La gnosi cristiana
- Autore: Ernesto Buonaiuti
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
Il problema del male nel mondo e nella coscienza umana è stato uno dei temi capitali della filosofia morale e delle religioni. La corrente dello gnosticismo, sorta intorno al II secolo d. C. e fiorente fino al IV secolo in tutto il bacino Mediterraneo, fu il tentativo grandioso di risposta a questo dilemma:
"Donde il male e quale la genesi e la natura creata o increata, della materia?"
Ernesto Buonaiuti (1881-1946), che ha posto chiaramente la domanda suesposta, è stato lo studioso italiano più eminente della gnosi. Il suo saggio "La gnosi cristiana" (Atanòr edizioni, pp.126, 1987), gioiello reperibile nelle librerie antiquarie, è un compendio molto esauriente, sebbene sintetico, dei mistici caposcuola dell’antico movimento. Quest’ultimo divenne allora la spina nel fianco di eresiologi quali Origene, Ippolito, Clemente Alessandrino, il primo Tertulliano finché restò nell’ambito del cattolicesimo, e altri. Per costoro lo gnosticismo è diabolico. Tale denigrazione appare sempre quando il desiderio di conoscenza e conseguente salvezza dal male e dalla morte si attua nella piena libertà individuale, al di fuori del dogma prestabilito e fissato dal potere costituito come unica guida possibile. L’eresia ha i suoi martiri. Lo stesso Buonaiuti, sacerdote, fu scomunicato nel 1926 ed espulso dall’Università di Roma dove insegnava Storia del Cristianesimo.
Nel libro lo scrittore passa in rassegna le concezioni di Basilide e suo figlio Isidoro, di Carpocrate e il figlio Epifane, di Valentino, Eracleone, Tolomeo e Teodoto. Questi maestri operarono a Roma. Ad Alessandria fiorì lo gnosticismo, ma le sue origini e gli antefatti, secondo lo studioso italiano e il francese Bousset, risalgono all’antica religione popolare babilonese, per le influenze cosmiche e astrologiche che vi si trovano.
In nessun esponente gnostico compare il peccato originale, mentre per essi, come accade nel neoplatonismo, ogni uomo possiede la scintilla divina infusa dell’Altissimo Dio Ineffabile e inconoscibile, da cui emanano coppie di eoni, sizigie bisessuali pre cosmiche. Esse fanno parte della pienezza divina iniziale, del Pleroma. È fra gli eoni luminosi, contaminati in parte dalle tenebre primordiali, invidiose e colleriche, violente, ladre di frammenti di luce e insediatesi tra gli dei, che va trovato il fallo originario del male e del dolore.
Il Demiurgo, ultimo eone, il più lontano dalla luce, il meno sapiente, è creatore del cosmo fisico; viene identificato da Basilide e da Valentino nel Dio di Israele, ignorante dell’Uno detentore del bene. A lui, il più basso delle emanazioni, che voleva essere il primo, adorato come superiore, si ribellano gli altri eoni. Il Demiurgo è generato da "Sofia Achamot", espulsa dal Pleroma per non essersi unita al suo equivalente eone ma aver ambito di risalire fino al grande Padre con la brama ardente e orgogliosa di conoscerlo, non riuscendoci. Con ciò la Sofia inferiore ha introdotto il disordine e il male nell’ordine cosmico.
Nell’opera "Pistis Sophia", anonima ma per lungo tempo attribuita a Valentino, la dea pentita piange in modo straziante e invoca ripetutamente la riammissione nella Pienezza. Mosso a compassione, il Padre emana due eoni, Cristo suo primo figlio e lo Spirito Santo (secondo la terminologia ebraica "ruah", lo Spirito, è femminile), destinati alla redenzione dell’uomo ma anche dell’intero cosmo sconvolto.
Non tutti gli uomini possono essere salvati, solamente gli eletti lo sono, ossia i seguaci dei misteri cristici, in quanto animati dalla fede, un’entità trascendente che il Padre dona a tutti, afferma Basilide, "secondo la nostra speranza". Non tutti la accolgono, gli uomini "iliaci" (dal greco hyle, materia) sono perduti, quando la materia densa che li travolge soffoca la loro fiamma divina. Essi amano le tenebre materiali. Gli uomini "psichici", ovvero passionali, si salvano in base ai loro sforzi, ma non sono predestinati.
Basilide e Carpocrate credono nella reincarnazione. Epifane, nel libro "La Giustizia", è animato dal socialismo, afferma che i beni della terra debbano essere goduti e distribuiti equamente a tutta l’umanità.
Tutti gli gnostici sono docetisti, dal greco "dokéin" apparire. Affermano che Gesù il Cristo è stato un’apparizione spirituale in sembianze umane del Logos purissimo e non ha potuto subire la passione, in quanto ogni dolore e persecuzione sono il frutto di una colpa commessa in precedenza, anche il martirio. Cristo è incolpevole e non può soffrire, è venuto a insegnare la risalita verso il Padre a chi può. Sulla croce morì qualcun altro, probabilmente il cirenaico Simone. Sono tesi molto distanti dal cristianesimo ufficiale.
L’anima dopo la morte del corpo deve risalire tutti i cieli, ovvero le sfere planetarie e rilasciare via via le "appendici", così le chiama Basilide, le zavorre del male per risplendere nuovamente nel seno del Padre. Gli insegnamenti segreti di Cristo agli apostoli contengono la via da seguire. Erano rivelati soltanto agli eletti. La fede in Cristo bastava, a cui seguiva una conversione di vita. Il Salvatore dichiara nella "Pistis Sophia":
"Se oggi un re [...] perdona anche agli omicidi [...] quanto più possiedono l’Ineffabile e il primo Mistero, Signori di tutte le cose, il potere di intervenire in tutte le cose, come loro piaccia, e di perdonare a chiunque abbia ricevuto i misteri.
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