Le ore sotterranee
- Autore: Delphine de Vigan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2011
Angoscia, angoscia e ansia! Questo potrebbe essere il quadro istantaneo di ciò che mi ha trasmesso il romanzo “Le ore sotterranee” di Delphine de Vigan (Mondadori, 2011).
Mathilde è una vedova di quarant’anni, che accudisce i suoi tre figli e che ha una brillante carriera in una multinazionale del marketing a Parigi. La sua vita, già segnata dalla prematura perdita del marito, subisce un’altra battuta di arresto: il dirigente che ha affiancato per anni, in modo efficiente ed eccellente, comincia a estrometterla dalla vita professionale, dalle riunioni operative, dalla vita aziendale, con una crudeltà e una ferocia “sanguinaria”. La donna, che al principio, tenta di soprassedere o di non notarlo, si ritroverà a vivere un mobbing crudele, continuativo, crescente, senza possibilità di scampo.
“Oggi, le sembra che l’azienda sia un luogo che stritola.
Uno spazio totalitario, un luogo di ladrocinio, inganno e abuso di potere: un luogo di tradimento e mediocrità.
Oggi, le sembra che l’azienda sia il sintomo patetico del più vacuo psittacismo.”
Thibault è un medico, lavora per Urgences Médicales, sgattaiolando per tutta Parigi ad assistere domiciliarmente vari pazienti, ed ha una relazione, assolutamente sbilanciata, con Lila, donna fredda e distante, con cui intrattiene una relazione esclusivamente fisica, ma senza alcun orizzonte romantico: lui la ama non corrisposto. Decide, pertanto, di lasciarla.
Comincia per l’uomo un periodo di profonda crisi e solitudine.
“Anche se da molto tempo ha imparato che il singolare prevale sul plurale e quanto siano fragili le coniugazioni.”
Delphine de Vigan descrive con dolente partecipazione e forte emozione l’alternarsi di due solitudini, la loro disperata ricerca di qualcuno a cui potersi abbandonare, di qualcuno che abbia voglia di ascoltare le loro sofferenze. De Vigan lo fa con sorprendente abilità, mi verrebbe da dire che “arpeggia” sulle pagine, ti fa sentire la fatica dei due protagonisti in pieno petto.
Ti fa credere che in quel giorno qualcosa possa modificare il presente, la sorpresa sia imminente e che la resistenza sia il “soldo” da pagare per una meritata rinascita!
“Ma le persone disperate non s’incontrano. Al cinema, forse. Nella vita vera s’incrociano, si sfiorano, si urtano. Il più delle volte si respingono, come i poli identici di due calamite”.
“Trascinato dalla fiumana densa e disordinata, ha pensato che la città avrebbe sempre imposto la propria cadenza, la fretta e le ore di punta, continuando a ignorare quei milioni di traiettorie solitarie, all’intersezione delle quali non c’è niente, nient’altro che il vuoto oppure una scintilla, subito spenta”.
Le ore sotterranee
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