Racconti di Pietroburgo
- Autore: Nikolaj Vasil’evic Gogol’
- Genere: Raccolte di racconti
La pubblicazione di questa raccolta è postuma alla morte dello scrittore e contiene alcuni dei più celebri racconti di Gogol’, tre dei quali apparsi in precedenza in “Arabeschi”. La prima edizione, in lingua russa, risale al 1842 mentre numerosissime sono le edizioni in italiano, l’ultima delle quali è apparsa con Adelphi nel 2013.
“La prospettiva Nevskij”, “Memorie di un pazzo”, “Il ritratto”, “Il naso” ed “il Cappotto” sono i cinque racconti presenti in questo prezioso libricino che, nonostante l’esiguo numero di pagine di ciascuna storia, costituisce una solida pietra miliare nella storia della letteratura russa.
Tutte le storie hanno in comune due aspetti: il primo è la presenza di protagonisti grotteschi e goffi, estrapolati dalla bassa/media borghesia russa, troppo vanitosa e altezzosa, talvolta insignificante e boriosa, che Gogol’ mira a deridere. Ne è un esempio il tronfio assessore collegiale Kovalëv che nel racconto “Il naso” vediamo alzarsi una mattina e scoprire di non avere più il naso sul suo viso. Kovalëv scopre altresì che proprio il suo naso si fa beffe di lui, andando a zonzo per la città vestito da consigliere di Stato con, pertanto, un grado maggiore del suo (il che equivale ad un’onta terribile).
“L’assessore di collegio Kovalëv si svegliò abbastanza presto e con le labbra fece «Brr...», cosa che faceva sempre quando si destava, sebbene nemmeno lui sapesse spiegare perchè. Kovalëv si stirò, ordinò di dargli un piccolo specchio che stava sul tavolo. Voleva guardare un foruncoletto che la sera prima gli era spuntato sul naso; ma, con suo sommo stupore, vide che al posto del naso aveva uno spazio perfettamente liscio!”
Altro esempio lo si può trovare nel racconto “Il Cappotto” in cui si narra la storia dell’umile Akakij Akakievič Bašmačkin che, successivamente al suo riscatto sociale ottenuto grazie al sofferto acquisto di un cappotto nuovo, viene derubato proprio del prezioso indumento e muore dal freddo e dal dolore per la perdita di tale oggetto. Akakij Akakievič viene descritto così:
“un funzionario che non si può dire fosse molto importante; era anzi di bassa statura, alquanto butterato, rossiccio, persino un po’ debole di vista, con una incipiente calvizie sulla fronte, con rughe da entrambe le parti delle guance e quel colore della faccia che si dice emorroidale…”.
L’altro aspetto che accomuna tutti e cinque i racconti è l’ambientazione. San Pietroburgo fa da sfondo a tutte le vicende e numerosi sono i riferimenti a ponti, viali e chiese della città: il ponte di Sant’Isacco dove viene gettato il naso, la cattedrale di Kazàn’ dove Kovalëv raggiunge il suo naso travestito da Consigliere di Stato, oppure l’incipit del primo racconto, “La prospettiva Nevskij”:
“Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra. Non solamente chi ha venticinque anni d’età, magnifici baffi e un soprabito dal taglio perfetto, ma anche chi si vede già spuntare sul mento i peli bianchi e ha la testa liscia come un piatto d’argento, va in estasi davanti alla Prospettiva Nevskij”.
Infine, un cenno allo stile inconfondibile di Gogol’ che contribuisce superbamente allo scherno della borghesia russa. Numerose sono le minute descrizioni dei personaggi nei loro tratti più buffi e salienti (“Il colletto della sua camicia era sempre straordinariamente pulito e inamidato. I suoi basettoni erano di quel tipo che ancor oggi si può vedere fra gli agrimensori provinciali e distrettuali, gli architetti e i medici di reggimento, nonché fra coloro che svolgono varie mansioni di polizia e, in genere, fra tutti quegli uomini che hanno guance piene e rubizze e giocano molto bene a boston: sono basettoni che attraversano una buona metà della guancia e arrivano fin sotto il naso”) mentre vaghi ed ironici sono altri aspetti ritenuti meno importanti dal narratore (“Il 25 marzo a Pietroburgo accadde un avvenimento molto strano […]” senza specificare di quale anno, oppure: “In un ministero... ma è meglio non dire in quale. Non c’è nulla di più suscettibile dei ministeri, dei reggimenti, degli uffici e, insomma, d’ogni sorta di corpo burocratico. Al giorno d’oggi, ormai, ogni privato cittadino ritiene che in esso venga offesa tutta la società”).
Racconti di Pietroburgo
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