Nulla da ridire
- Autore: Christian Raimo Carola Susani Filippo Tuena
- Genere: Raccolte di racconti
- Anno di pubblicazione: 2015
“Questo è un libro di riscritture. In un senso preciso. Che la citazione, l’omaggio, la spoliazione, la confisca, la giravolta, il richiamo (chiamatevi come volete) nei confronti di altri pezzi ( pregiati) di letteratura: si espandono. Le riscritture sono un funambolo che cammina lungo il crinale tra la fase passiva ( la lettura) e la fase attiva ( la scrittura) della impresa letteraria. Ma le riscritture che abbiamo chiesto a questi sei scrittori sono veri e propri racconti. Non dicono niente di nuovo … dicono invece qualcosa di nuovo.“
Un viaggio nei libri, in quelli che più abbiamo amato, comporta lo riscoprire ogni volta nelle parole degli scrittori la nostra interiorità e le sensazioni che la nostra memoria nasconde. La riscrittura o l’adattamento dei testi è stata da sempre rappresentata nel teatro, interpretata nel cinema e vestita di nuovi versi. Ogni felicità o dolore nell’esistenza dell’uomo è stato già vissuto, già scritto. Nulla da ridire sembrerebbe un titolo opportuno perché tutto è stato già detto, conosciuto ed esplorato. È vero, ma la ri- scrittura di un’opera nel coinvolgere le proprie sensibilità e le proprie preferenze apre nuove dinamiche interpretative, che sono per il lettore una scoperta. È questo il progetto che ha reso possibile la partecipazione di sei autorevoli scrittori italiani, che si sono messi alla prova in una nuova interpretazione di alcuni dei capolavori della letteratura internazionale, dando vita ad una raccolta di racconti originale e molto particolare. Marco Cubeddu riscrive il primo capitolo de Il mondo di ieri di Zweig, Christian Raimo Bartleby lo scrivano di H. Melville, Carola Susani riscrive Il Monaco nero di Čechov, Filippo Tuena il sesto capitolo dell’Eugenio Onegin di Puškin, Antonella Cilento la quinta novella del Decamerone Andreuccio da Perugia di Boccaccio e infine Emiliano Ereddia riscrive il Libro IX dell’Odissea di Omero.
“Ma tra poco albeggia, se tutto andrà male è l’ultima volta che vedo sorgere il sole in questo lato del Mediterraneo che ho sempre disprezzato a parole ma che in fondo non avevo mai davvero tentato di lasciare davvero …“
Con un ritmo serrato, parla senza interruzioni, registrando il suo video, il giovane protagonista del racconto To a shining future di Marco Cubeddu, l’autore che apre il sestetto, riscrivendo il primo capitolo de Il mondo di ieri di Stefan Zweig. Lascia che siano le sue parole amare, sovrapposte l’una nell’altra, a testimoniare la sua vita nello scorrere del suo tempo, l’infanzia, l’adolescenza, fino alla scelta difficile di partire per la Libia allo scopo di raccontare l’Isis, la guerra e la morte. Come il disincanto descritto nelle opere di Stefan Zweig, la società in cui visse e il modo in cui ne venne ispirato ed influenzato (l’infanzia nella Vienna della Belle Époque, gli studi universitari, lo scoppio della prima guerra mondiale, fino alla follia di Hitler), così Marco Cubeddu narra del disincanto del giovane italiano in partenza per le zone di guerra. Confida le sue aspettative negate di una vita trascorsa a rincorrere la sicurezza e la fiducia, perché era il migliore dei mondi possibili: studiare e pensare al futuro. Non si può più ricostruire il mondo e il genere umano, pensa, le guerre continuano a devastare, a uccidere e la dissoluzione è ovunque. È certo di avere in mano la sola possibilità contro l’inganno della storia, l’idea dell’eternità. La sua ricerca potrebbe condurlo a pagare un prezzo molto alto, senza rendersi conto che l’eternità racchiude in sé l’eterno ritorno di cui scriveva Nietzsche, ossia la ripetizione eterna di tutte le realtà.
Gli autori rimaneggiano la storia letteraria del passato e ritrovano nella nuova da raccontare gli stessi elementi di sfiducia e disillusione. Un sottile filo rosso lega le opere tra loro, è la rappresentazione del mondo in decadimento. Uomini e donne, delusi e illusi, desiderano un cambiamento irrealizzabile. Dal disincanto di Zweig e, ispirati da Bartleby, al fallimento dell’economia liberista e il precariato del lavoro, all’amore, all’amicizia fino alla simbologia omerica dello scontro tra le due società: quella dei Ciclopi e quella di Odisseo, di un nuovo Ulisse e del mondo umano come meditazione.
“Sappiamo soltanto che l’uomo è altrove. Che farà il giro delle ore. Che vivrà … nella sua corsa, diremmo, folle e solitaria, l’uomo viaggerà il tempo. Lo ha sempre fatto.“
Nulla da ridire è una raccolta di brevi racconti che non lasciano indifferente il lettore. Si scava nel passato per tornare al presente. L’uomo è storicamente sopravvissuto a se stesso, perché anche la sua ulissiaca avventura si regge sulle contraddizioni della storia. Una lettura impegnativa, colta, che suggerisce rimandi filosofici, politici e spunti per stimolanti riflessioni sulla natura e sulla condizione umana.
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