Martini Eden
- Autore: Filippo Tuena
- Genere: Raccolte di racconti
- Casa editrice: Nutrimenti
- Anno di pubblicazione: 2014
“Un’origine misteriosa e l’ingrediente essenziale di ogni mito”, dice da sempre mio padre a proposito del Martini, ed è assolutamente vero: le leggende su questo cocktail sono innumerevoli, l’unica certezza e che l’omonimia col famoso vermouth italiano è una pura casualità”.
“Martini Eden” (Nutrimenti, 2014) è una raccolta di sei racconti che hanno come protagonista uno dei cocktail più popolari al mondo e che si concludono con una ricetta con sei varianti personalissime, di cui
“la più importante e misteriosa peculiarità risiede nella quantità di vermouth nella miscela”.
Filippo Bologna, Gianfranco Calligarich, Sapo Matteucci, Massimo Morasso, Filippo Tuena e Carolina Cutolo, che n’è anche la curatrice, bevitori abituali di Cocktail Martini, hanno scritto sei storie curiose, misteriose, particolari. Il titolo “Martini Eden” è di Filippo Bologna, che è l’autore del primo racconto “Martini in casa di una donna sola”, dove il protagonista con la moglie sorseggia un Martini, guarnito da due cipolline sottaceto e un pizzico di pepe nero macinato al momento, prima di cena dopo un lungo e misterioso viaggio, in un rituale d’intesa e d’intimità. “Martinalgia” di Gianfranco Calligarich compone il drink senza decorazioni con un tocco di Campari e un tocco di dry, rigidamente uguale, e molto Tanqueray, parlandone come una medicina miracolosa. In “Una giornata ideale per il cocktail Martini” di Sapo Matteucci il cocktail diventa simbolo della fine della Seconda guerra mondiale e di tutte le speranze che ne seguono. La variante del cocktail è tre tipi di gin in parti uguali, tre o quattro gocce di vermouth, ghiaccio abbondante e twist di limone. “Gone with the Wind” e “Souvenir”, rispettivamente di Massimo Morasso e Filippo Tuena, danno un tocco americano alla raccolta, d’altronde la miscela è stata creata per la prima volta da Jerry Thomas, grande barman in un noto bar di San Francisco. Morasso preferisce otto parti di gin e due di vermouth con oliva nera e Tuena un Martini ghiacciato agitato e non mescolato come lo beve James Bond. L’ultimo racconto è “Il barbiere di Russell” di Carolina Cutolo che lavora come barman da molti anni e che ritiene il Martini un “mito assoluto” e ne parla come una bevanda sfuggente ed elitaria ma allo stesso tempo popolare e dozzinale.
Nella lunga Prefazione Carolina Cutolo, inoltre, fa un excursus della storia del Martini, ricordandoci che era la bevanda preferita di Ernest Hemingway che la conobbe grazie a un incontro con una bella ragazza a cui chiese
“Lo sai che non avevo mai bevuto un Martini, prima di conoscerti?”
e dell’affascinante Humphrey Bogart che sembra abbia detto
“Non avrei dovuto mai passare dallo scotch al Martini”.
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