.
E cosa dire infine, come ci ricorda Moioli, del tema del trasloco nel cinema, con le indimenticabili sequenze di Stanlio e Ollio, trasportatori, alle prese con un pianoforte calato dal balcone. E nella musica da Ivano Fossati alla Bertè, da Vasco Rossi a Venditti. Nell’arte di alcuni famosi pittori tra i quali il più ossessionato dai traslochi era De Chirico. Nelle pagine letterarie, invece, lo si ritrova tra i diari di Virginia Woolf, nei resoconti dei trasferimenti di Joyce e Thomas Mann; nel giallo Il trasloco di Simenon e nel romanzo Furore di Steinbeck.
L’arte di traslocare, tra istruzioni per l’uso, storia e racconti, è un viaggio alla scoperta delle dinamiche del trasloco, di quelle che mettono a dura prova le relazioni familiari, dei cambiamenti in altri luoghi, o di quando si chiude la casa dei propri genitori dopo averla svuotata dei mobili e degli oggetti, un rito di passaggio doloroso per i figli, un adempimento, quando si chiude la casa del padre, che fa diventare davvero adulti.
“Una casa è molto più di una scatola per abitare: ha una valenza emozionale ed è una delle espressioni più personali del nostro essere”.
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