Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo
- Autore: Peter Gomez Marco Travaglio
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2012
Ogni thriller inizia in sordina e quello passato alla storia come l’inchiesta “Mani pulite” prende le mosse al crepuscolo, alle 17.30 del 17 febbraio 1992. L’imprenditore Luca Magni e il Presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, si incontrano nell’ufficio di questi, a Milano. Anche il prologo di Tangentopoli è fondato sui topoi del genere, con strette di mano, una valigetta piena di soldi, una penna che in realtà è una microspia e il primo dei tanti colpi di scena che non ti aspetti: gli investigatori fermano Chiesa la sera stessa con l’accusa di intascare tangenti per un appalto di 140 milioni.
“Mani pulite” comincia da qui e il resto è storia, a cavallo tra nera e politica. Il resto sono parole e verbali e i numeri del malaffare: 1.300 dichiarazioni di colpevolezza, un sistema di corruzione stratificato e ben rodato, che vale 10.000 miliardi l’anno. Le cifre del modus vivendi della Milano da bere, svelata proprio a partire dall’arresto di Mario Chiesa. Poi è solo una questione di tempo e di turni, perché alla sbarra ci finiscono tutti, politici rampanti e imprenditori, maneggioni, ex intoccabili e mezze tacche, pesci grandi e piccoli dell’acquario delle mazzette.
Superfluo fare i nomi. Nelle quasi novecento pagine di “Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo” (Chiarelettere, 2012), di nomi, peraltro, ne troverete tanti da non poterne più, alternati a stralci di interviste, verbali, articoli di giornale, dichiarazioni, capi d’imputazione e tutto quanto, insomma, ha fatto e fa la pagina nerissima di Tangentopoli.
Gli autori dell’excursus sono tre firme-garanzia del giornalismo d’inchiesta - Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio -, e l’aspetto che più inquieta del loro lavoro è apprendere - dati alla mano - come le brutte storie, aldilà delle apparenze, non finiscano quasi mai. Altre cifre, stralciate dal testo, sulle quali riflettere:
“Circa il quattro per cento degli indagati si sono salvati grazie alla prescrizione, a cavilli procedurali o a modifiche legislative su misura. Quasi tutti gli indagati del 1992./94 e degli anni successivi sono rimasti o tornati rapidamente nella via pubblica”.
Come dire? Amen, però è difficile farsene una ragione. Nell’anno del ventennale di Mani pulite, i libri-inchiesta si sprecano e si sprecheranno. Lo affermo, in ultimo, senza tema di smentita: per un gran numero di ragioni - prima fra tutte quelle legate al taglio diacronico e trasversale che possiede - questo pubblicato dalla casa editrice Chiarelettere si pone come il più autorevole ed esaustivo, con tutti i crismi per diventare la Bibbia sull’argomento.
Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo
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