La filosofia di Dylan Dog e altri incubi
- Autore: Giulio Giorello
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2023
Filosofo. Matematico. Storico della scienza. Epistemologo. E studioso di fumetti. La trasversalità speculativa di Giulio Giorello (1945-2020) ha per questo incrociato - più volte – le investigazioni duttili di Dylan Dog. Anti-eroe per antonomasia (Giorello lo definisce eroe “melanconico”) e antinomico agli altri della Bonelli, in quanto indagatore, in primo e secondo luogo, del mostruoso sociale e dei fantasmi dell’inconscio collettivo.
Soprattutto gli episodi firmati da Tiziano Sclavi rivelano in Dylan Dog un accumulo dialettico di spunti filosofici dall’ermeneutica sfrangiata, lavorata al punto da far sì che confini categoriali come bene/male, colpa/redenzione, razionale/soprannaturale, risultino opacizzati, scissi e ricompattati di continuo. Proprio il difforme diventa così la cifra connaturata ai reietti - vampiri, zombi, sconfitti, grouchi, ispettori Bloch, disallineati, dropout di diversa natura -; il tratto proprio del loro essere al mondo e/o appartenere all’inferno. Una mostruosità incolpevole, empatizzabile in quanto spesso indotta dall’autentica mostruosità benpensantistico-borghese.
Lo stesso agito di Dylan Dog risulta psicanaliticamente segnato da vissuti traumatici che lo rendono di volta in volta (s)oggetto ad allucinazioni, dispercezioni identitarie, dubbi, sconfitte, errori, e per compenso a innamoramenti viscerali quanto irrazionali. Una sorta di nemesi contemporanea al giustiziere-decisionista-tutto d’un pezzo Tex Willer, per rifarci a un personaggio di pari fortuna editoriale.
Se gli ambiti ontologico-metafisici (rivisitati in declinazione pop) fanno dunque paio, sottotraccia alle (dis)avventure del detective sclaviano, si assuma come appropriato il titolo - La filosofia di Dylan Dog e altri incubi - con cui Mimesis unisce in volume gli interventi di Giulio Giorello, nella circostanza rigoroso enucleatore di topoi, attinenze filosofiche - eros, thanatos, e tutti i sensi possibili, direzioni e derive, che ci stanno in mezzo -, del fumetto.
Come annota l’autore, in uno degli interventi raccolti nel testo Filosofare con Dylan Dog:
Aristotele diceva che l’uomo è animale razionale, Dylan Dog, invece, sembra portarci in quelle “zone del crepuscolo” ove la luce della ragione viene meno…Ovviamente, non sto dicendo che dovremmo prendere sul serio spettri, vampiri, lupi mannari ‘e compagnia bella’. L’insidia dylandoghiana per l’animale razionale è più sottile. Scambio di battute tra Dylan e Lillie: ‘A che pensi?’. ‘A niente. È inutile pensare, tanto non lo troverai lo stesso, un senso.
E più avanti ancora, in Il diritto di essere anormali:
Dylan Dog rischia sempre di fare l’esperienza della sconfitta. Qualcuno ha detto che per questo Dylan è un tipico antieroe. A me sembra, piuttosto, che incari proprio l’idea di un eroe melanconico (…) l’investigatore di Craven Road non ha le facili certezze fornite da una costellazione di verità assolute e di valori supremi; non dispone di un ‘metodo’ che gli permetta di risolvere tutti i problemi in cui si trova coinvolto; è appena consapevole che l’inferno (…) può essere lastricato da buonissime intenzioni; ha perso fiducia nell’indole benevole dell’uomo e si è reso conto che non ci sono strumenti scientifici in grado di estirpare il Male. Soprattutto, sa di avere ingaggiato una partita a scacchi con la Morte e che è già deciso chi alla fine vincerà.
È sulla scorta di questa sfida atavica, di una medesimezza sentimentale che lo accomuna ai fragili e persino ai freaks, che Dylan Dog diviene prossimo al lettore. Il suo essere personaggio comune - cioè comunemente soggetto alle ferite dell’esser-ci per la morte -, nichilista, disarmato (“Groucho, la pistola!” grida a volte, e spesso invano, al suo buffo assistente), incongruo al cospetto di circostanze senza senso apparente, agevola il processo proiettivo di chi ne segue sulle pagine il reiterato tour de force esistenziale.
Riconoscendolo come eroe accessibile. Come parte anti-eroica del sé: in quanto visionario sgarrupato, ex alcolista, squattrinato, morituro come tutti, e malgrado ciò non arreso. Combattente, pure se in assenza del senso recondito al suo stesso battagliare.
Ulteriormente inspessito dai contributi di Pier Luigi Gaspa (Prefazione) e Andrea Possenti (Prologo) “La filosofia di Dylan Dog” è convintamente consigliato anche ai non appassionati di fumetti.
La filosofia di Dylan Dog e altri incubi
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