La fine di Roma
- Autore: Corrado Augias
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Ventisei mesi di lavoro: tanto ci è voluto a Corrado Augias per costruire La fine di Roma (Einaudi, 2022), un libro bello, ricchissimo, interessante. Il sottotitolo, Trionfo del cristianesimo, morte dell’impero, riassume in modo icastico il contenuto dei diciotto capitoli, più un congedo, che costituiscono l’architettura del saggio, che, in certe parti, si legge quasi come un romanzo, nel quale compaiono personaggi noti dell’antichità e altrettanti più vicini a noi.
Un excursus lungo e coinvolgente, che ripercorre la storia di Roma e quanto Roma ha lasciato in eredità a tutto l’occidente: uomini e monumenti, imperatori e papi, santi martiri e vittime pagane, persecutori e perseguitati, guerrieri e eremiti, raffinati filosofi e rozzi barbari, in un caleidoscopio di potenti, artisti, apostoli, vincitori e vinti nell’affascinante storia che porta dalla gloria dell’impero romano all’affermazione della religione che ne è erede, se non altro nelle forme.
Il sommo pontefice, la curia e le basiliche non sono altro se non nomi e riti derivati direttamente da quell’impero che aveva dominato il mondo ma che un giovane ebreo, ucciso sulla croce in Palestina durante il regno di Tiberio Cesare, era riuscito a scardinare. Molta importanza in questo processo viene attribuita da Augias a Paolo di Tarso, la cui statua marmorea ottocentesca, collocata nella basilica di San Pietro in Vaticano, risalta sulla copertina del volume. A lui, viaggiatore indefesso, cittadino romano, colto, ricco di fede e di oratoria, si deve la nascita del cristianesimo come religione con una propria teologia, che nei secoli verrà arricchita dai numerosi padri che si susseguiranno per assicurarne i dogmi e la corretta interpretazione.
Corrado Augias, servendosi di fonti scritte e di pietre, monumenti, lapidi, resti, rovine, ci aiuta a leggere una storia che la città eterna sa mostrare anche ai più distratti: il Pantheon, forse il manufatto romano meglio conservato, è arrivato fino a noi perché sottratto alla furia distruttiva dei barbari, fu presto trasformato in una chiesa cristiana, Santa Maria ad Martyres.
Uno dei capitoli più affascinanti del libro è il diciassettesimo, intitolato “La doppia vita degli obelischi”: si tratta dei tredici obelischi egizi importati secoli or sono, a cui va aggiunto il monolite dedicato a Mussolini, al Foro italico, quasi a volersi aggiungere alla grande storia di Roma. L’episodio della riproposizione ardua dell’obelisco al centro di piazza San Pietro da parte del papa Sisto V, che era rimasto in terra per secoli e che il grande papa rinascimentale volle porre al centro del potere pontificio nella piazza che più lo rappresenta, è emblematico della continuità dell’impero antico con la storia della Roma cristiana.
La grande cultura storico-letteraria e urbanistica consentono all’autore di attraversare i secoli e le vicissitudini che li hanno caratterizzati con precisione scientifica, ma anche un grande afflato umano: i personaggi rievocati nel libro, Vespasiano e i suoi figli successori, Tito e Domiziano, nel mezzo della guerra giudaica raccontata da Giuseppe Flavio, con tutte le conseguenze che ebbe quel tragico episodio per l’umanità tutta; Adriano e la sua passione per Antinoo, nella cornice di Villa Adriana, rievocata dal celebre libro di Yourcenar; il rapporto tra Marco Aurelio, l’imperatore stoico e il cristianesimo che non amò, forse perché suggestionato dal popolino che a lungo ha visto nei cristiani dei nemici dell’ordine imperiale.
Nel rievocare secoli lontani, con ironia spesso Augias ricorda i tempi presenti, difetti e vizi di allora che ritroviamo in tanti atteggiamenti della contemporaneità. Citazioni latine note, che l’autore traduce per noi in lingua comprensibile, i versi di Catullo, Orazio, Virgilio, i monumenti minori che riscopriamo nella Roma odierna, che attraversiamo distratti dal caos del traffico e delle folle di turisti:
- ecco le catacombe di Santa Priscilla, che ospita una prima immagine della Vergine col Bambino;
- la Domus Aurea recentemente riaperta ad un pubblico selezionato, un tesoro archeologico inestimabile;
- ecco il piccolo obelisco al Pincio dedicato ad Antinoo da un papa, quasi ignorando il ruolo del giovane amante di Adriano.
Grande attenzione nel libro anche alla sessualità, il vero spartiacque e la profonda differenza tra il mondo pagano, libero e lussurioso, e la rigidità intransigente del cristianesimo delle origini, malgrado che anche nel mondo classico le vestali fossero torturate e uccise quando trasgredivano il voto di castità, proprio come la monaca di Monza, processata e condannata per la stessa ragione nel 600: anche qui una sorta di continuità negli atteggiamenti del potere pur nel trascorrere dei secoli.
So che sto tralasciando molto del ricchissimo repertorio che Augias mette in scena nel libro: voglio citare solo Ipazia, donna sapiente, scienziata raffinata, massacrata dai cristiani ad Alessandria: le donne colte hanno messo sempre paura a tutte le religioni.
La fine di Roma. Trionfo del cristianesimo, morte dell’Impero
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