La solitudine del satiro
- Autore: Ennio Flaiano
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
“Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi.“
Su Ennio Flaiano s’è scritto tanto, ma non è mai abbastanza. Affascina questo autore, abruzzese d’origine, adottato e amato da Roma, uomo di grande cultura, scrittore e giornalista prestato al cinema negli indimenticabili anni cinquanta e sessanta.
“La solitudine del satiro” apparve, in prima edizione, nel 1973: si tratta di un’opera postuma pubblicata a un anno di distanza dalla sua morte. Il libro è strutturato in più parti: vi è una raccolta di articoli, Taccuini, usciti su “Il Mondo”, “L’Espresso”, “L’Europeo” ed infine, con grande soddisfazione di Flaiano, anche su “Il Corriere della Sera” ove egli osserva e descrive la realtà italiana con i suoi vizi e le sue virtù, lo sguardo di un outsider ironico e disincantato, quello di un satiro appunto.
Nei Fogli di via Veneto lo scrittore è invece il testimone della vita degli artisti negli anni Cinquanta e Sessanta, ci racconta alcuni dei retroscena della “Dolce Vita” e dell’ambiente letterario, a quei tempi davvero povero.
Anni post-guerra pieni di entusiasmi e Roma accoglieva tutti: alcuni scrittori, per vivere, scrivevano sceneggiature per il cinema, come del resto farà lo stesso Flaiano. Le sue narrazioni e aneddoti divengono appunti per le storie del suo taccuino: alcune sono al limite della cattiveria della satira, ad esempio quando descrive, a suo modo, la nuova moda nata agli inizi degli anni sessanta nell’ambiente letterario, quella della presentazione dei libri.
“Questa moda di presentare i nuovi libri, come i re dal balcone presentavano alla folla il principe ereditario appena nato, è recente: pochi anni fa avrebbe coperto di ridicolo gli autori; oggi si accetta come una forma di persuasione palese, un postulato della cultura di massa.”
Il suo lavoro insieme a registi del calibro di Federico Fellini, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni ha reso il cinema italiano famoso nel mondo: film indimenticabili come “I vitelloni", " La romana", La strada", "Le notti di Cabiria", "La dolce vita", "8 e mezzo" , "La notte", "La cagna" e tanti altri. Sia negli scritti del taccuino che nelle sceneggiature dei film ritroviamo i motivi della satira di Flaiano, le sue profonde malinconie, l’anticonformismo e la sua dichiarazione d’appartenenza ad una “minoranza silenziosa”. La sua satira è ancora oggi di straordinaria attualità. Il suo stile è stato definito aristocratico. Flaiano sapeva affermare grandi cose, senza essere snob o presuntuoso e, nell’irrisione della satira, trovava sempre il giusto grado di equilibrio e compostezza. Era un uomo schivo e nascondeva le sue malinconie.
Ennio Flaiano sarà sempre ricordato come uno degli scrittori contemporanei che più avvertiva il desiderio di un’Italia diversa, che più ha rivelato i difetti degli italiani e denunciato il conformismo degli intellettuali nella vita sociale, politica e di costume. Un libro da tenere sempre a portata di mano!
La solitudine del satiro
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