La memoria del cielo di Paola Mastrocola

La memoria del cielo (Rizzoli, 2023) è un romanzo che si discosta dal genere di storie che di solito Paola Mastrocola ci narra.
Narrato in prima persona, è la storia di una famiglia formatasi a Torino e composta da padre, madre e una figlia, che è appunto la narratrice e che decide di scendere dal mondo della luna per aiutare sua madre.

Teresa, la madre, fa la sarta in casa e lavora tutto il giorno e spesso anche la notte; il padre Vincenzo viene dalla campagna abruzzese e, dopo essere stato pastore e contadino, studia per potersi riscattare e trovare un lavoro più dignitoso in città.
Si trasferisce a Torino dove prima fa il poliziotto, poi trova lavoro come ragioniere alla Fiat. È appunto a Torino che conosce Teresa e se la sposa. Lui ha un carattere aperto e allegro e quando vuole farle un regalo le compra un mazzo di gerani, sempre gerani, mai rose…

Donata, la bimba, è molto legata alla mamma, un po’ meno al babbo.
Vengono narrate le vicende di questa famiglia ricche di risvolti e della presenza di vari personaggi, descritti con accuratezza così come le azioni e le usanze dell’epoca, tipiche dei gruppi di origine.
Assistiamo alla crescita di Donata, che ha un carattere molto schivo, a cui piace giocare da sola, tutt’al più con un orso di peluche, inventare storie e leggere quando arriva l’età della scuola.

La narratrice parla del passato, ma non è sicura di ricordare bene tutto, a volte ha la conferma di ciò che dice da qualche oggetto o scritto particolare, che conserva nelle scatole di ricordi.

I ricordi dell’infanzia non sono nostri: se nessuno ce li regala, non esistono. Per questo l’infanzia è una colossale menzogna, che raccontiamo prima di tutto a noi stessi.

La grande passione di Donata è sicuramente la lettura, prima di fiabe e poi dei romanzi classici per ragazzi, ma anche Topolino, il Corriere dei Piccoli, Tiramolla.

Non si è intrattenuti, quando si legge, ma tenuti.
Fermi. Da una corda. E non si è distratti, ma concentratissimi
e immersi: come stare dentro un albero cavo, da cui speri che
nessuno ti tirerà mai fuori.

A un certo punto riesce ad avere anche un’amica, Bitti, che la conquista e con cui gioca per un po’, ma non per molto, purtroppo.

Bitti fu la svolta. Prima ero la bambina che fa di no con la testa a tutti i bambini che la invitano a giocare, e se ne sta seduta sulla panchina a guardare. Con lei mi staccai dalla panchina.

E la storia di Donata va avanti fino al racconto del dopo genitori, con l’incertezza di averli conosciuti davvero e la certezza di averli persi troppo presto.

Lo stile di Paola Mastrocola è sempre molto lineare e coinvolgente: attira chi legge fino a che non ci si decide a trovare il momento di interrompere la lettura inserendo il segnalibro.