La vendetta del deserto
- Autore: Michael Crichton
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2017
Un festival di occasioni mancate: Easy go il libro che nel 1968 avrebbe dovuto diventare un film e non lo è mai diventato; l’egittologo Harold Barnaby che da eroe letterario poteva trasformarsi in Indiana Jones ben prima di Harrison Ford. Molto meglio è andata a John Lange, lo studente di medicina ch’è diventato famoso nel mondo con la sua vera identità: Michael Crichton. Quel titolo inglese non è altro che il terzo romanzo scritto e pubblicato da un giovanissimo Michael Crichton, quando ancora si nascondeva dietro lo pseudonimo che alludeva alla sua altezza non comune (2 metri e 6 centimetri, Lange in tedesco significa alto). In Italia è “La vendetta del deserto”, sulle copertine dell’edizione riproposta di recente da Garzanti (luglio 2017, pp. 259, euro 17,60).
Michael Crichton (1942-2008), autore di un numero spropositato di romanzi, sceneggiatore, produttore cinematografico e regista, ma ancora prima medico, aveva rinunciato al camice per non aver trovato una specializzazione coerente con la sua vocazione professionale. Accantonato il giuramento d’Ippocrate, si era dedicato a tempo pieno alla passione per la scrittura, mettendo a frutto i primi successi di vendite ottenuti dietro la firma Lange. Avviandosi a tutta forza nel gran mare dei libri, si era scoperto particolarmente versato in un sottogenere della science fiction, da lui elevato col tempo a genere narrativo di culto: il techno-thriller, che mette insieme giallo e spionaggio, tanta azione e tanta scienza, oltre a una buona dose di fantascienza.
Moltissimi i suoi libri, uno più fortunato dell’altro nel mercato editoriale mondiale. Michael Crichton è l’autore, per ricordare, di “Jurassic Park” (1990) ed è stato il produttore esecutivo della serie televisiva E.R. Medici in prima linea.
È morto improvvisamente ad appena 66 anni, ma i suoi bestseller continuano a fare il giro del mondo.
Nel 1975, il terzo dei titoli stava dunque per un grande film hollywoodiano, ma non se ne fece niente. Eccolo qui, perciò, nella sua unica versione, quella su carta.
Fine anni Sessanta del Novecento. L’egittologo Harold Barnaby possiede un talento unico e fino a un certo punto della vita lo ha esercitato con misura, frenato da una infinità di riserve etiche. Adesso però al diavolo gli scrupoli: ha deciso di metterlo a frutto, senza esitazioni.
Sa leggere fluentemente i geroglifici, il linguaggio egizio dei simboli è per lui come una lingua viva, corrente. Li traduce come niente in inglese ed ora vuole fare di questa capacità la fonte della sua fortuna economica, un modo di fare tanti soldi, non importa se sporchi.
Quarantuno anni, associato di archeologia nell’Università di Chicago, è in Egitto a coltivare la passione per la rilettura dei cartigli egizi mal tradotti, quando si imbatte nel geroglifico rinvenuto nella tomba di un importante funzionario di un faraone non meglio individuato.
La versione banale finora attribuita agli schemi simbolici tracciati sul papiro non lo convince affatto. Altro che approvvigionamento di legna da ardere per i bagni caldi della regina! Scopre che si tratta di un messaggio criptato (diventa chiaro solo leggendo i cartigli in diagonale) e che rivela la presenza della sepoltura tuttora inviolata di un sovrano nella Valle dei Re. Insomma, una tomba regale non ancora scoperta, con tutta l’ingente ricchezza materiale custodita al suo interno e con la fama mondiale relativa. La fortuna di una vita e anche più.
Per quanto egittologicamente superdotato ed eticamente spregiudicato – quanto meno nei propositi - da solo è praticamente al palo. Serve una copertura intelligente che giustifichi una banale ricerca ufficiale nel deserto, simulando uno scavo secondario, debitamente autorizzato dalle autorità egiziane. Inoltre sono indispensabili dei fondi, non pochi, quindi occorrerà trovare un benefattore. E poi ci vorrà mano d’opera qualificata, ma può essere gente del posto. Non deve trapelare il minimo sospetto del progetto faraonico effettivo, quindi se pure serve collaborazione non si può associare tanta gente all’impresa. Pochi ma buoni.
Nel complesso, un rebus quasi insolubile per Harold, che può garantire l’apporto della sua competenza geroglifica, ma non potrà mai essere la mente dell’operazione. Ha la “buona sorte”, per questo, di incontrare il freelance Robert Pierce, vecchia conoscenza della guerra di Corea, impegnato ora al Cairo. La lingua sciolta da uno stato di esaltazione etilica porta Barnaby a rivelare tutto al giornalista, che a differenza del professore è uomo d’azione e pianificazione.
Pierce prende la situazione in mano. La sua rete di conoscenze interazionali lo aiuta a mettere insieme una squadra composta da un ricco lord inglese, la bella segretaria di questi, un contrabbandiere e un raffinato ladro d’alto bordo.
Sembra facile andare a Luxor sotto gli occhi di tutti, a fare la scoperta del secolo, passando però inosservati! Dopotutto, serpenti inclusi, il deserto non è il luogo più comodo dove vivere, amoreggiare e arricchirsi…
La vendetta del deserto
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vendetta del deserto
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