Petri senza tempu
- Autore: Nino Barone
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2015
Nella silloge "Petri senza tempu. Poesie in lingua siciliana" (Drepanum, Trapani, 2015), Nino Barone muta il discorso poetico nell’essenziale, folgorante brevità del verso tale da consentire alla parola di raggiungere suggestivi ritmi attraverso figure retoriche adeguate alle idee che la governano. Dalla lettura delle cinquantadue poesie in versi liberi, si può agevolmente constatare che il fondo è proprio della poesia di meditazione. Egli la interiorizza e la rinnova utilizzando sperimentazioni del novecento letterario (la mancanza di punteggiatura, l’insolita collocazione spaziale delle parole, di stampo futuristico, sostenuta da rotture, isolamento di parole, stacchi di immagini o, più spesso, di sentenze, concetti, pensieri tali da caratterizzare meglio il verso breve con andatura ritmica che si piega a esigenze personali anziché a regole codificate, l’analogismo, l’uso di elementi del discorso comune, contrasti, assonanze e allitterazioni, ecc.), tenute insieme da una forza espressiva e recitativa costante: quella del monologo interiore. Le immagini, che gli provengono dall’appartenenza, nonché da una tradizione contadina, marinara e di maestranze basata sull’oralità, amalgamano armoniosamente emozioni e realtà che si pongono tra frammento sapienziale e osservazione veristica. Sebbene la sua poesia non sia fuori della storia, gli affetti intimi sono appaganti rispetto alla Sicilia che isola felice non è. Proprio per questo la vicenda privata si fa collettiva, e sono queste due polarità a veicolare messaggi sui significati del vivere, cantati dalla gabbia del tempo. La parola scavata nel silenzio viene così sottratta all’enfasi e alla retorica sterile, racchiude incognite ed esprime sentimenti di sicilianità. Lungi dal risolversi nel folclore, è protesa alla ricerca d’una libertà sostenuta da stabili punti di riferimento, di cui il poeta avverte la quasi assenza. Colapesce (personaggio amato dall’immaginario collettivo come eroe salvifico e reggitore di una delle tre colonne, quella malferma, su cui poggia la Sicilia) è l’emblema più idoneo a indicare l’assenza, oggi, di validi modelli in grado di sostenere la rinascita della comunità. La sfiducia è totale e le liriche, che hanno un andamento pacato e graffiante nel medesimo tempo, si risolvono nell’etica della parola e dell’essere. Quando il lettore arriva in fondo, si rende agevolmente conto che si tratta di una voce narrante viva, fresca e capace di comunicare idee, esperienze, emozioni in maniera personale e originale. Di poemetto si potrebbe parlare, di un poemetto che prende le mosse da alcuni grumi del reale, e attorno a questi struttura un conversare per immagini di vita e di morte, di luce e di tenebre, di libertà e tirannide. Se a prevalere sembra la concezione teologica del Dio, dal punto di vista della liturgia dell’esistenza è il respiro della libertà come rinascita che spinge all’esodo dalla caverna platonica.
Petri senza tempu: Poesie in lingua siciliana
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